Saggi di critica d'arte
Non iscrissi questi discorsi coll’intenzione di farli stampare. La scelta dei pensieri e delle frasi fu sempre consigliata dall’immaginazione, che mi
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si incompiutamente da nominar la cosidetta Anima beata di Guido, uno dei più biaccosi e vuoti e insipidi abbozzi onde fu per isventura fecondo l’ultimo
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specialmente dopo gli scritti del Lanzi. Pur troppo questa stima esagerata fu a detrimento degli artisti che avevano operato nei secoli anteriori, dei
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dei suoi benefattori, e progredì talmente che il buon Sabattini lo volle seco a Roma, quando vi fu chiamato da Gregorio XIII. A Roma egli compì la
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fascino con cui la riforma dei Caracci già allettava irresistibile la gioventù bolognese, la riforma, la quale, checchè possa dirsi, fu rinsavimento
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Caravaggio l’esteriorità di quell’arte, non lo spirito. Adottò quella fierezza e robustezza di stile, e fu per lui ginnastica salutare, grazie alla
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pontefici: Sisto V, Gregorio XIII, Clemente VIII. Ma, suffragio più autorevole, Lippo fu tenuto in alta stima da Guido Reni, il quale dicea che non mai
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dei potenti, dalle lodi iperboliche dei poeti, dagli eleganti distici latini che allo stesso Paolo V inspiravano le sue pitture, ei fu per qualche tempo
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. Quest’impressione fu la venuta a Bologna della tavola di Pietro Perugino, che fu collocata in S. Giovanni in Monte. Disgraziatamente il pittore
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queste parole del Vasari. “Tenne in casa (il Francia) persone del mestiere che gl’insegnassino i modi e l’ordine del colorire". Certo, la notizia fu
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. Girolamo sono preparati con opportuna tinta locale e poi son rilevati garbatissimamente i peli più sporgenti e riflessati. Questa fu abitudine costante
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, onde si modificava il raggio solare attraversando le finestre, in cui i santi sorgevano lunghi, squallidi, terrifici in quella gioia di luce. Dopochè fu
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fu detto grido dell'anima, quel poderoso scatto delle sensibilità eccezionali, quel fremito che or delizia lo spettatore, or l’impaura, sempre lo
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, dallo svolgersi sempre garbato delle ciocche e dei veli tenuissimi che incorniciano tanta bellezza. Se dall’arte del Perugino, come io penso, fu messo
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sopravvivano di sì lunga e nobile operosità. L’una, il Crocifisso, fu fatta fare da Bartolomeo Felicini quando sposò Dorotea Ringhieri (ci sono
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La vita del Francia, a quanto ci è dato conoscere, fu calma. Nessuna scossa troppo forte ne turbò mai l’andamento; nella quiete domestica egli ebbe
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non gli fu piacevole assicurarsi della propria inferiorità, quand’anche gliene fosse data la prova dal più stimato dei suoi amici. Traspare dalle sue
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sapesse che Giulio Romano fu allievo di Raffaello, anzi allievo prediletto, se di lui la storia avesse dispersa ogni notizia, qualunque visitatore
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colore. E se con tutto questo la loro arte fu misera, non fu almeno goffamente, odiosamente superba e tracotante come quella dei michelangiolisti. I
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sugli esempi del Perugino e di Raffaello. La graziosissima Maddalena, che di lui possiede questa pinacoteca, non fu fatta per Bologna, ma ottenuta
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Malvasia, egli fu assai più abile, dipingendo pel cardinale Ivrea nella palazzina della Viola, ove forse sotto gl’intonachi resta qualcosa delle opere sue
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del coro notturno di S. Michele in Bosco. Fu scoperta pochi anni fa, sotto l'intonaco che la nascondeva. A primo aspetto pare opera di un buon
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pose, per la sapienza dei mezzi tecnici, per l’assenza di ogni convenzione, per la bellezza del colore. Purtroppo, quando fu discoperto, non si fece
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, fu persona assai modesta e buona. Affaticandosi più di quello che potevano le forze site, ammalandosi d'anni cinquantasei (ossia nel 1550) di febbre
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Innocenzo e con Amico Aspertini; ma, dice il Vasari, la maniera del Bagnacavallo fu giudicata la più dolce e sicura. Sfigurati dal restauro (meglio sarebbe
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tempo. Se si pensa che in quella colomba è simboleggiato lo Spirito Santo, è da accusare l’artista, non dico d’irriverenza (chè questa non fu
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pittorico, per alcuni accidenti stessi della vita, in ciò gli fu molto dissimile: non ebbe Raffaello. Agli auguri radiosi non risposero gli avvenimenti
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