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Saggi di critica d'arte

262026
Cantalamessa, Giulio 39 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
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Saggi di critica d'arte

, quasichè le arti non fossero fatte per dir qualcosa al nostro cuore e il cuore non avesse diritto di arrecar la vampa, ond’ha potuto accendersi

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Signori, io vi chiedo che non aspettiate da me la discussione della bontà di tal concetto. Bisognerebbe eliminare molte idee che adesso la critica ha

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suppongono un’ammirazione senza misura, senza confini, anzi quasi una adorazione. Chi ha potuto sino a tal punto conquistare gli animi dei suoi contemporanei

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gentil potere di attrazione sui forestieri che vi hanno dimorato alcun tempo. A Bologna il Calvari aprì una scuola, la quale nella storia ha il vanto di

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Ho detto che il Francia è il più insigne pittore che Bologna vanti; ma, se taluno mi domandasse: “ è veramente tra i pittori bolognesi quello che ha

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’essa ha di più significativo per l’arte. Se tuttociò avvenne per virtù di riflessione più che per islancio inconscio, egli è che le condizioni storiche

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ricorso di quelle compiacenze indimenticabili di certe forme dell'arte provate nell’adolescenza da quelli che la Diva ha toccati in fronte, certo è che

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Raffaello meno degli altri. Quando l’anima giovanile non ha ancor avuto rivelazione delle sue segrete potenze e si apre ansiosa ai diletti di ciò che la

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, quella teoria non racchiuda una verità fondamentale. Il Francia ha avuto la fortuna di nascere a tempo; è stato come una pianta il cui sviluppo è

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, che loro ha trasfuso l’anima supremamente nobile del pittore. È questa l’aura conveniente alle figure cui egli dà vita, figure in cui, quanto allo

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Bologna ha avuto, secondo il mio giudizio, cinque appassionati cultori della bellezza muliebre: Vitale Cavalli con cui il 300 bolognese s’inizia

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quello particolare del capolavoro antico non ha l’espressione disperata che sola disconverrebbe al cristianesimo, e che Guido, insuperato maestro nel

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pur sincera e profonda. Un esempio di questa specie qui a Bologna si ha in quella perla inestimabile che è la Madonna di S. Bartolomeo, e fino a un

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riversava sulle tele la vampa ond’era acceso, facendo portenti che il mondo ha sempre ammirati e che sono certo continuerà ad ammirare.

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nella galleria vaticana è una strenua pittura in cui Guido ha muscoli e nervi titanici, e il rilievo che hanno il tronco e la testa del martire, posti

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Un altro gran merito di Guido è l’aver inteso l’eloquenza che irrompe imperiosa dalle tinte lugubri e conturba il cuore dell'uomo. Chi ha veduto i

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metà del nostro secolo ne ha avuto dei più feroci nella setta dei preraffaellisti inglesi: Rusckin lo ha addentato caninamente; c’è stata esitazione

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non di padroneggiarne la superficie; un’arte immatura e piena di promesse, ma che dell’immaturità ha almeno il vantaggio di non aver creato formole

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Misericordia sia stato il primo saggio pittorico di lui, e ch’esso avesse la data del 1490. Ma nè quella tavola ha la data che si dice, dopo che il

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. Non mi pare possibile rivelare meglio di così l’intima attività morale. Ma c’è un’altra pittura del Francia che assai più chiare ha le tracce d

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camminano rasente ai grandi e sicuri possessori della forma, serbando sempre un po’d’acerbezza di frutto immaturo. Ha delle esitazioni; gli manca il

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degli aspetti già cominciava; quindi in lui la descrizione delle cose è minuziosa. Se, ad esempio, un santo vescovo ha un piviale rabescato, egli

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dal lugubre e del violento. Nella Galleria Nazionale di Londra c’è una sua Pietà. Cristo è un addormentato che non soffre e non ha sofferto; la Madonna

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nel modo il più appassionato la bellezza femminile in quel ch’essa ha di più sano, rispetto alla materia, in quel che ha di più squisitamente connesso

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da lui la volta della Sistina, e il Francia resta di nuovo in mezzo a gente che gli sorride. E intanto forse egli un bel giorno ha varcato

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sole. Se v’ha corrispondenza tra i morti e i viventi, lo spirito amareggiato or si placa nella lode dei posteri, la quale diverrà più piena, se in

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germinate nel bel paese, se ne aderge improvvisamente alla pari; vero capolavoro che questa città ha la nobile alterezza di poter conservare, conscia

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incitamento a seguire la via indicata dall’opera che ammirano, ed è proprio della natura giovanile entusiasmarsi di ciò che è più recente, che ha visibilmente

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Roma era divisa, non si discernono più. Michelangelo ha avuto il più invidiabile trionfo: ha soggiogato tutti, compresi coloro che parevano armati

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’invidierebbe. Il celeste messaggero ha nell’aspetto qualcosa di transumano; maestoso ed elegante ad un tempo spira la pace intorno a sè e comanda l

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non tocco; chi si fa ideale delle opere di un altro, ha il suo fine sì daccosto che lo afferra, e, maneggiandolo sempre, inconsapevolmente lo sfigura

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ebbe nella maturità del Rinascimento; ed è fatale che, dopochè il genio l’ha rivelata, essa tenda a fissarsi in poche formole. Così avvenne nel periodo

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della mente che l’ha accolto, è da considerare piuttosto che, non volendo l’imitatore ripetere tali e quali gli esemplari idoleggiati (chè allora

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’altare nella chiesa della Misericordia, ove il gruppo della Madonna col putto, di pretto carattere raffaellesco, ha qualcosa d’impetuoso e di vivo che

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Perugino, che non ha col Francia solamente la comunanza di tal sorte, ma notevoli analogie d’ingegno e di stile, fin qui non abbastanza descritte dalla

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altri termini vuol dire che, levato il pensiero ad un’alta e indefinita intonazione artistica, egli ha potuto rendere un abbastanza largo margine

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notabil volo; giacchè in arte ha soltanto vero pregiò ciò che esce dalle profondità di uno spirito che parla onestamente il suo proprio linguaggio.

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. Così non pur si falsava l’arte del divino Raffaello in quel ch’essa ha di più ¡estrinseco, ma spariva ogni abitudine di quella meditazione intellettuale

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compressa; ed ha tanto più potere quanto più si connette con quei sentimenti sì delicati e verecondi che al pubblico non vogliono essere manifestati

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