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Saggi di critica d'arte

261848
Cantalamessa, Giulio 49 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
  • UNIFI
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torto. Egli era ingiusto come tutti coloro che, affrettando rapidi i passi, si dilungano molto dai predecessori, sì che, volgendosi indietro e

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di ricollegare il filo storico onde tutte le opere dell’ingegno si seguono e si chiamano, vigile nel rivedere e verificare tutti i fatti, anche quelli

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, rimangono quasi tutte. Ma che i posteri ritengano come definitivi i criteri d’adesso, e travolgano tutti i secentisti nel loro disprezzo, io non lo credo

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Guido Reni, come quegli che la fama avea sollevato di più fra tutti i secentisti d’Italia e di cui l'influenza s’era più o meno prolungata quasi a

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Ho detto che il Francia è il più insigne pittore che Bologna vanti; ma, se taluno mi domandasse: “ è veramente tra i pittori bolognesi quello che ha

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della grande evoluzione non poteano più concedere ad un’arte rigermogliante sull’antico tronco un’espansione pienamente libera; se i Caracci furono

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parer mio. Dopo Raffaello non s’era avuta una più alta idealità di bellezza, una più perfetta depurazione della forma umana da tutti i caratteri

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, anzi l'ansia irrequieta con cui, a guisa di farfalla, la misteriosa psiche umana vola a suggere tutti i fiori e ad assimilarne tutte le essenze, è

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Ricordiamoci, signori, che a formare i veri artisti è necessario che colle qualità personali cospiri un concorso di circostanze complesso; che l

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quella di un cielo velato da lievi nuvole grige, in cui la intensità colorifica di tutti gli oggetti si smorza alquanto, e tutti i toni hanno qualcosa di

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passione non si scordò mai più: i lineamenti della sventuratissima madre eternata nel marmo di Paro gli dominarono sempre la fantasia, e gli ricorsero

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Guido, come tutti i pittori vissuti prima del nostro secolo, applicava le stesse simpatie del suo cuore ai soggetti sacri ed ai profani, quasi senza

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tempo: le contesse Barbazzi e De Bianchi. Ma più accertato è ch’egli sul far del mattino solea nascondersi dietro i pilastri delle chiese o nell’ombra d

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Il tempo m’incalza, o Signori, ed ormai devo rassegnarmi a far di Guido una trattazione molto incompiuta. I meriti di lui sono molti, ed io non ne ho

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in difficile scorcio, è cosa assolutamente magica. Guardate alcuni pezzi della Strage degl’innocenti, specialmente le due donne poste sul dinanzi e i

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Un altro gran merito di Guido è l’aver inteso l’eloquenza che irrompe imperiosa dalle tinte lugubri e conturba il cuore dell'uomo. Chi ha veduto i

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vigoroso, sì che prendessero carattere di modernità; egli ricreò la tecnica, correggendo la gravezza a cui i Caracci s’erano abbandonati per reazione

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Donde provenne il Francia? Dai pittori ferraresi, i quali alla loro volta sentirono l’influsso dei padovani, del Pisanello e di Piero dei Franceschi

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quando vide a Bologna operare i ferraresi chiamati dal Bentivoglio. Tranquillo, leale, facile e spiritoso parlatore, rifuggente da basse gelosie, pronto

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queste parole del Vasari. “Tenne in casa (il Francia) persone del mestiere che gl’insegnassino i modi e l’ordine del colorire". Certo, la notizia fu

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ferrarese avrebbe fatto sì grande sacrificio d’amor proprio da scambiare affatto i termini di rapporto. Ma un atto tale di riverenza al bolognese e di

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aggredire con arroganza i moderni, anzi apprezzava gl’ingegni di adesso, animava i giovani volonterosi, e, ad ogni indizio di appetito storico nel suo

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bibliotecario comunale conserva nel suo gabinetto. C’è l’esitazione del principiante; i caratteri pittorici del Francia si schiudono appena sotto l

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e lungo le vie di S. Donato, dei Castagnoli, dei Pelacani. Sante Bentivoglio, dopo aver consultato gli astrologi, i quali certo non gli aveano

