Relazione critica intorno all'opera "Il quadro parlante" del maestro Bacchini
indubitabilmente non appartenga al numero, troppo grande in verità, di quelli che, nuovi solamente nel titolo, altro non fanno che splendere di luce
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, svolse le intrinseche facoltà, quasi instantaneamente, al contatto del Rossini; forse senza quel tipo spiccato e particolarissimo, accosto al quale
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Una delle questioni che vengono alla mente udendo il Quadro Parlante, o meglio leggendone il libretto, è al solito quella che cade opportuna presso
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In musica però varia, a quanto ci pare, la bisogna: la fusione degli stili diversi che s’addicono al serio ed al faceto, si fa con grande difficoltà
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Venendo al valore musicale dello spartito, notammo già come il vizio da certuni manifestato d’una imitazione un po’troppo colorita, per noi si
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buffo che rivelerebbero nell’autore un’attitudine speciale dell’indole, ov’egli per altra parte non si manifestasse risolutamente inchinevole al serio
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sopra indicata: a cavatina di Cassiano è degna di particolare menzione, perchè fondata al solito nelle regole sanissime che dettava a noi, figli troppo
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L’atto terzo al solito principia con un coro, buono come gli altri per fattura, ancorchè più degli altri riveli l’inclinazione belliniana. Il pezzo
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, leggiero e spontaneo, felicemente congegnato alla ripresa del motivo fondamentale, ha popolarmente provveduto al buon esito del melodramma. La stretta
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indefesso intorno a’ modelli, e la volontà perseverante di perdurare ne’ precetti salutari che menano diritto al conseguimento degli altissimi fini dell
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penuria ogni volta che un’arte perde la forza intrinseca per lo scadimento delle facoltà inventive, chi sa che ormai non siamo pervenuti al punto che uno
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E non siamo al certo di coloro che gridano l’ostracismo agli stranieri per la semplice ragione che sono stranieri: ma siccome professiamo vivissimo
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E noi qui lasceremo i novatori perchè meditino con coscienza su queste parole sacrosante, dettate al celebre filosofo da uno spirito propriamente
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. È un lavoro paziente d'ampliazione, e al tempo stesso diremmo di conservazione; perchè meditando l’opera prima, se ne sceverano le parti, se ne
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un tipo al tutto originale, com’è necessario a coloro che vogliano calcare un’orma indelebile nelle opere d’arte. Altri, parlando del Bacchini, udita
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’orecchio, pajono spesso imitazioni e copie, perchè ricordano alcun che di ben noto; ma non ci sembrano tali che bastino ad infliggere al maestro un’aperta
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scultura al grado massimo di perfezionamento che le fosse concesso. Giotto non si rinnega: non si rinnega il Buonarroti: dovrà pertanto, a mo’d’esempio
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copia. Terenzio trova l’origine del suo Davo nella vita sociale de’ Greci, e lo ricompone all’intelletto e al senso de’ Romani, a distanza di tre o
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Tell, al suo più alto rilievo: il sapore comico d’una caterva di buontemponi scritto musicalmente a note d’oro nel Barbiere: la tranquilla idealità
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Accademia della crusca
