Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: remigio

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Quell'estate al castello

213812
Solinas Donghi, Beatrice 15 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Quell'estate al castello

aspettavano, friggendo, che tornasse Remigio dal cercarla in giú. Le feste che ci hanno fatto non si possono ridire. E anche la Vittorina e l'Adele, che

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cosa che gli dava proprio fastidio.) - Piuttosto, - disse, - mandiamo giú Remigio a vedere. Suonarono per Remigio. Ormai eravamo tutti in salone, anche

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: c'è da ritirare la mia bicicletta. Questo per dire come pareva tranquilla, Anche Remigio ne restò meravigliato. Me ne accorsi - siccome ero seduta di

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presto, prima che si alzino Remigio e le donne. Con la bicicletta non mi ci vorrà molto a arrivare a X a prendere il treno. - A X? (Era la città piú

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Remigio che suonava il gong per annunciare che il pranzo era pronto. Mi son dimenticata di dirlo prima che avevano quest'uso; era una cosa stilé ma

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già detto. Torniamoci, al castello, per vedere cosa successe dopo la telefonata. Intanto successe che, dieci minuti dopo, Remigio era pronto con

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educati gli uni con gli altri. Io mi barcamenavo a furia di gran sorrisi, un po' con tutti, anche con Remigio perché avevo rimorso di averlo creduto un

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coperchio. Nell'aprirsi fece uno gnau lamentoso. Mi ricordai del suono che aveva fatto la botola dello scheletro, quando Remigio l'aveva tirata su e si era

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intorno sembrava che friggesse, da tanto che stridevano le cicale. Il cameriere - autista (avevo scoperto che si chiamava Remigio, come l'eroe del

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d'argento dove Remigio metteva la posta, ma appena data un'occhiata alla busta tutto il rosso della contentezza le andò giú. Le venne un faccino

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passava dall'ingresso di servizio, dove c'era una porta a vetri che dava in cucina. Si sentivano benissimo, dentro, le voci di Remigio e delle donne che

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più la stessa ragazzina che poco prima parlava di chiudersi in un buco nero. Facevamo un tale fracasso che. Remigio e le donne vennero fuori con tanto

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ricco, col cilindro naturalmente e tanti anelli sulle falangi delle dita, e stavo terminando una scheletressa in guanti e cappellino, quando entrò Remigio

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barba che barba che barba. Remigio andiriveniva coi piatti e la caraffa del vino, muto e stilé. Ogni tanto di sotto in su guardavo la sua faccia, che era

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altro tempo si sarebbe fatta beccare da Remigio o dalla cuoca, insomma dal primo che si alzava, e allora addio. Oppure era già andata via e io, che

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