Saggi di critica d'arte
stampato; e la differenza che c’è tra un pubblico di uditori e un pubblico di lettori determina sempre in chi scrive un differente atteggiamento
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, li tocca di volo, come chi si affretta ad uscir da un terreno tutto sterpi e rovi e cardi e ortiche, bramoso di tornar ai giardini ove gode
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suppongono un’ammirazione senza misura, senza confini, anzi quasi una adorazione. Chi ha potuto sino a tal punto conquistare gli animi dei suoi contemporanei
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che di recente vi avea mandate da Urbino Federigo Barocci, la cui influenza, chi ben guarda, è tutt’altro che estranea alla maniera del Calvari
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trovava in quel tempo lo spirito italiano. Ma chi crede che quella ridondanza e quel fasto fossero pura applicazione di precetti pittorici, è pensatore
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Guido non scordò il Calvart mai del tutto, anzi se ne rammentò dipingendo, molto più tardi, una delle sue opere più. perfette. Chi di voi ha veduto il
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non rappresenta che un aspetto della natura e non dei più frequenti a vedersi. Chi alla sua maniera ne opponesse un’altra, ch’è egualmente nella
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, da dare il capogiro a chi regge in mano una tavolozza. E il S. Andrea Corsini? Una luce celestiale rischiara e consola quell’estatica testa senile, e
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Un altro gran merito di Guido è l’aver inteso l’eloquenza che irrompe imperiosa dalle tinte lugubri e conturba il cuore dell'uomo. Chi ha veduto i
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’aureola che cinge la bella testa giovanile di questo grande santo dell’arte, è divenuta più radiosa di prima. Non decade chi ha dipinto F Annunziazione
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quand’era maturo d’età e d’intelletto, il Francia abbia volontariamente prescelto a maestro chi si presentava al suo giudizio più degno d'insegnare
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cui fattura non è difficile riconoscere la circospezione propria di chi maneggia da poco tempo gli strumenti dell’arte, l’incantevole timidità degl
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Giacomo Francia in tutta la vita non sembra aver avuto altra ambizione che di somigliare a suo padre. Ma non è mai avvenuto che chi parte da un
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rinunzia facilmente a ciò che rappresenta il più eccelso premio concesso dalla natura a chi l’ha proseguita d’amoroso studio, e perchè gl’ingegni minori
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Innocenzo e il Bagnacavallo ? Benissimo, per chi nel disegno non mira che ad un ideale scolastico; ma non c’è una linea che attesti una percezione
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videro piangenti accanto alle sembianze ceree di chi l’aveva dipinta, e che il card. Giulio dei Medici, costretto dal pubblico entusiasmo, avea dovuto
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tardi, come narra il Vasari, andasse a Firenze alla scuola di Mariotto Albertinelli, le cui influenze, chi ben guarda, si mescolano in Innocenzo alle
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campo in cui vi ho condotti, il ragionamento dovea per necessità esser monco. Chi potrebbe ormai, dopo tanto disperdimento di notizie, tener dietro ai
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non pregare chi legge di non dimenticare P origine e P intento di queste pagine e di figurarsi, se può, di essere tra quelli che ebbero la bontà di
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