Quell'estate al castello
vita di società? Veramente non lo sapevo nemmeno io che vita mi aspettassi di fare, al castello. M'immaginavo soltanto che avremmo cercato il tesoro e
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rampicante, io, i miei fratelli e mia cugina Isa che veniva da Casale, piú un paio di altri cugini sotto Ferragosto. Nonna ci faceva dei gran minestroni con
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potrebbe andare a vedere! - Perché, tu dici che è profonda? - Credo di no, ma io i piedi non ce li inetto, grazie tante. Guardai l'acqua nera che puzzava
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Non l'avevano mica chiusa in una cella Ippolita. Quando io e i suoi zii eravamo entrati in quella sala d'aspetto, lei c'era già, seduta dall'altra
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all'estero, tutt'e due posti lontani, che si vedevano solo al cine. - Ma non capisci? Se è tornata a Parigi, non c'è motivo che io non stia con lei! Ha
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ero entrata in sala da pranzo col cuore nei tacchi dei sandali, dall'apprensione. Almeno, io lo sentivo circa a quel livello li. C'era già la contessa
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la ripeterai a nessuno? - Certo che no. - Ebbene, ecco: io mio zio non lo posso soffrire. Né lui né la zia. Tutto qui? Non lo trovavo per niente un
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! - dissi, tremarellando. - Parlo sul serio. - Ma io... Ma tu... Insomma, che cosa hai in mente di fare? - Di scappare, te l'ho detto. Domani mattina
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un po' istupidite. Ippolita sapeva solo ripetere: - Ecco cos'era, il tesoro! Ecco cos'era! E io: - Pensare che era qui! La cosa piú straordinaria per
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importanti. Questo che ha adesso in Brasile dovrebbe quasi esser finito, forse fra due mesi ritorna. Io in Brasile non potrei starci, per il clima, dicono
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rincresceva che lo facesse per causa mia. Non l'avevo mica picchiata con malanimo, io; solo per il nervoso della paura che avevo patita. Le dissi di
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deciso di accompagnarlo. Io ciondolavo lí nei dintorni, senza perderli di vista. Li vidi entrare nell'auto. Un momento ancora, il tempo che Remigio
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educati gli uni con gli altri. Io mi barcamenavo a furia di gran sorrisi, un po' con tutti, anche con Remigio perché avevo rimorso di averlo creduto un
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Dopo, anche Ippolita si ostinava a dire che scovandola dentro a quel cunicolo l'avevo salvata. - Ma finiscila, - protestavo io. - Vorrei vedere se
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resto, dunque bisognava dire scalone) e io le andavo dietro, Ippolita mi trattenne un momento per bisbigliarmi: - Vedi? Mi tengono dietro le sbarre! E
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balcone e fingi di essere la dama e io di quaggiú ti faccio la serenata. - Se mai toccherebbe a te di far la dama, - trovai da ridire, - sei tu che hai i
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, qualsiasi cosa si facesse, passeggiata o altro, a una data ora non c'erano santi, doveva fare i compiti delle vacanze, una certa quota al giorno. Io mi
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ripassi. Un ridere, certe volte! Ci attaccavamo la ridarella a vicenda, io a lei o lei a me, e poi viceversa e versavice e cosí avanti per mezzo
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. Pfff io, sottovoce; pfff lei, piú forte. - Oh santa polentina! - dissi allora. - Santa polentina? Pfff!! Cosí tanto per cambiare finí tutto in ridere e
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davvero, Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra una mandata di
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ritiravano sempre in tempo perché Ippolita non se ne accorgesse. Io non li capivo tanto, quegli sguardi. Sembravano preoccupati, ansiosi; di che? Le
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altro tempo si sarebbe fatta beccare da Remigio o dalla cuoca, insomma dal primo che si alzava, e allora addio. Oppure era già andata via e io, che
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