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trepidazione, la tenacità delle prime abitudini, fors’anche l’impedimento che in una disciplina qualsiasi trovano anche i gagliardi quando non se l

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trecentisti, che imitarono la natura seguendo i ricordi delle impressioni ch’essa avea destate, i quattrocentisti la vollero immediata consigliera dell’opera

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sperimentalmente e si concretano i caratteri dello stile che ho accennati in modo sommario; ma ciò mi condurrebbe a discorso sì lungo, che devo astenermene

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in questa via, certo è che dappoi egli la percorse solo, senza bisogno che altri gli guidasse i passi, mirando solitario all’ideale discoperto, che

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significativo c’è nell’espressione di una vita individuale. Al Francia non mancò certamente l’acume di leggere nel profondo i tipi umani, sceverandone i

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sole. Se v’ha corrispondenza tra i morti e i viventi, lo spirito amareggiato or si placa nella lode dei posteri, la quale diverrà più piena, se in

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divenir pittore, non prevedea certo che uno dei più pregiati ornamenti del palazzo sarebbero stati i suoi affreschi, principalmente quelli della storia di

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lasciar supporre che potesse staccarsene mai più. Guido Aspertini, allievo di Ercole Roberti, pieno d’ingegno, s’era accasciato sotto le fatiche e i

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ciò, i giovani ebbero, durante l’ultima fase della vita del Francia, qualche sentore del nuovo svolgimento a cui l’arte era passata a Roma

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’apparato pomposo di muscoli, di scorci inopportuni e di contorcimenti, di cui i michelangiolisti erano sì vaghi, ossia le conservano sfigurandole

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’Italia, salvo la veneta e la ferrarese, avrebbe, come Vestale prediletta dal Nume, mantenuto il fuoco sacro dell’arte, e i Caracci più tardi non avrebbero

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I seguaci di Raffaello, rispetto agli altri, videro nel loro campo quella maggior ampiezza e varietà che nel dar vita a soggetti differenti era stata

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respinta. I due maestri operarono a Bologna contemporaneamente, vissero, a quanto sembra, da buoni amici, ed ebbero molti caratteri comuni nell’arte

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se guardiamo i suoi due affreschi nella cappella di S. Cecilia. In uno di essi è rappresentato un angelo in piedi, che ogni buon quattrocentista gl

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similmente sono i due angeli seduti in terra nel frontale della Madonna in S. Vitale, seppur questo è di Giacomo, come dice il Malvasia nella vita del

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la scienza solida del Primaticcio; conobbe il nobile ingegno di Nicolò dell’Abate, che da lontano precorre i Caracci, vide anche l’importazione

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isforzo ch’ei faccia, di sopprimere ogni residuo della propria personalità. Infatti i due pittori, di cui ci occupiamo, benchè pienamente concordi nel loro

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certi suoi verdi chiari, produce ora dissonanze fastidiose. Il Bagnacavallo addolcisce i contorni e rileva le modellazioni con tocchi sicuri; Innocenzo

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influenze raffaellesche; ma qui egli è devoto ai ferraresi del suo tempo, quanto allo stile; quanto ad alcuni pensieri nell’atteggiare i soldati

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domina; sempre è uno svolgimento stimolato da un’azione tutta riflessa. Restano anche alcuni affreschi nella palazzina della Viola, i soli avanzi del

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. In disparte stanno genuflesse le figure dei committenti, gentil nesso di idee che collega i protettori celesti coi bisognosi di protezione, e che solo

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adagio adagio sotto il pennello. Al vizio originario si aggiungono i vizi della pratica sciatta. Il quadro della pinacoteca è documento di questa

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; lodatissimi furono quelli di Massimiliano Sforza e di Gastone di Foix. I suoi affreschi qui in S. Maria Maggiore sono stati abbattuti. Insieme a

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acervare nella moltitudine di quelle che si dicono della scuola di Raffaello, e che forse sono nate a Bologna anch’esse da allievi del Francia, i

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. Nè si dee presumere che i lettori s’interessino degli accidenti della nostra vita privata, o che molti di essi, conoscendoli, ci risparmino P

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