Saggi di critica d'arte
oltre un decennio circa dopo la morte di Raffaello. Due alberi giganteschi però dell’incantevole giardino mandano le loro ramificazioni e i loro frutti
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e poi fino a più di due secoli dopo la sua morte esser tenuto sommo pittore, deve aver sentito in fondo all’anima rimuginare qualcosa che nel mondo
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Nella scuola dei Caracci Guido si maturò innanzi tempo. Le copie ch’ei fece di due quadri di Annibale, la Deposizione e l'Elemosina di S. Rocco
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’ingannava. Ho detto tino dei tipi, perchè io principalmente ne discerno due, ben distinti. Il primo proviene dalla Niobe, la cui testa egli doveva aver
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singolari apparizioni di cui la Madonna l'aveva degnato. Diceasi pure che potenti ispiratrici gli fossero due rare bellezze, ch’erano a Bologna in quel
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una sala, e che, come gigante fortissimo, sembra tener in rispetto quanti altri capolavori gli stanno all’intorno. Sono come due quadri sovrapposti
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in difficile scorcio, è cosa assolutamente magica. Guardate alcuni pezzi della Strage degl’innocenti, specialmente le due donne poste sul dinanzi e i
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due Crocifissi, uno a Roma nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, l’altro nella galleria di Modena, i Crocifissi biancheggianti luttuosamente sul cielo
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di S. Cecilia, ossia gli scompartimenti più prossimi all’altare, sono assegnati al pennello del Francia, a quello del Costa i due seguenti.
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, senza dire che tale studio poco gioverebbe non sussidiato dalla presenza stessa delle opere. Dai due saggi del primo periodo pittorico di lui, dei
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Del Francia orafo restano due Paci o Maiestati in questa pinacoteca, nielli squisiti, che non si possono guardare senza rammarico che soli testimoni
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occhiata comprensiva. Egli muore poco più di due anni prima di Raffaello, dopo aver appreso dalla S. Cecilia di essere in ritardo sul movimento generale
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per affetto al gentil duce e pronti a difenderlo, sono quasi inconsapevolmente adescati dall’audace fiorentino; morto il maestro, i due campi, in cui
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, Ercole Procaccini, i due Passerotti, Pellegrino Pellegrini, il più insigne tra costoro, non accettarono il michelangiolismo che a condizione di
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respinta. I due maestri operarono a Bologna contemporaneamente, vissero, a quanto sembra, da buoni amici, ed ebbero molti caratteri comuni nell’arte
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se guardiamo i suoi due affreschi nella cappella di S. Cecilia. In uno di essi è rappresentato un angelo in piedi, che ogni buon quattrocentista gl
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similmente sono i due angeli seduti in terra nel frontale della Madonna in S. Vitale, seppur questo è di Giacomo, come dice il Malvasia nella vita del
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della normale proporzione delle membra gli si offusca, dopo la lunga negligenza di guardare il vero. I due quadri della pinacoteca, rappresentanti, l
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Ma è tempo ch’io dica alcune parole dei raffaellisti, due dei quali specialmente occupano colle loro opere sì largo posto in quel periodo della
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isforzo ch’ei faccia, di sopprimere ogni residuo della propria personalità. Infatti i due pittori, di cui ci occupiamo, benchè pienamente concordi nel loro
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Il merito dunque di questi due pittori è molto relativo. Applicare una grande dottrina senza aver la forza di abbracciarla tutta, appropriarsene
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Ho detto che è facile distinguere l’un dall’altro questi due artisti. Il Bagnacavallo è coloritore più succoso, più armonioso. C’è un suo quadro d
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attenzione che il Lamo nomina due Profeti dalla stessa mano, quivi accanto, a destra e a sinistra; ma non possiamo deplorar troppo un’omissione si
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fiducioso. Di questa sua facoltà, rimasta quasi sterile, abbiamo un altro indizio nei ritratti dei due coniugi dipinti nella sacra famiglia della
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’arte era spinta da due ingegni prepotenti sì che non sembrano umani, Leonardo e Michelangelo, cooperatore del gran moto, ma troppo chiuso nel suo
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Terrò parola, prima di chiudere questo discorso, di due altri allievi del Francia, che secondarono con meno ingegno la corrente del raffaellismo
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