Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Quell'estate al castello

213673
Solinas Donghi, Beatrice 20 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Quell'estate al castello

labbro di sotto e fece l'occhio vago. Le riusciva molto bene perché li aveva, gli occhi, di un colore nuvoloso, tra il celeste e il grigio. - Quali

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tutt'intorno stavano dei tronconi di personaggi di pietra, o magari animali o mostri, non si capiva bene perché erano molto fracassati. Ippolita mi spiegò

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perché dovesse prendersela tanto se avevamo fatto una figura un po' ridicola davanti a suo zio. - Hai visto come fa, - disse. Anche dalla voce si

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dovuto andare in America, negli Stati Uniti, perché lí si fa piú presto a ottenere il divorzio. Almeno, credo che ci sia andata per questo. E cosí sono

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. Brava polla: quel «non so» era già una bugia. Allora era inutile aver tanto studiato perché non fossi obbligata a dirne! Andai avanti, standoci più

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scendi a colazione all'ora solita e dici agli zii che io vengo dopo, che non mi sento bene, quello che ti pare. Insomma la tiri in lungo perché si

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! non le diceva nemmeno dove fosse la madre, anzi nemmeno di aver avuto una lettera, le diceva, e piú ci pensavo piú ne restavo schifata, perché non era

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potrebbe andare a vedere! - Perché, tu dici che è profonda? - Credo di no, ma io i piedi non ce li inetto, grazie tante. Guardai l'acqua nera che puzzava

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so, perché una volta facevo collezione. Saltò in piedi e cominciò a rimescolare le lettere nel baule, come avrebbe rimescolato le monete d'oro

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appena ci sentirono (e non era una cosa difficile, perché eravamo rientrate cantando Suoni la tromba a squarciagola) non si sarebbe riusciti a trattenerle

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stava per tornare al castello (si capisce che nel frattempo ci si salutò col maresciallo, perché intanto l'attaccabottoni l'aveva finita con la sua

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fece su una risatina. Ma in stazione un carabiniere c'era davvero. Fisso o di passaggio, questo non lo so, perché non mi è mai venuto in mente di

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educati gli uni con gli altri. Io mi barcamenavo a furia di gran sorrisi, un po' con tutti, anche con Remigio perché avevo rimorso di averlo creduto un

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sbottonò, viceversa, sulla faccenda che le bruciava di piú, cioè il nuovo matrimonio di sua madre. Le bruciava soprattutto perché lei doveva ben saperlo

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per portarla di sopra. Mi chiamò signorina, mettendomi subito in soggezione. E l'ingresso idem, perché era proprio imponente. Alle finestre c'erano

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ragione; anch'io ce l'avrei avuta con gli zii, se mi avessero fatto passare le vacanze come le facevano passare a lei. Già, perché anche nel pomeriggio

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pomeriggio. Da morire. E se invece proponevo «esploriamo?», perché secondo me c'era poco gusto a stare in un castello se non si esplorava tutto da cima a

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pioggia e l'altra. Era tutto zuppo, bastava che scontrassimo un ramo per fare la doccia completa. Siamo dovute riscappare in casa quasi subito, perché

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lasciava passare ancora meno. Si era dovuto accendere il lampadario, per vederci. Ora bisogna che spieghi com'era fatto questo lampadario, perché c'entra

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fuggiva, mica io. Conosco tutti i particolari della fuga perché piú tardi me ne parlò diverse volte, cosí posso raccontare com'è andata. Dunque

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