Quell'estate al castello
Belavo che era una pietà, ma almeno mi serviva per sentire meno forte il tututún del cuore.
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contrario. Di botto fece: - Ma non parliamone qui, vieni su in camera mia. In camera fece dietro - front e mi guardò fissa negli occhi. - Voglio dirti
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da lei. E tu hai detto che però adesso lo sapevo. Dall'emozione di quello che indovinavo che doveva dire adesso, mi prese la tremarella. A Ippolita
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uh accipicchia! L'«uh accipicchia» non faceva parte del canto, mi era venuto fuori per una slittata piú lunga che per poco non mi mandava a sbattere
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. Però rimasi lo stesso molto contenta quell'anno che la mia amica Ippolita mi domandò se mi andava di passare una parte delle prossime vacanze con
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vita di società? Veramente non lo sapevo nemmeno io che vita mi aspettassi di fare, al castello. M'immaginavo soltanto che avremmo cercato il tesoro e
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che mi ammalerei. Invece quando si sono separati sono stata un pezzo con mia madre, qui - in Italia, voglio dire - e anche a Parigi. Poi però lei ha
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gioco della dama col trovatore. - Cosa c'è? Cos'hai? - Ero fin spaventata. Di nuovo come quel primo giorno, mi agguantò per mano e mi tirò fino in
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tutt'intorno stavano dei tronconi di personaggi di pietra, o magari animali o mostri, non si capiva bene perché erano molto fracassati. Ippolita mi spiegò
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, che versando caffè dalla caffettiera d'argento disse: - Buongiorno, cara. E Ippolita? scende adesso? - Non so, non l'ho vista, - mi scappò di bocca
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lampadina anche a me. - I franc...! - Mi fermai a metà parola, presa da un dubbio: - Ma sono usati, varranno lo stesso? - Sí, se sono vecchi e rari. Lo
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di marcio e decisi che be', nemmeno io. Esplorare sottoterra, d'accordo, ma levarmi i sandali e calarmi a piedi nudi in quel nero, nossignori, non mi
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ai primi giorni, quando mi faceva soggezione per via della sua divisa da cameriera inappuntabile, col grembiule bianco coi pizzi e tutto. Quel
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fece su una risatina. Ma in stazione un carabiniere c'era davvero. Fisso o di passaggio, questo non lo so, perché non mi è mai venuto in mente di
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Cosí la mia vacanza al castello non era finita, come avevo creduto prima. Veramente mi ero quasi aspettata che gli zii di Ippolita mi spedissero via
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una cosa e l'altra. Ippolita adesso che il groppo si era sciolto non stava piú zitta come prima, anzi avrebbe parlato tutto il giorno. Fu allora che mi
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fosse. Mi buttai al finestrino e tra i rami di un fitto d'alberi che senza dubbio era il parco vidi spuntare merli di mattoni, finestre ad arco, un
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... - Scema! mi fai venir da ridere. Inventa qualcosa di piú medioevale. Riattaccai dal principio, dandomi piú slancio. - O dama che t'affacci al
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bell'e sistemate. Una barbarie, la chiamava Ippolita. Magari proprio una barbarie no, però una barba lo era di certo. Quasi quasi mi veniva da darle
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; ma si dice cosí. - Per forza, - mi bisbigliò Ippolita, - sono fidanzati, sai. - Fidanzati? Ma va là! Non mi era mai venuto in mente, non mi sembravano
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davvero, Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra una mandata di
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facevano molto principessina, secondo me): proprio come nei romanzi. La guardavo, sotto sotto, pensando queste cose, e cosí mi accorsi che anche
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L'indomani mattina, ricordo, mi sono svegliata all'alba. Non ce n'era nessun bisogno; anzi, la mia parte era proprio di alzarmi all'ora solita e far
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