Saggi di critica d'arte
Ma Michelangelo aveva ragione? Dal suo punto di vista, esclusivo per ingenita necessità del suo essere, forse sì. Nel senso assoluto della cosa aveva
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del lavoro non sarà troppo faticosa, perchè memorie degli artisti del secento e dei successivi ce ne sono a iosa, e le opere loro, almeno fin qui
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connazionale del Delaroche: Filippo de Champagne, che certo come scrive il Vitet, il Poussin e il Lesueur si stupiscono di non vedere in loro compagnia
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apparizione, è evidente del pari la persistenza dei modi appresi nella prima scuola. E siccome una terza cosa vi apparisce, ossia il colore terso e fluido
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successivo di altre cause storiche quest’aura può inquinarsi di germi insidiosi capaci di corrompere anche le nature più elette. Il torto del Taine è stato
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, che loro ha trasfuso l’anima supremamente nobile del pittore. È questa l’aura conveniente alle figure cui egli dà vita, figure in cui, quanto allo
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secolo dopo, ecco un gran luminare, uno dei più felici contemplatori e rivelatori dell’umana bellezza: il Francia. E l’eredità del Francia fu raccolta
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, nel pieno del Rinascimento, nell’idolatria dell’arte antica, avea creato un tipo superbamente bello e sano e forte di donne che sembrano non essere
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gli esempi del Francia. Qualcosa di quell’aria estatica, di quello scender leggiadro delle linee del collo, delle acconciature stesse del capo e
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membra pure; due angeli, come a guardia del cadavere, lo fisano commossi, e la Madonna nel centro erge la grande figura dolorosa. Nulla di più grandioso
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Il segreto di Guido è l’associazione della sua morbidezza di pennello con tutte le attrattive del tocco fresco e risoluto. Il martirio di S. Pietro
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. Giovanni e la Maddalena. È quadro che ha troppo sentito i danni del tempo; pure, se, contemplandolo a lungo, si riesce a rifarselo coll’immaginazione
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metà del nostro secolo ne ha avuto dei più feroci nella setta dei preraffaellisti inglesi: Rusckin lo ha addentato caninamente; c’è stata esitazione
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Donde provenne il Francia? Dai pittori ferraresi, i quali alla loro volta sentirono l’influsso dei padovani, del Pisanello e di Piero dei Franceschi
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vecchio errore che Marco Zoppo sia stato maestro del Francia. Inconsapevole per molti anni del suo istinto di pittore, ei dovè sentirne lo stimolo
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La critica storica presente tende a riconoscere in Lorenzo Costa il maestro del Francia. Se la cosa è vera, bisogna ricordare che il Lanzi prima di
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Tuttavia quella scritta sotto il ritratto del Bentivoglio poteva anche essere vera. E allora l’ipotesi preferita dai moderni, ossia che il Costa sia
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Misericordia sia stato il primo saggio pittorico di lui, e ch’esso avesse la data del 1490. Ma nè quella tavola ha la data che si dice, dopo che il
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Tornando al nostro argomento, Signori, devo dire che fin dal 1487 il Salimbene scriveva del Francia: “ Lui Polygnoto col pennello avanza „ sicchè lo
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Adolfo Venturi pensa giustamente che una della prime opere pittoriche del Francia sia quel piccolo S. Stefano della galleria Borghese a Roma, nella
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La mattina del 12 marzo 1460 quasi tutta la popolazione di Bologna, attratta da una pompa insolita, doveva essersi stretta nella piazza di S. Giacomo
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stesso, evitando difficoltà, salvo quelle che nessun artista può schivare, perchè sono inerenti all’arte: le difficoltà del buon disegno e della
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Mi sarebbe piacevole, Signori, fare insieme con voi un esame critico delle pitture del Francia, ad una ad una, osservando come si determinano
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, dallo svolgersi sempre garbato delle ciocche e dei veli tenuissimi che incorniciano tanta bellezza. Se dall’arte del Perugino, come io penso, fu messo
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Del Francia orafo restano due Paci o Maiestati in questa pinacoteca, nielli squisiti, che non si possono guardare senza rammarico che soli testimoni
