Quell'estate al castello
Finito di stampare nel mese di gennaio 1996 per conto delle Edizioni E. Elle S.r.l. presso la Società Editoriale Ergon Ronchi (Go)
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so, perché una volta facevo collezione. Saltò in piedi e cominciò a rimescolare le lettere nel baule, come avrebbe rimescolato le monete d'oro
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lucertole si arrostivano beatamente al sole. Nella seconda grotta invece c'erano i pipistrelli, disse Ippolita. Questa grotta era come una porta nel
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Gianni Rodari, Fiabe e Fantafiabe 25 Francesco Altan, Kamillo Kromo 26 C. Lastrego/F. Testa, La Giovanna nel bosco 27 C. Lastrego/F. Testa, Benvenuto
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, puoi dire delle mezze parole, cosí nel vago. Oppure, idea! ecco come si può fare. Stasera quando andiamo a letto ti dico che mi sento poco bene
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lasciato il segno. Cosí come eravamo siamo subito risalite al castello, dove nel frattempo gli zii erano tornati dal cercare Ippolita in su e
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senz'altro nel pomeriggio, o domani. Insisteva su questa lettera, magari le sembrava un pensiero consolante quello che d'ora innanzi, se non altro
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tutto non eravamo state proprio nel centro della terra. Fuori dissi ancora, sbattendo gli occhi nella gran luce: - Allora domani, eh, con gli stivaloni
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figuravo già l'urlo che avrebbe tirato lei nel trovare vuota la camera e volevo essere sul posto per sentirglielo tirare. Sorpresa: non ci furono urli
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minestrone di pensieri che rni bolliva nel cervello, non sapevo neanch'io cosa dire. Fu di nuovo Ippolita a parlare. - Loro sanno bene, - disse, - che se
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Andavo sempre in campagna dalla nonna, per le vacanze. Facevamo i bagni nel fiume, giocavamo a briscola e all'ometto nero sotto la pergola del
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. - Vengo anch'io, - dissi, a muso duro. Era importante che la povera prigioniera, nel momento d'essere riacchiappata dai suoi aguzzini, avesse accanto
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casa proprio sua. Sí, rispondeva Ippolita, questo le faceva molto piacere, però nel frattempo stava volentieri anche con loro. Era talmente
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provato e pensato nel buco nero invece non parlava, io credo che non ci riuscisse. Una volta che provai a domandarle che cosa facesse, lÍ al buio
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, dovevo pensare a omaggiare il signor conte e la signora contessa. Stavano nel salotto, che naturalmente si diceva salone, difatti era altissimo
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ortensie? Il conte Ottavio, che, si vede, aveva fatto anche lui un giretto nel parco invece della siesta. Il «plin plin» che avevo già pronto non mi
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ragione; anch'io ce l'avrei avuta con gli zii, se mi avessero fatto passare le vacanze come le facevano passare a lei. Già, perché anche nel pomeriggio
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che dovessero essercene nei sotterranei. E c'era persino una botola nel pavimento, che a dare retta ai romanzi era la cosa più promettente di tutte
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davvero, Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra una mandata di
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tornare indietro. Forse si era stufata di camminare nel bagnato con due tipe col muso lungo, in stivali di gomma che facevano sguisc. A me però mi venne in
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appunto scendendo per controllare? Le prese una fretta terribile, e sfido io. Tremava dalla agitazione e intanto nuotava nel sudore al fresco della
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