Quell'estate al castello
incantato. - Purtroppo sí, cara. Cerca di farti coraggio. Anche alla mamma, ne sono certa, è costato molto prendere questa decisione. Ti spiegherà tutto
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scivolava sopra con un luccichio misterioso. - Oh! - dissi. E Ippolita: - Oh! Difatti nemmeno questa era una cosa dal guic guic. Troppo solenne. Roba
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vestito di ieri, quello azzurro; parecchio spiegazzato, per la stessa ragione. E questa ragazzina in bianco e azzurro che sembrava scappata di casa e
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l'ha proprio indovinata lei -. Mi ci voleva, questa soddisfazione, dopo che mi ero tanto mortificata quando invece non l'avevo indovinata affatto. Le
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lucertole si arrostivano beatamente al sole. Nella seconda grotta invece c'erano i pipistrelli, disse Ippolita. Questa grotta era come una porta nel
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n'è piú di sgabellini nelle auto di adesso. Questa era molto bella, dentro, come un salottino tutto foderato di velluto. C'era perfino un vasetto smilzo
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non le importava un fico. Era diventata troppo educata. Mise via la lettera, e stop. Anche gli zii cercarono di spiegarle nella maniera migliore questa
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due anni che tenevo tutti i numeri. Non era una cosa grave in confronto a questa della madre di Ippolita, nemmeno da paragonare, però ci avevo patito
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, naturale: «Pfff!». E via di corsa, in punta di piedi, a sfogarci sulle scale. Questa rampa era piú stretta e ripida. Riprendendo a scendere si sentiva
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cosí. Per forza dunque che era sulle spine, in questa aspettativa. Le lettere del papà invece non aveva da aspettarle perché arrivavano regolarmente
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sognato di mettere il becco! Ma c'ero io. Ippolita non era del tutto abbandonata. Io potevo e dovevo fare qualcosa per impedire questa marcia ingiustizia
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porta dietro, lo chiamavano, per distinguerlo da quello principale. Doveva anche girare la chiave nella serratura, e fortuna che questa chiave Remigio
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