Saggi di critica d'arte
Ma Michelangelo aveva ragione? Dal suo punto di vista, esclusivo per ingenita necessità del suo essere, forse sì. Nel senso assoluto della cosa aveva
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oltre il muro di cinta al di là dal quale la critica non vede più nulla, e in quei posti essa ha lasciato opportunamente qualche pertugio, poichè le
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prima, il Delaroche aveva escluso Guido dal consesso degl’illustri artisti dipinto nel famoso emiciclo dell’Istituto di belle arti di Parigi, benchè ci
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. Benchè accarezzato dal papa, non volle restar a Roma, ridesiderando la quiete di Bologna, la quale pare che anche in quel tempo avesse, come ora, un
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diventerà, reputo si possa dire che l’elemento desunto dal Calvari sia stato da lui mantenuto per deliberata volontà, giacchè egli era già si padrone
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condizione posta da Dio perchè i grandi ingegni possano afferrare sè stessi. Ma nel nostro caso c’è un’altra considerazione da fare. Guido desunse dal
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state mai turbate dal pensiero del male, e che ci fisano impavide nella loro sicurezza verginale; Guido, interprete di altri tempi, cercò qualcosa di
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delle ciocche che lo vezzeggiano con indefinibile mollezza, qualcosa di quell’abbandono fantastico dell’anima a voci intime, che la separano affatto dal
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creati da Raffaello, da Tiziano e dal Correggio; ma ciò mi condurrebbe troppo lontano.
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, dignitosi, non liberi ancora dal movimento impacciato e dall’attonitaggine arcaica, ma con una poderosa ricerca del carattere, con un calcolo scientifico
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quando vide a Bologna operare i ferraresi chiamati dal Bentivoglio. Tranquillo, leale, facile e spiritoso parlatore, rifuggente da basse gelosie, pronto
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dal biografo appresa a Bologna, ov’egli venne poco più di venti anni dopo la morte dell’ammirato maestro, ossia quando le memorie di lui sopravviveano
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Francia. Questi nel palazzo trionfa affrescando le sale superiori; il Costa dipinge le stanze terrene e la loggia che dal terzo cortile metteva al
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Tornando al nostro argomento, Signori, devo dire che fin dal 1487 il Salimbene scriveva del Francia: “ Lui Polygnoto col pennello avanza „ sicchè lo
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. Giovanni in piedi effonde il dolore; S. Girolamo inginocchiato e seminudo prega. Molta intelligenza dal vero nella schiena e nel braccio scoperto di
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accingea. Egli entrò infatti nella chiesa di San Giacomo, tutta scintillante di ceri ardenti, salutato dal grave soffiar dell’organo, e dietro a lui si
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dal lugubre e del violento. Nella Galleria Nazionale di Londra c’è una sua Pietà. Cristo è un addormentato che non soffre e non ha sofferto; la Madonna
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lungo, non mai stanca di affinarle e di descriverne tutto il vezzo, da quelle fronti sì pure che non sembrano mai corrugabili dal dolore o dalla colpa
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II e data alla chiesa di S. Giacomo. Preposto alla zecca dal Bentivoglio, fu confermato nell’ufficio da papa Giulio, e lo mantenne fino alla morte
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non gli fu piacevole assicurarsi della propria inferiorità, quand’anche gliene fosse data la prova dal più stimato dei suoi amici. Traspare dalle sue
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Mi è necessario riprender le mosse dal Francia, di cui ebbi l’onore di ragionarvi nella conferenza precedente.
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, arrecò nell’intelligenza dei giovani un elemento che, se non li sviava dal loro maestro abituale, slargava però molto quell’orizzonte ch’aveano guardato
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Bologna. È un fenomeno degno di attenzione. Egli è forse che Bologna, la quale si trovava ancora, guidata dal Francia, a fantasticar nella vaga
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’Italia, salvo la veneta e la ferrarese, avrebbe, come Vestale prediletta dal Nume, mantenuto il fuoco sacro dell’arte, e i Caracci più tardi non avrebbero
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tracciata dal maestro. Non s’avventurarono a percorrerne ogni spazio; ma non si chiusero, come gli altri, in tanta angustia di siepe. C’è una formola
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Timoteo Viti, il più gentile e intelligente tra gli allievi del Francia, perchè abbandonò Bologna fin dal 1495, e vivendo lontano modificò la maniera
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panni non usurpano più della conveniente misura, e le pieghe hanno l’euritmia evidentemente derivata dal Francia. Ma è mancata in questo affresco l
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. Michelangelo, che avea coscienza del suo valore, aspettava la lode degli artisti di Bologna; ma o gli paresse di conseguirla scarsa dal Francia, o che questi
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s’accorgono con gioia che le formole sono praticabili anche da loro. Ve l’immaginate la voluttà del pittore, il quale vede uscire dal suo pennello
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videro piangenti accanto alle sembianze ceree di chi l’aveva dipinta, e che il card. Giulio dei Medici, costretto dal pubblico entusiasmo, avea dovuto
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Innocenzo e con Amico Aspertini; ma, dice il Vasari, la maniera del Bagnacavallo fu giudicata la più dolce e sicura. Sfigurati dal restauro (meglio sarebbe
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certamente nella sua intenzione), ma di fatuità irriflessiva. Per lui la Divinità è legata dal volere degli angeli, e le è attribuita un’animalesca
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L’altro di cui mi resta a parlare è Biagio Pupini, detto Biagio dalle Lamme, la cui adesione ai raffaellisti non cancellò la sua provenienza dal
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