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ridicolo. Se però non posso dirle la mia personale opinione, le riferirò quella di un mio intimo amico che ha avuto la f ortuna, beato lui! di contraddire
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quello del mio amico. Ci eravamo incontrati precisamente il giorno in cui la sua miss gli aveva detto: "Diventate milionario!" Egli mi veniva incontro
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pranzo dal mio amico Batocchi che non vedevo da un pezzo. Compagni di collegio e di università, ci eravamo poi perduti di vista. Io in America, lui in
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del secolo scorso. Era cugina di mio padre e viveva, sola sola, in una casetta piú vecchia di lei, dove tutto era vecchio come lei e d'onde tutto è
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venne a dirmi: "Vuoi vederli? Io ho avuto paura e ho interrotto a mezzo l'esperimento". Quel mio amico, uomo serio, coltissimo, un po' artista, un po
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scusare talvolta anche gli eccessi di soddisfarlo. Sono curioso di sentire come lei giudicherà l'esperimento in anima vili fatto dal mio amico, che è
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. Insomma, il mio amico, attratto dalle pubblicazioni occultiste della signora Blavatsky e del colonnello Olcott, era andato a Adyar, nella provincia di
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me non so qual progetto ... Potrebbe darsi che io non ritornassi piú a Roma ... " "Oh! ... " "Consigliatemi: debbo andare? Affido il mio destino alle
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i pezzi di sua fattura che egli si compiaceva di sottomettere al mio giudizio. Spesso spesso però non finiva di sonarli; s'interrompeva, scoraggiato
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; e ciò rendeva imperdonabile agli occhi suoi l'intenzionale delitto. - Non capisco. Siamo forse padroni di noi stessi in certe circostanze? - Il mio
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A Giuseppe Dragonetto - Vorrei spiegarmi meglio, caro dottore, ma non so. Piú ripenso al mio caso, piú tento di veder bene tra la nebbia che mi
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. - Volontariamente, no; ma per leggerezza, per sbadataggine ... - Parli, e conti su la mia devozione, sul mio affetto, se non su la mia scienza. - Conto su
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della bocca? Ma sono tutt'uno. Ne ha fatto la triste esperienza un mio povero amico di Boston. Quand'ero in America, avevo stretto amicizia con un
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viso e rispose: - Tutte infamità, lo so, che mette fuori mio padre. Stia zitto, e si mangi in pace la roba della sant'anima di mia madre; non gliene
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per niente. All'ultimo, Nino glielo disse: - Zio mastro Simone, con me, a quattr'occhi, sputate pure sentenze a modo vostro; siete fratello di mio
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stiracchiato era del prevosto, per interrompere la conversazione. - Raglia! raglia! - gli rispondeva il canonico Salamanca sotto voce. E continuava: - Il mio
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piccola aveva paura di andar sola e s'era messa a piangere. Cosí mi indussi a farla accompagnare, mio malgrado. Non fosse mai stato! Le bambine ta
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, irragionevolmente geloso; ma non doveva ella intendere che la mia gelosia proveniva da eccesso di amore? Lo ha compreso e per questo taceva? No, amico mio
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andò a male anche il suicidio per eccesso di precauzioni. Avevo ingoiato cosí forte dose d'arsenico da ammazzare non un uomo ma dieci cavalli. Il mio
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manifestarle; so il mio dovere di galantuomo". Che cosa dovevo dirle? Sua figlia è brutta, antipatica, ed io non frequento i suoi giovedí per lei, ma per
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scrivere le mie novelle? Mi riescono cosí facilmente! E piacciono tanto!" Non vedevo l'ora di cominciare un esperimento che solleticava il mio amor proprio
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aveva pure ereditato quella stupenda voce s onora, che un poeta mio amico suol chiamare: la glorificazione della primavera! Non già che il suo raglio
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momenti, sorprendevo in fondo al mio cuore un sordo e allora inesplicabile rancor e contro di lei; e me ne indignavo come di un'ingiustizia verso la
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una malattia infettiva e trovarne il rimedio; ciarlatani ed eroi nello stesso tempo - e questa non è la loro minore stranezza - come colui che fu mio
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sospetto che ci siano al mondo anche gl'ipocriti dello scetticismo e dell'egoismo, e che il mio amico fosse di questi. È morto di tifo a trentacinque anni
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l'ha fatta e la terra l'ha raccolta, non vuol dir niente ... Il vero babbo son io che l'ho allevata e cresciuta; e voglio maritarla a modo mio, con
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collare e con la cotta, s'era messo a ridere: - Chè! Chè! Voglio fare il falegname, il mestiere di mio padre ... - Picchia e ripicchia però, in una
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specie di tenerezza compassionevole e s'inteneriva alla sua volta. Ne aveva fin parlato nella farmacia del Gobbo, ripetendo: - Mio fratello morrà
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regalarvi don Tommasino. - Tante grazie, don Saverio! - È matto di cotest'occhi ladri ... E c'è anche una veste di lana e seta, egli dice. - E mio marito
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brutte statue inguardabili o non riuscite a farne neppure brutte. - Niente affatto, caro mio. Ho veduto, meglio, ho fantasticato, o, meglio ancora
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umore e il gioco diventava divertente. - E il mio bicchierino? Me lo merito - gridava dal divano don Filippo. - Anche dieci! - rispondeva il prevosto
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po' stretta e corta, signore mio. - Tu sei piú bestia di tutti! - urlò don Stellario al becchino. Tremava da capo a piedi, diventato di bragia dalla
Accademia della crusca
