SCURPIDDU
suo stambugio, e se n'era scordato. Facendo e rifacendo quei suoi càlcoli, gli erano tornati in mente, e mèssili nella tasca, li portava con sè, sempre
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po' di fil di rame rimastogli, si era fatto una bella catenella, a cui aveva legato lo zùfolo che ora portava in una tasca del panciotto. Ogni sera
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perdeva di vista lo zanni che rimasto fermo, in piedi, con le mani in tasca e gli occhi socchiusi, pareva non si curasse di altro che di masticare, con
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riporlo comodamente nella tasca che portava a tracolla con dentro la colazione e i dieci giorni e le vecchie monete e lo zufolo e gli altri oggetti
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farli tornare addietro. Cavò dalla tasca lo zùfolo e si mise a suonare allegramente, Tiù! Tiù ! Esclamando di tratto in tratto. - Bravo, Don Pietro
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non era tra essi; l'avrebbe sùbito riconosciuta. Con un groppo alla gola, dimenticava di cavar dalla tasca la colazione; non c'era più Paola che
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poi; per oggi metti il pane in una tasca e il companatico nell'altra, se avrai sete, guarda, sotto quel fico, tra le macchie di rovi, là, a dritta, c'è
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non hai niente da fare, ripassati la lezione - egli cavò di tasca il sillabario e cominciò a compitare B-a-ba, ad alta voce, C-a-Ca, levando, di tratto
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per le colline attorno. Laggiù laggiù, un branco di capre si arrampicava tra le rocce, brucando. E Scurpiddu tornava a cavar fuori dalla tasca il
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tasca del panciotto. - Tieni, questi sono per te. Gli mise in mano dieci soldi. - Dice il massaio ... . E Scurpiddu ripetè quel che massaio Turi gli
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, massaia, la coda spetta a me; ne ornerò la giumenta per ricordo, - disse il Soldato che cavò di tasca il coltello. Scurpiddu volle almeno tenerla da
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mangiato in comune con gli uomini la minestra di fave secche lessate e condite con olio e aceto, tirò fuori da una tasca un suo libro scucito e mezzo