Quell'estate al castello
nuova voce fu: - Non me ne importa un fico della sua lettera. Adesso si mette a piangere, pensai. Non può dire questa cosa e continuare a star lí
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scoperto anche loro. Appena finito, la zia piegò il tovagliolo e lo mise via nella sua busta ricamata, poi andò su sparata. E io dietro. Mi guardò un po
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la sua quota di compiti da fare. Siamo rimaste sorprese di quanto poco ci volesse a uscire dalla galleria, ora che andavamo verso il chiaro. Dopo
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detto, potevo persino capire che in un certo senso mi invidiasse. Poi finalmente si mise a leggere la sua lettera; e di quel giorno non c'è da raccontare
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, sventolando le braccia e le pile (anche Ippolita aveva portato la sua) per mantenere l'equilibrio, cosí che i tondini di luce saltavano qua e là come
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poter contare su di me, dato che ero tutta dalla sua parte. E lo ero, infatti. Solo che, al momento, non mi sentivo piú per niente coraggiosa. - Ma dài
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camera sua, senza dir niente. Qui mi mollò e mi guardò in faccia, da lasciarmici per modo di dire i buchi, tanto guardava fissa. - È a Parigi, - annunciò
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lei, al castello della sua famiglia. Più che contenta: emozionata. - Per me, ci vengo di corsa, - dissi. Il sangue mi aveva fatto ciuff ed ero rossa in
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almeno una persona che teneva dalla sua parte. Lo zio mi guardò un po' male. La zia invece disse: - Si, forse sarà meglio - . Sottovoce aggiunse
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avuto ragione, se in cambio adesso doveva dar torto a sua madre. Loro non erano stati i nemici che facevano di tutto per separarle e che la
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contare che poteva prendere un malanno, con tutta l'umidità che c'era là sotto. Insomma, poco da dire, venivo proprio ad essere la sua salvatrice, tra
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che tu venga a omaggiarli, ci stanno aspettando. Mi domandavo se lo avesse fatto apposta a cambiare discorso e se nella sua vita con gli zii ci fosse
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, come era giusto: senza la sua pensata infatti quelle buste con quei francobolli non sarebbero mai venute fuori dal baule di ferro. Lei veramente non
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pareva la cosa piú normale da farsi. Lei mi guardò con l'occhio freddo che in certi momenti era la sua specialità. - Impossibile, - fa, secca secca
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fondo, be', bisogna dire che lei non restava indietro. Con quella sua aria delicata, non era poi per niente una piaga o una pappamolla, anzi certe
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portavano due volte al giorno anche in campagna). Lei era sempre nervosa, quando aspettava la posta. Bisognava capirla. Dalla sua mamma in tutti quei
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barba che barba che barba. Remigio andiriveniva coi piatti e la caraffa del vino, muto e stilé. Ogni tanto di sotto in su guardavo la sua faccia, che era
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dello sgabuzzino dove tenevano le biciclette, la sua e quella di Remigio che era una specie di monumento preistorico, ma lui ci teneva. Tirò fuori la
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