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divenir pittore, non prevedea certo che uno dei più pregiati ornamenti del palazzo sarebbero stati i suoi affreschi, principalmente quelli della storia di
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. Lorenzo Costa era stato chiamato alla Corte di Mantova, dopo la morte del grande Andrea Mantegna, e ne era trattato con tale larghezza e bontà da non
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animosi, ancor affine alle opere del Francia stesso, non poteva esser tale da suscitare l'avventurosa irrequietudine delle novità. Ma, indipendentemente da
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, osservando le pitture del palazzo del Te a Mantova, le stimerebbe fatte da un seguace di Michelangelo. Vivente Raffaello, i discepoli di lui, benchè legati
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Raffaello, dopochè si è convenuto di chiamare raffaellisti coloro che la rappresentano) il raffaellismo, prima di cedere del tutto le armi, si rifugia a
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grandi ingegni, perchè i grandi ingegni non sono imitatori. Questi, appropriandosi i caratteri più superficiali del modello, non ne penetrano il
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natura sono offerti. Sopratutto poi costoro ebbero più sobrietà di stile, una percezione del vero meno anormale, una maggior cura del chiaroscuro e del
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Gli eredi del Francia furono raffaellisti tutti? No; ma quelli che si serbarono più fedeli al maestro contribuiscono poco alla fisonomia di quel
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Se sono del Chiodarolo il Presepio della pinacoteca segnato col n. 60, l’altro Presepio della chiesa di S. Vitale, che il Ricci con buone ragioni gli
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al Chiodarolo, giustamente togliendola al Perugino, a cui l’attribuivano gli scrittori delle vecchie guide. Eccellente è il partito generale del
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è distrutto; la superba Ginevra Sforza, dopo essersi ostinata a restare in Bologna fino al giorno precedente all’ingresso del formidabile vincitore, è
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coll’arco del suo violoncello la pagina di un libro di musica posato in terra, pone una nota nuova quanto vivace in una composizione ripetuta. Belli
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la scienza solida del Primaticcio; conobbe il nobile ingegno di Nicolò dell’Abate, che da lontano precorre i Caracci, vide anche l’importazione
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’adolescenza allievi del Francia; il primo dei quali s’innamorò dell’arte di Raffaello, conoscendo e avvicinando il grande artista, come ho già detto; l’altro
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incerti, ove l’ingegno si spossa, lasciando nell’opera tracce assai chiare del travaglioso tentennamento. Aggiungete che non è possibile ad un ingegno
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loro. Ma era fatale che questo scrittore nel far giudizi critici inciampasse in stramberie anche volendo scemar la fama dei suoi bolognesi. Del resto
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la forza del colore avvalora; e sono pure colorite benissimo le figure dei committenti (la famiglia Parati) ivi introdotti in preghiera. Innocenzo ha l
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Avea ventitrè anni. Era stato, nove anni prima, ad instantia del Felesini e del Gombruti, accolto nella scuola del Francia; può anche darsi che più
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Nello stesso luogo abbiamo altri affreschi d’Innocenzo: il Transito della Madonna nella curvatura del nicchione di fondo, l’Assunzione nel catino, l
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domina; sempre è uno svolgimento stimolato da un’azione tutta riflessa. Restano anche alcuni affreschi nella palazzina della Viola, i soli avanzi del
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Gli affreschi del Bagnacavallo hanno avuto mala sorte. Distrutti affatto quelli del refettorio di S. Salvatore, distrutti quelli della cappella della
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Ma quando si guardino altre opere del Bagnacavallo, per esempio, il quadro del Crocifisso nella sagrestia di S. Pietro, la sacra famiglia con S
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Terrò parola, prima di chiudere questo discorso, di due altri allievi del Francia, che secondarono con meno ingegno la corrente del raffaellismo
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numerosissimi eredi del Francia ? È frequente trovar opere di cui non può dirsi altro se non che sono della scuola del Francia; frequente vederne tali da
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poi me ne ritrassi, perchè il lavoro mi s’ingrandiva molto tra le mani e perdeva quasi del tutto la fisonomia con cui era nato. Non mi resta dunque se
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