SI CONTA E SI RACCONTA - Fiabe Minime
strada, cominciò a sentir rimescolare qualcosa dentro lo scatolino, e una vocina sottile sottile, che pregava: - Non mi portare! Non mi portare! Si
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! (Nel ricordare, più intenso diviene il suo racconto) Dalla cima della montagna selvosa mi rispondeva il lieto suono del suo corno! Era il forte
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Cavallino di acciaio tenetelo pure per voi. Le mie gambe mi servono meglio. Non sono chiamato re Prudenzio per niente! Il vecchio Ministro, appena
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riconoscerlo affatto. - Pappafichi, che t'è accaduto? - Non é questo il mio nome! - Qual è? Dillo. - Mi chiamo ... E voltava le spalle alla gente
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bene, comare; che deve importarcene? - Certe volte, intanto, costei mi fa pietà. - La colpa è sua; vive come un'orsa in quella tanaccia! - Volevo
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nomi da donna! - Il nome non vuol dir niente. A me basta che mi intendano quando li chiamo. Ecco: Falce! E il ragazzo, che aveva appena dieci anni
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alzò la scure, ma rimase con le braccia in aria, come pietrificato. - Maestà, non posso. C'è qualcuno che mi trattiene! Il Re diventò più furibondo
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: - Mi fai male, mamma! Mi fai male! Non ci fu verso di cavarglielo più. Poteva stare il Reuccio con uno zoccoletto a un piede e all'altro no? Il Re fece
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di freccia: - Agli ordini di Sua Maestà! E ognuna di esse diceva: Il vero Freccia-Frecciaio sono io; mi metta alla prova. Bisognava legare il Reuccio
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, che vi sentite? - Reuccio, che desiderate? - Non mi sento niente, Maestà; non desidero niente! Mangiava poco, dormiva pochissimo, dimagriva a vista
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Regina non che Principessa. - Mi vuoi per marito, bella ragazza? - Io non posso volere, devo attendere: mia madrina dice così. - E chi è tua madrina
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giardino se lo sentiva nel cuore. E andò a lagnarsi di Ròsica-Ròsica. - Mi ha distrutto il giardino, lasciando intatta la pianta per cui era mandato