Quell'estate al castello
Belavo che era una pietà, ma almeno mi serviva per sentire meno forte il tututún del cuore.
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. Pipistrelli e sotterranei, domestici infidi e parenti aguzzini (forse...), una fuga all'alba e una rivelazione sconvolgente; manca solo il tesoro, che
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c'era un muraglione a terrapieno, molto alto. Le grotte erano scavate lí dentro. La prima dunque era piú una nicchia, grande grande ma non tanto
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Quell'estate al castello p. 9 Per cominciare: progetti di vacanze 16 Il castello 30 Una lettera e un ritratto 43 Esplorazione dei sotterranei 58 La
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che sui francobolli soliti non si vedevano tanto facilmente. Ma non c'era da meravigliarsi, venivano da tanto lontano... - Oh!! - Si era accesa una
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scivolava sopra con un luccichio misterioso. - Oh! - dissi. E Ippolita: - Oh! Difatti nemmeno questa era una cosa dal guic guic. Troppo solenne. Roba
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Era una brutta faccia. Tirata, stravolta, peggio ancora di quel primo giorno quando lei si era tanto offesa che lo zio prendesse in giro il nostro
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la verdura dell'orto, degli stufati con tante patate. Alla sera una bella insalata con le uova sode, e buonanotte al secchio. Non ci stavo male, anzi
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detto: - Ma ti bagnerai tutta, con la bici! Era un dubbio cretino. Quando una ragazza è pronta a scappare all'estero, dalle grinfie dei parenti cattivi
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perché dovesse prendersela tanto se avevamo fatto una figura un po' ridicola davanti a suo zio. - Hai visto come fa, - disse. Anche dalla voce si
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uh accipicchia! L'«uh accipicchia» non faceva parte del canto, mi era venuto fuori per una slittata piú lunga che per poco non mi mandava a sbattere
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. Brava polla: quel «non so» era già una bugia. Allora era inutile aver tanto studiato perché non fossi obbligata a dirne! Andai avanti, standoci più
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della partenza, di una stoffa leggera, a mazzolini di fiori piccoli su fondo chiaro, come andava di moda a quell'epoca. N. B., che vuol dire Nota Bene
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Non l'avevano mica chiusa in una cella Ippolita. Quando io e i suoi zii eravamo entrati in quella sala d'aspetto, lei c'era già, seduta dall'altra
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. Avevo sulla punta della lingua di domandarle «Tu però gli vuoi bene?», ma queste sono domande micidiali, quando una ragazza ha i genitori che non
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fa allora. Questo era un nome che avevamo inventato noi due per significare una signorina di quelle piene di smorfie, il tipo gnegné, insomma. Era il
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brutte cose di loro, ora che sapeva che non erano vere. Io mi dicevo, però, che non doveva essere una gran consolazione scoprire che in fondo avevano
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una cosa e l'altra. Ippolita adesso che il groppo si era sciolto non stava piú zitta come prima, anzi avrebbe parlato tutto il giorno. Fu allora che mi
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invece una divisa scura con il berretto a visiera. Doveva cuocere due volte, là dentro. Mentre continuavamo a salire, una curva dopo l'altra, la campagna
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. Risultò che il Rarissimo, l'Introvabile, tra loro non c'era, cosí nonna non diventò ricca come Bonaventura, però ne ricavò lo stesso una bella somma. La
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Ippolita fece una smorfia. - Ma non cantavano mica cose simili, i trovatori. - No? - No. Cantavano le lodi della loro dama, accompagnandosi col liuto
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. Veramente, volendo andare per ordine, prima del postino con la lettera arrivò, alle nove e mezza precise, una tale abbastanza giovane con cappellino piccolo
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fondo, be', bisogna dire che lei non restava indietro. Con quella sua aria delicata, non era poi per niente una piaga o una pappamolla, anzi certe
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davvero, Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra una mandata di
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Mica che lo continuassimo subito, il discorso. Anzi. Prima ci fu il pranzo: una morte civile, quel giorno. Ippolita non alzava gli occhi dal piatto
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dormivo, non me ne ero accorta? Mi alzai a piedi scalzi e andai a sbirciare dalla finestra, tirando su appena lo sportelletto di una persiana. Macché sole
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