Saggi di critica d'arte
vita nostra, facendolo contorcere tra gli spasimi, illanguidirsi implorando pietà, gemere sotto un’ira mal repressa, sollevare il viso in atto ribelle
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grandiosi della storia: Il Tintoretto dal pennello fulmineo e Paolo Veronese dalla scenica magnificenza. Ciò dicasi per gli artisti nati in Italia
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occorrono dotti volumi, che certo, passata questa fase, qualcuno penserà a scrivere. Gli studi presenti della critica sono benefici, perchè trasmettono all
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della casa papale; una folla innumerabile all’intorno. Ed ecco al di là del ponte appare una carrozza; tutti gli sguardi sono fissi ad un punto, tutti i
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mossa dall’impeto del volo gli aggiunge un accento d’imperio e ne invigorisce la transumana eleganza. Combatte risoluto, ma tranquillo, come chi è certo
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circonda, sempre, nella sua nobile brama di formarsi e di svolgersi, desume da questo e da quello gli elementi del suo operare; e forse l'incertezza
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’artista si senta come circonfuso da un’aura favorevole che ne avvivi e fomenti gli spontanei germogli; che da quest’aura, preparata e spinta da lunga
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parole il programma che gli conveniva, e, fatto appena un primo tentativo, trovò definitivamente sè stesso.
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quella di un cielo velato da lievi nuvole grige, in cui la intensità colorifica di tutti gli oggetti si smorza alquanto, e tutti i toni hanno qualcosa di
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Madonne di artista antico gli destavano l’emozione ch’ei provava innanzi a quelle di Lippo. L’eredità resta infruttifera anche questa volta; ma, circa un
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Difatti uno dei tipi femminili guideschi è desunto dall’antichità direttamente; l’artista sorvolò su tutti gli stati intermedi in cui era stato
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indeterminatezza che simula per noi un’alta idealità, Guido li escludeva per proposito. Ma certo più utili, benchè la storia non ce ne avverta, gli furono
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una sala, e che, come gigante fortissimo, sembra tener in rispetto quanti altri capolavori gli stanno all’intorno. Sono come due quadri sovrapposti
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del Quirinale, gli affreschi della cappella Borghese, gli angeli di una cappella di S. Gregorio a Roma, la storia di S. Andrea che s’inginocchia
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. Che esempi gli offrirono i pittori chiamati a Bologna dalla munificenza dei Bentivoglio, Francesco Cossa dapprima e Lorenzo Costa di poi? Che imparò
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. Egli, del resto (l’ho già detto), non avea bisogno di educazione artistica propriamente detta. Salvo la tecnica del colorire, che gli era necessario
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. Così avrà pure potuto consolarsi del posto sempre inferiore che i Bentivoglio gli assegnavano ogni volta che lo chiamavano a dipingere insieme al
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un quadro del Francia una data diversa da quella che il Vasari gli assegna, giudicherebbe che il Vasari ha sbagliato. Ma il Giordani non volle che il
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cui fattura non è difficile riconoscere la circospezione propria di chi maneggia da poco tempo gli strumenti dell’arte, l’incantevole timidità degl
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e lungo le vie di S. Donato, dei Castagnoli, dei Pelacani. Sante Bentivoglio, dopo aver consultato gli astrologi, i quali certo non gli aveano
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camminano rasente ai grandi e sicuri possessori della forma, serbando sempre un po’d’acerbezza di frutto immaturo. Ha delle esitazioni; gli manca il
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senso della grande tragedia! Il Francia si trovava bene quando gli era data a dipingere una scena quieta, ov’egli potesse far trionfare la bellezza
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al candore dell’animo, rispetto alla natura spirituale. Raffaello, buon giudice di queste cose, gli scriveva di non aver visto Madonne che più delle
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infatti gli scudetti delle due famiglie), e fu data alla chiesa della Misericordia; r altra, forse posteriore e certo più perfetta fu ordinata da Giovanni
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da lui la volta della Sistina, e il Francia resta di nuovo in mezzo a gente che gli sorride. E intanto forse egli un bel giorno ha varcato
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, distinto più che separato dai primi, non presago dei secondi, che pur gli terranno dietro rapidi come lampo. Tale è il suo posto nella storia, un posto
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sottile, proteggendo, cardinale, gli artisti che Sisto IV, suo zio, avea chiamati a decorar la Sistina, e, divenuto pontefice, preferendo e favorendo
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Addestratosi al pennello in mezzo ad artisti, la cui abilità gli fece certamente pensare in sulle prime che non gli era facile schierarsi alla pari
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sin allora. Gli estremi termini del mondo non erano dunque là!... C’era altro spazio dà conquistare! Nei giovani l’ammirazione diviene sempre
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parte d’Italia questo grande artista sia stato consultato, imitato, seguito con tanta devozione quanto a Bologna; giacchè, per esser giusti, gli stessi
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: gli uomini d’allora sapeano quel che volevano e, quanto all’eccellenza dei loro intenti, riposavano tranquilli, serbando sufficiente libertà
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tracciata dal maestro. Non s’avventurarono a percorrerne ogni spazio; ma non si chiusero, come gli altri, in tanta angustia di siepe. C’è una formola
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Gli eredi del Francia furono raffaellisti tutti? No; ma quelli che si serbarono più fedeli al maestro contribuiscono poco alla fisonomia di quel
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Se sono del Chiodarolo il Presepio della pinacoteca segnato col n. 60, l’altro Presepio della chiesa di S. Vitale, che il Ricci con buone ragioni gli
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al Chiodarolo, giustamente togliendola al Perugino, a cui l’attribuivano gli scrittori delle vecchie guide. Eccellente è il partito generale del
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politica!) che, tre anni dopo, sarà spezzata tra gli urli di collera di quelle bocche medesime che s’erano spalancate per applaudirne l’erezione
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. In qualche opera fatta da Giacomo poco dopo la morte di suo padre, per esempio, il Crocifisso in S. Stefano, lo spirito dell’estinto ancor gli parla
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della normale proporzione delle membra gli si offusca, dopo la lunga negligenza di guardare il vero. I due quadri della pinacoteca, rappresentanti, l
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, condannando tuttociò che minacciava d’intorbidarla o di sostituirlesi, anzi chiudendo gli occhi per non vedere lo sfregio, come credenti innanzi a cui si
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della mente che l’ha accolto, è da considerare piuttosto che, non volendo l’imitatore ripetere tali e quali gli esemplari idoleggiati (chè allora
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concetto delle graduazioni di chiaroscuro; gli abiti sono tinte intere che spesso mal si accordano, e lo sparire delle velature, che egli ponea sopra
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, che è una meraviglia e che dimostra quanto Innocenzo vedesse acutamente nel vero, allorchè, sciolto di ogni preoccupazione, tutto gli si abbandonava
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Gli affreschi del Bagnacavallo hanno avuto mala sorte. Distrutti affatto quelli del refettorio di S. Salvatore, distrutti quelli della cappella della
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. Paolo e S. Benedetto nella pinacoteca, egli purtroppo fa l’effetto di un ingegno assiderato in una convenzione, la quale gli s’infiacchisce, gli degenera
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pittorico, per alcuni accidenti stessi della vita, in ciò gli fu molto dissimile: non ebbe Raffaello. Agli auguri radiosi non risposero gli avvenimenti
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