Racconti 1
Alberto diventava piú impaziente da un momento all'altro e guardava l'orologio con certe occhiatacce ... come se questo gli facesse il dispetto di
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guardava con gli occhi luccicanti di tenerezza, intanto che si aggirava per la stanza fregandosi le mani, arzillo, meno curvo di prima, quasi il
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L'amava, come un bruto, quantunque la sapesse non solamente indegna d'affetto ma di compassione. - L'amo! Non diceva altro. Quando suo padre gli
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Intanto che sua moglie, fermatasi dinanzi al grande specchio dell'armadio, dava gli ultimi tocchi al vestito da passeggio, Enrico, tentando di
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lo sguardo fino in fondo al viale. - La conosci? - gli domandò il Giannuzzi. - Sí ... e no. - È la Blichoff -. Alberto si stropicciava nervosamente
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non vide la graziosa moina con che Fasma gli si accostava dietro la seggiola e gli posava sulle spalle le manine dalle ugne rosate. - Se domani, per
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! Io mi ci arrabbio. La colpa in gran parte ricade su lei; mangia meno d'una formica -. Il dottore, ripreso il polso di Fasma, strizzava gli occhi, per
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cui finora mi ero creduta incapace ... - Tu mi aduli - la interruppe Massimo. Ed ella gli rispose con una mossettina di broncio, seguita da un bacio
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- Tu menti! - urlò il barone. Era pallido come un morto, tremava tutto e fulminava cogli occhi il vecchio servitore che gli stava davanti, pallido
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star bene ... Ah! È il tuo viaggio di nozze! - esclamò Hermann picchiandosi colla mano sulla fronte e spalancando gli occhi cerulei sotto le sue lenti
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: - Oh ... ooh ... Venitee! ... Si va al fiumee! - Síii! Síii! - E, da lí a poco, vedevansi muovere in mezzo alla vigna gli ombrellini bianchi, gialli
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L'amico Píula andava giú rapidamente, in modo incredibile. Ogni settimana gli lasciava dei grandi guasti sul viso, nell'andatura, nelle maniere
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. Finalmente alzò gli occhi, timida ... - Non mi crede? ... - Ma, sí ... Ma, sí! ... - Perché dunque sorride cosí? Già il torto è mio ... Avrei dovuto
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Udito il lieve scricchiolio dell'uscio, Eugenio si voltò. - Buon giorno - gli disse la pallida testina di donna che s'era affacciata tra i battenti
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. Il marito, diventato piú giallo per stravasi di bile, col volto scarno e gli occhi grigi, sbiaditi, di pesce morto, metteva paura fino agli assassini
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dileggiata, gli s'era rizzata altieramente in faccia rispondendo: - Sta bene. Ritornerò a casa mia. Non siete degno di avermi -. Ora si asciugava in fretta
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viso con quell'aria scrutatrice tutta propria, che forse un po' gli veniva dalle abitudini del mestiere, ma che in gran parte mi parve dovesse
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, gli oggetti d'arte sparsi allora qua e là su le pareti e negli angoli, il tavolino tondo, il lume dalla ventola giapponese, le si rizzavano
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quattr'occhi, non temevano di scoprirsi. Gli uomini, meno un solo, l'ultimo, erano stati piú gentili: - Si eran dichiarati contenti della sola vista
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Sedetti. Ella tremava ancora; non riusciva a snodare il nastro del suo cappellino. Aveva gli occhi pieni di lagrime e faceva sforzi per rattenerle
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tenere il leone a distanza, anche se avesse il suo piú fiero accesso di febbre. - È poi vero che i leoni abbiano la febbre? - Dicono. Ma chi gli ha
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eccellenti; io ne mangio a tutto pasto. Ma che noia! Alle dieci qui si va a letto, ed io faccio come gli altri. Sono già diventato un dormiglione. L'abitudine
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, chiuso da un bel cancello, era elegante e spazioso. Sotto gli archi del portico schieravansi molti vasi con alberetti fioriti. Nel muro rimpetto, sopra
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notte. L'occhio già intravedeva qualcosa nella oscurità che incominciava a diradarsi. Gli alberi, per la corsa del legno, ballavano in mezzo alla
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presenti innanzi gli occhi e non mi faccia tristamente fantasticare. Una folla irrequieta d'imagini luminose e leggiere danza allora attorno a me come
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ore. Poi, si tornava a volare. La strada era deserta; la serata bellissima. Gli ultimi crepuscoli sorridevano, tra dorati e rosei, sulle montagne
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quando il rumore delle catenelle che suonavano al loro collo e gli scossoni di tutti gli arnesi, che i poveri animali accompagnavano con una specie
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particolari del nostro incontro, del primo ritrovo, i mille incidenti delicati e gentili, i motti, i gesti, i paesaggi, le impressioni, gli oggetti
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fissavo piú si facevano intense e fresche, tanto da produrmi l'illusione di una realtà lí presente. Gli atteggiamenti, i vestiti, la voce, il sorriso mi
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carta, i soli che si fossero levati troppo in alto per la furia della mano che gli aveva buttati fuora, scendevano, scendevano ancora facendo dei celeri
Accademia della crusca
