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Saggi di critica d'arte

261887
Cantalamessa, Giulio 40 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Saggi di critica d'arte

torto. Egli era ingiusto come tutti coloro che, affrettando rapidi i passi, si dilungano molto dai predecessori, sì che, volgendosi indietro e

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; dichiarazione questa ch’era inutile di fare a voi, giacchè, se lo credessi, avrei scelto altro argomento alle mie parole, ora che una cortesissima

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Guido Reni, come quegli che la fama avea sollevato di più fra tutti i secentisti d’Italia e di cui l'influenza s’era più o meno prolungata quasi a

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Sullo scorcio del secolo XVI era comparsa in Bologna un’esotica figura di uomo. Un pittore di paesaggi, partitosi da Anversa, sua città natale, avea

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era stato fatto. Oserei anzi dire che, se pel passato era stato possibile il sorgere di grandi tipi originali, da ognun dei quali era nata una scuola

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diventerà, reputo si possa dire che l’elemento desunto dal Calvari sia stato da lui mantenuto per deliberata volontà, giacchè egli era già si padrone

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quale fece sua una tecnica indicibilmente poderosa, che lo trasse più tardi a singolarissime meraviglie, quando del Caravaggio s’era scordato affatto. Ma

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di regina, e la spinse, graziosa civettuola, tra la leggera mondanità del suo tempo. Per verità, in tutto il secento italiano nessuno più di Guido era

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Difatti uno dei tipi femminili guideschi è desunto dall’antichità direttamente; l’artista sorvolò su tutti gli stati intermedi in cui era stato

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un lapis in mano, m’ingegnava di disegnarla e ridisegnarla, e quando la mano m’era divenuta più obbediente, mi provava a disegnare quel tipo

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Guido era di quegli uomini in cui l’ammirazione si trasforma in elemento dell’operare; e certo non dovett’essergli inutile l’esempio di Lippo di

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di costoro. Egli ha trovato forme bellissime, d’una bellezza che non era ancora nelle conquiste dell’arte; al contatto della sua mano tutto ha

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sistematicamente precisa di tutte le forme era certamente uno studio molto profittevole, ma non era tutta l’arte, e che sul fondamento di quelle sapientissime

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quand’era maturo d’età e d’intelletto, il Francia abbia volontariamente prescelto a maestro chi si presentava al suo giudizio più degno d'insegnare

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per dare al solo Costa l’onore di siffatto discepolo. Forse era apocrifa la scritta “Laurentius Costa Franciae discipulus„ veduta anche dal Lanzi sotto

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modestia propria diveniva più facile quand’ei sapea che il pittore era stato formato da azione concorde di parecchi, compresa l’azione sua. L’umiltà, del

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interlocutore, scodellava volentieri la sua erudizione, che non era poca, e avea potuto fornir nutrimento a molti studiosi, non escluso l’illustre

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sguardi, dovè sembrare quella mattina rischiarato da un’intima letizia, alla cui espansione era freno il raccoglimento della preghiera alla quale si

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senso della grande tragedia! Il Francia si trovava bene quando gli era data a dipingere una scena quieta, ov’egli potesse far trionfare la bellezza

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fecondatrice; giacchè Vitale per figliazione artistica era nato dagli umbri. E questa terza vita è la più completa, la più vigorosa, la più ricca di geniale

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, ritolse a Raffaello a cui era stato sempre attribuito, per darlo al Francia, è chiaro che questi oltrepassò di molto nel cammino l’illustre ferrarese.

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gratitudine di Timoteo? È da credere che uno dei suoi più grandi dispiaceri sia stata la caduta della famiglia Bentivoglio, dalla quale era stato beneficato

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della persona, era riuscito, inframettendosi tra la gente a procacciarsi un buon posto per vedere. Egli avea nel cuore la fiamma sacra dell'arte

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Addestratosi al pennello in mezzo ad artisti, la cui abilità gli fece certamente pensare in sulle prime che non gli era facile schierarsi alla pari

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Forse tra questi giovani ce n’era di quelli che si ricordavano d’un piccolo Presepio dipinto da Raffaello, certo di maniera umbro-fiorentina

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Roma era divisa, non si discernono più. Michelangelo ha avuto il più invidiabile trionfo: ha soggiogato tutti, compresi coloro che parevano armati

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di espressione dei primitivi inesperti, Bologna, dico, non era preparata e disposta ad accettar l’arte di Michelangelo com’erano Firenze e Roma, dove

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turbate. Pensarono che, poichè il corpo umano era stato oramai esplorato, analizzato, inteso così perfettamente, si potesse ritrarlo a memoria

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I seguaci di Raffaello, rispetto agli altri, videro nel loro campo quella maggior ampiezza e varietà che nel dar vita a soggetti differenti era stata

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, il Chiodarolo appare a noi buon frescante, benchè queste pitture fossero fatte da lui quand’era giovanissimo. Più tardi, secondo le parole del

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Ed ora lasciate, signori, ch’io chiami la vostra immaginazione a contemplare un’altra scena. Quel cumulo di meraviglie ch’era il palazzo Bentivoglio

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il fecondo lavoro dei quattrocentisti, dall’esame del reale salendo a grado a grado, illuminato sempre da un raggio di arte ellenica, era giunto alla

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del genio era calore sincero, qui diviene fredda affettazione. Il Bagnacavallo ed Innocenzo aprono con solennità una scena; ma la vostra mente

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loro. Ma era fatale che questo scrittore nel far giudizi critici inciampasse in stramberie anche volendo scemar la fama dei suoi bolognesi. Del resto

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lasciar in Roma, dove non era destinata; e benchè la parete per troppa larghezza non si adattasse a ricevere quella composizione, il Bagnacavallo ne

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Abbiamo in Bologna un bel documento di quel ch’era Innocenzo prima di diventare raffaellesco. È una Risurrezione dipinta in affresco sopra la porta

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Avea ventitrè anni. Era stato, nove anni prima, ad instantia del Felesini e del Gombruti, accolto nella scuola del Francia; può anche darsi che più

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di costui. Ei ci lascia col dolore di vederlo uscir subito da una strada eh’era meglio accomodata ai suoi passi. Basta volger lo sguardo per vedere lo

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’arte era spinta da due ingegni prepotenti sì che non sembrano umani, Leonardo e Michelangelo, cooperatore del gran moto, ma troppo chiuso nel suo

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poi me ne ritrassi, perchè il lavoro mi s’ingrandiva molto tra le mani e perdeva quasi del tutto la fisonomia con cui era nato. Non mi resta dunque se

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