Racconti 1
innocenza, sciogliendosi in lagrime nel buio della camera, la terribile notte seguita alla sera della violazione, quando le era parso d'impazzire, di morire
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, sentiva scoppiarsi il cuore; e le lagrime ripresero a pioverle abbondanti sul viso pallido, senza neppure un singhiozzo e senza che ella pensasse ad
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quando li fulminava in nome della legge dal suo banco di procuratore del re, agitando per aria le mani da scheletro, e la voce gli usciva a scatti
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le mani, pallido, con gli occhi socchiusi e il respiro accelerato: - Che hai? Ti senti male? - gli domandò l'amico. Questa volta i cavalli tornavano al
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realtà! ... - A me pare piú sogno di prima! - Rebecca lo guardava, sorridendogli amorosamente sotto l'ombrellino rosso che le accendeva il volto di
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fronte, le nervose stiratine date con le punte delle dita ai merletti dei polsi, agli sgonfi del vestito, ai larghi nodi dei nastri di seta sul davanti
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sdegno tremendo, ma non contro di lei. - Sta' zitto! - gli rispose una volta. - Sta' zitto, o mi faccio saltar le cervella. - Ammazzati! - replicò il
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anche lui, la testa bassa, il viso pieno di lagrime. - Eccellenza! E il vecchio giungeva le mani, in atto di preghiera. Ma il barone si era slanciato
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udirmi, le rivolsi la parola ad alta voce a traverso la selvetta dei gianerium privi ancora di pannocchie: - Mi lasci almeno sperare che potrò
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aleggiare d'attorno ... Non so ... - Dorme bene? - le domandò il dottore venuto, come soleva, per una visita amichevole. E sorrideva, guardandola
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farmi spasimare come nel triste momento dell'addio. - Ti ricorderai di me? ... Giorgio! Giorgio! - Io non rispondevo, con uno stupido sorriso su le labbra
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semiaperti. - Di già levata! - egli rispose freddamente. La signora Viotti entrò, facendo un sol passo. Aveva un soave sorriso su le labbra e negli
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Te ne ricordi? Era ancora buio. L'orologio della stazione segnava le cinque meno dieci minuti. Scendemmo noi soli. Il treno ripartí subito sfondando
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non vide la graziosa moina con che Fasma gli si accostava dietro la seggiola e gli posava sulle spalle le manine dalle ugne rosate. - Se domani, per
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ritardargli le ore. - Le dodici! Per arrivare alle tre di sera ci voleva addirittura l'eternità -. Il caminetto scoppiettava nel salottino con
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guardava con gli occhi luccicanti di tenerezza, intanto che si aggirava per la stanza fregandosi le mani, arzillo, meno curvo di prima, quasi il
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star bene ... Ah! È il tuo viaggio di nozze! - esclamò Hermann picchiandosi colla mano sulla fronte e spalancando gli occhi cerulei sotto le sue lenti
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Renato la guardava sorridendo, tra incredulo e meravigliato, intanto ch'ella, a occhi bassi, mordendosi lievemente le labbra, apriva e chiudeva il
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dalla monotona vita di provincia ad una bizzarra avventura che aveva le due grandi attrattive del pericolo e dell'ignoto, per uno già sfinito dalla noia
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tratta via da un vortice che le mescoli, le mescoli e poi le riduca a una sola. La fisonomia, il suono della voce, i discorsi, i piú insignificanti gesti
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Le due ville - una intonacata di rosso alla pompeiana, l'altra ancora rustica, coi buchi per l'impalcatura che le crivellavano la facciata e servivan
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tremolanti per l'aria portati via dal vento e andavano a perdersi tra le fronde degli alberi e in mezzo alle aiuole del sottoposto giardino. Il pianoforte
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meravigliosi e dei piú rari. Compendierò l'interessante memoria pubblicata recentemente dal dottor Croissart; spesso, per far meglio, adoprerò le stesse
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Parlavano del "Re vergine" e delle sue manie musicali. Merlini, wagnerista fanatico, gl'invidiava le rappresentazioni dei capolavori del maestro nel
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rifarsi! - E rideva, faceva delle moine graziose, da bimba; ma il direttore del giuoco fu inesorabile. Le porse il braccio e la condusse attorno
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memoria un ricordo di lei, piú i miei dubbi si accrescevano e le incertezze diventavan maggiori. Il suo aspetto non mi sembrava punto cambiato. Erano
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a ventaglio verso le tempie e non conferiva ad abbellirlo. Altre rughe invadevano il collo, la fronte, le guance e gli davano l'aria d'un pezzo di
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fatto una ridicola figura. Gli urli, gli insulti di quei cialtroni, le risate ed i fischi quando, presa per mano la povera donna smarrita, la feci
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baciato, secondo il solito, la mano. - Ve le bacio tutte e due. - Non m'avete neppure domandato se sto bene. - Siete la salute in persona! ... - Pare
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Bucci da me inventato. Io la sgualcisco, la strizzo, faccio le finte di volerla stracciare. "Perché? - mi domanda Fasma. - Qualche cattiva notizia
Accademia della crusca
