Quell'estate al castello
chiaro con la pila al di là dello specchio d'acqua, dove il raggio arrivava appena. Aguzzando gli occhi riuscivo a vedere qualcosa, una macchia nera, come
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, solo andata. L'impiegato della biglietteria era un tizio coi baffi all'ingiù. Alzò gli occhi per guardarla; i baffi invece rimasero ingiù, però anche
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labbro di sotto e fece l'occhio vago. Le riusciva molto bene perché li aveva, gli occhi, di un colore nuvoloso, tra il celeste e il grigio. - Quali
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contrario. Di botto fece: - Ma non parliamone qui, vieni su in camera mia. In camera fece dietro - front e mi guardò fissa negli occhi. - Voglio dirti
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viaggi di Giovannino Perdigiorno 53 Roberto Piumini, Fiabe per occhi e bocca 54 L. Gandini/R. Piumini, Fiabe lombarde 55 Gianni Rodari, Il gioco dei
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a me, facendo uno splaf gigante che mi schizzò fino agli occhi. Ed era Ippolita in stivali di gomma, che continuava a ridere col singhiozzo e diceva
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no. Aveva i suoi occhi di puro acciaio inossidabile, mentre lo diceva. - Allora ci vado. Scappo. E tu mi devi aiutare. Lo sapeva da tanto tempo di
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sportello a prendere i biglietti e tutte tenevano gli occhi fissi su Ippolita, aspettando di vedere come sarebbe finita. Lei faceva la disinvolta ma
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sbirciare sopra la sua spalla sgranando gli occhi più che mai. Tutt'e due, anzi, li avevano che parevano uova al tegamino col bianco tutt'in giro - un
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con gli occhi intanto mi accennava quelle finestre. Fu la prima avvisaglia. Un brividino minimo, a quella frasetta che pareva detta per scherzo. Meno
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figura che ti accompagni col liuto. Si mise in posizione giungendo le mani sulla balaustra e guardando in su con gli occhi sognanti, io imbracciai il
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la mia mamma, io... - Avevo quasi paura che mi beccasse gli occhi. - Allora vuol dire che non capisci proprio niente! - Poi per fortuna incominciò a
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d'occhi a vedere che cosa succedeva. Volevamo passargli davanti come in parata, senza smettere di cantare, invece naturalmente ci scappò da ridere
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veniva di nuovo giú il finimondo. Nelle sale scure del castello, i grandi alzavano gli occhi verso i vetri inondati e dicevano, come si usa in questi
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Mica che lo continuassimo subito, il discorso. Anzi. Prima ci fu il pranzo: una morte civile, quel giorno. Ippolita non alzava gli occhi dal piatto
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camera era un po' meno buia quando aprii di nuovo gli occhi. Cominciai ad aspettare che Ippolita passasse davanti alla mia porta. Ci eravamo messe
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