Saggi di critica d'arte
dipingeva un’accolta di visi benevoli intenti alle mie parole, e dalla brama di non veder que’ visi, neppure un momento, illanguidirsi per stanchezza
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grandiosi della storia: Il Tintoretto dal pennello fulmineo e Paolo Veronese dalla scenica magnificenza. Ciò dicasi per gli artisti nati in Italia
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eccessi, vi ravvisano molta parte degna di ammirazione e profittevole ai loro studi; astraggono, per dir così, dai colpi di grancassa e dalla
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. Escluso Guido!... Non par vero quando si pensa al passato! Un giorno, sotto il pontificato di Paolo V, tutto il tratto che in Roma va dalla Porta del
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particolarmente favorito dalle condizioni del terreno e del clima, nei cui succhi vitali circola una recondita virtù, e che, non aduggiata dalla vicinanza di
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’ingannava. Ho detto tino dei tipi, perchè io principalmente ne discerno due, ben distinti. Il primo proviene dalla Niobe, la cui testa egli doveva aver
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certo punto, anche nella Maddalena che, diffuse le chiome, diffuse le vesti, abbraccia la croce nel Crocifisso già ricordato dalla pinacoteca. E poichè
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si protende affettuoso e s’affisa in alto, congiungendo al petto le mani stigmatizzate e scavate dalla penitenza, e S. Domenico in una penombra è tutto
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, distribuendone le voci in nuove combinazioni e rendendolo flessibile e docile a tutti gli ordini del pensiero. Ciò fece Guido Reni. Se si elimina dalla storia
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. Che esempi gli offrirono i pittori chiamati a Bologna dalla munificenza dei Bentivoglio, Francesco Cossa dapprima e Lorenzo Costa di poi? Che imparò
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che ogni più celebrato artista di quel tempo e di queste province fosse uscito dalla scuola del Francia, e spesso ebbe causa vinta, citando i registri
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le persone della sua potentissima famiglia e da molti gentiluomini, usciva dalla sua casa. Nella benignità del sole quasi primaverile si elevavano
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figure impiccolite dalla distanza egli applica imperturbabile il medesimo sistema di descrizione precisa.
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, senza dire che tale studio poco gioverebbe non sussidiato dalla presenza stessa delle opere. Dai due saggi del primo periodo pittorico di lui, dei
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lungo, non mai stanca di affinarle e di descriverne tutto il vezzo, da quelle fronti sì pure che non sembrano mai corrugabili dal dolore o dalla colpa
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l'Appennino, ha visto Firenze di cui tanto avea sentito ragionare; accolto onorevolmente dalla lieta brigata che si raccoglieva nella bottega di Baccio d’Agnolo
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che non si eleva al livello di quello che occupano alcuni suoi contemporanei; ma che tuttavia è alto notevolmente e si fa scorgere fin dalla prima
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’Italia, poi irradiato direttamente dalla gloria di Raffaello, che giudicò aver trovato nel bulino del bolognese l’interpretazione più perfetta delle
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rinunzia facilmente a ciò che rappresenta il più eccelso premio concesso dalla natura a chi l’ha proseguita d’amoroso studio, e perchè gl’ingegni minori
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attenzione che il Lamo nomina due Profeti dalla stessa mano, quivi accanto, a destra e a sinistra; ma non possiamo deplorar troppo un’omissione si
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Perugino, che non ha col Francia solamente la comunanza di tal sorte, ma notevoli analogie d’ingegno e di stile, fin qui non abbastanza descritte dalla
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sapientemente discreto, dalla ricchezza stessa dei tappeti e degli arazzi sui quali l’artista ha fatto posar le figure. Un po’róse dal tempo e non immuni
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Girolami, deperitissima, ma che speriamo vedere reintegrata nella sua bellezza dalla sapiente interpretazione dell’illustre prof. Samoggia. Per farsi un
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opere, se fossero nati quindici o venti anni prima, e se il Francia stesso, pittore, per ipotesi, fin dalla prima giovinezza, li avesse istruiti? La
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