Quell'estate al castello
perché dovesse prendersela tanto se avevamo fatto una figura un po' ridicola davanti a suo zio. - Hai visto come fa, - disse. Anche dalla voce si
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soggezione: non è un conte, lo zio della tua compagna? - Oh, mamma, ma questo cosa c'entra! - Ti troverai male, non saprai come comportarti con gente cosí
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c'era un muraglione a terrapieno, molto alto. Le grotte erano scavate lí dentro. La prima dunque era piú una nicchia, grande grande ma non tanto
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rampicante, io, i miei fratelli e mia cugina Isa che veniva da Casale, piú un paio di altri cugini sotto Ferragosto. Nonna ci faceva dei gran minestroni con
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scivolava sopra con un luccichio misterioso. - Oh! - dissi. E Ippolita: - Oh! Difatti nemmeno questa era una cosa dal guic guic. Troppo solenne. Roba
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naturale, immagino, che ragioni un po' alla stessa maniera, anche se è piú giovane. Non era fatto per capire la mamma; non c'era proprio niente da fare
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lampadina anche a me. - I franc...! - Mi fermai a metà parola, presa da un dubbio: - Ma sono usati, varranno lo stesso? - Sí, se sono vecchi e rari. Lo
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Quell'estate al castello p. 9 Per cominciare: progetti di vacanze 16 Il castello 30 Una lettera e un ritratto 43 Esplorazione dei sotterranei 58 La
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pozzanghere. Un cappelletto di tela bianca in testa, per il sole, e sotto il cappelletto le trecce già un po' disfatte per via della biciclettata. Il
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. - La lettera era sul comodino e ho visto il timbro. Mia madre è a Parigi. Rimasi un po' li. America e Parigi per me era circa lo stesso, tutt'e due
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entrare con noi e solo all'ultimo momento era rimasto invece indietro per dar retta all'attaccabottoni. Ippolita s'aspettava d'essere scoperta da un
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informarsi, un bel patatrac. Aveva ragione, niente da dire. Mentre ci pensavo su sentii di nuovo il frrzz frrzz frrzz della pioggia e allora mi scappò
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però alla fine verrà scoperto altrove. Un romanzo dal classico impianto avventuroso; una storia di incomprensioni familiari, ma anche di amicizia e
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rispondermi, stupida! Ed ecco che mi si mette a piangere come una fontana. Finalmente, pensai. Era proprio ora che piangesse. Però da un lato mi
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di Caterí dalla trecciolina e altre storie 59 Bianca Pitzorno, Streghetta mia 60 Angela Nanetti, Le memorie di Adalberto 61 Bruno Munari, Un fiore con
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? Non poteva negarlo, dunque disse: - Già. - Ma a Parigi ti aspetta qualcuno? Qui andava sul sicuro: - Sí, mia madre. - E come ti chiami, di' un po
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. Allora anch'io, allo stesso modo, feci finta di dimenticarmi che mi avevano chiamato vipera e guardata come un vile verme. Eravamo diventati tutti molto
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contare che poteva prendere un malanno, con tutta l'umidità che c'era là sotto. Insomma, poco da dire, venivo proprio ad essere la sua salvatrice, tra
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Salivamo la strada bianca di polvere, sotto un sole a piombo. Si cuoceva, nell'automobile nera con la capotta piatta. Ippolita, che era in campagna
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Eravamo tornate da un po' in città e a scuola e Ippolita viveva già con suo padre, quando si terminarono di valutare i francobolli dello zio Pio
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, - (ah ecco, era un liuto, il chitarrone), - e la dama si affacciava al verone e stava a sentire. Idea! Facciamo un gioco. Tu vai a metterti sul
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pubbliche, anch'io del resto arrivavo al sette solo in italiano e storia, chiusa parentesi), - e dicono che devo prepararmi per fare meglio un
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Ma ci sono un sacco di altre cose da dire, prima che si arrivi a quello che doveva succedere poi. Non bisogna mica credere infatti che stessimo
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più la stessa ragazzina che poco prima parlava di chiudersi in un buco nero. Facevamo un tale fracasso che. Remigio e le donne vennero fuori con tanto
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caso che la gran luce che ci aveva abbagliato era riflessa da un nuvolone di quelli ammucchiati su alti alti come torri. Poi l'abbiamo visto; era
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con la morte civile. Era un cerchio di ferro battuto che reggeva le finte candele con le lampadine e somigliava tutto (fuorché per le finte candele
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. Poi si senti cantare un gallo e mi venne il dubbio che stesse per spuntare il sole. Cosa faceva Ippolita, che non la sentivo per niente? Se perdeva
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