Relazione critica intorno all'opera "Il quadro parlante" del maestro Bacchini
Uno spartito nuovo è sempre il benvenuto, perchè manifesta uno sperimento, un’attitudine, un conato: può rivelare un genio o semplicemente un
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Provato dunque che un’arte, raggiunto l’apogèo, ha esemplari e modelli inimitabili, lo studioso il quale non vaghi claudicante ed incerto pel campo
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che sempre nelle opere d’oggigiorno: se cioè, stampato com’è su quel libretto, il Quadro Parlante possa in tutto e per tutto chiamarsi un melodramma
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, e rarissimi sono gli esempii d’un impasto bene immaginato e ben riuscito delle due foggie di musica. In generale quando due condizioni diverse si
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Venendo al valore musicale dello spartito, notammo già come il vizio da certuni manifestato d’una imitazione un po’troppo colorita, per noi si
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degli studj, ed in conseguenza di fronte alla potenza operativa di chi ha dovuto comporlo, par quasi un miracolo: lieto presagio, se i prognostici
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, nel quale è incastonato un parlante tra’ più delicatamente coloriti dell’opera. La romanza di Carlo muove con gentile intenzione, e termina con una
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L’atto secondo s’apre con un coro notevole anch’esso per nettezza di linee, per buona disposizione delle voci, per semplicità di fattura, per
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L’atto terzo al solito principia con un coro, buono come gli altri per fattura, ancorchè più degli altri riveli l’inclinazione belliniana. Il pezzo
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Compiuta l’analisi dell’opera, ci siano permesse alcune non lunghe osservazioni sintetiche. Il Quadro Parlante è lavoro d’un giovane che principia, d
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dell’utopia, in questi ultimi tempi manifestata, d’un’arte universale. Malgrado l’opera d’avvicinamento e d’assimilazione continua, intento capitale
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del genere umano, e nella divisione delle razze serbano in ciascuna un’impronta speciale, vivamente dimostrata nelle manifestazioni continue della
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un culto all’arte paesana che sappiamo come tutti splendida di capolavori, così mai e po’mai potremo far seriamente questione di venire a patti co
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verificano alcuni periodi ne’ quali è certo un vuoto relativo di facoltà sostanziali, pertinenti esclusivamente all’originalità dell’ingegno. Si
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Pertanto se un’arte eclettica deve nascere e metter radici, facciamo almeno che si componga in una comunanza di affetti e di ricordi intrinseci
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«La musica può indirettamente e fino a un certo punto suscitare immagini ed idee; ma la sua potenza naturale e diretta non è sull’immaginazione
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’ dettami della logica: perchè come in natura tutto è vita, tutto è moto, tutto è progresso, regolato però da un filo invisibile che le produzioni passate
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improntata sopra una qualità d’arte schiettamente italiana, il che significa che è un’opera essenzialmente melodica, della quale, per questo lato
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Vero è che di fronte alla melodia nasce subito la questione, se quella che troviamo sparsa a piene mani in un’opera nuova, compaja del tutto
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A quale di questi due ordini di compositori possa recisamente ascriversi il Bacchini, sarebbe audace sentenziare dopo un primo melodramma. Le facoltà
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Giacchè siamo in questo argomento della imitazione, non è inopportuno di considerare che un compositore, sia pure illustre per ingegno e per dottrina
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’orecchio, pajono spesso imitazioni e copie, perchè ricordano alcun che di ben noto; ma non ci sembrano tali che bastino ad infliggere al maestro un’aperta
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rimane inalterata, e non può non esser cosi; un diverso processo apparirebbe illogico. L’Alfieri, il Racine schiudono i battenti del teatro greco, e vi
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Questo intanto ci preme mettere in sodo che, per un’arte o per una scienza vien sempre un periodo supremo di potenza inventiva, di grandezza
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verso ricchissime. Dopo il Cimarosa, il cui riso, secondo la giusta definizione dello Scudo, è lo splendore d’un temperamento felice e d’una gajezza
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Accademia della crusca
