Quell'estate al castello
un'altra ragazza in classe nostra l'aveva, a parte Ippolita. Ascoltando dischi ci siamo messe a parlar d'altro e dopo un po' fu quasi come se non fosse
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da centro della terra, proprio: il meglio del meglio dell'esplorazione e dell'avventura. - Sai cosa ti dico? - fece Ippolita dopo un momento
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smetterla, che se no cresceva il livello dell'acqua e rischiavamo di annegare tutt'e due. Ricominciò a ridere col singhiozzo, e il momento dopo, giú di nuovo
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dietro, un passo dopo l'altro, voltando le spalle al chiaro dell'entrata. I muri della galleria erano lustri per l'umidità; infatti anche qui c'era
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come se niente fosse. Sicuro come l'oro, che adesso crolla e si mette a piangere. Invece no. Né allora né dopo. Anzi piú tardi, in automobile mentre si
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loro come gli occhi presero un'aria stupefatta. Fu allora che lei si rese conto di aver fatto un gravissimo sbaglio. Lo spiego dopo, che sbaglio fosse
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dopo non sarebbe nemmeno successo.
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scendi a colazione all'ora solita e dici agli zii che io vengo dopo, che non mi sento bene, quello che ti pare. Insomma la tiri in lungo perché si
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lui, e tanto meglio dopo tutto se gli sembravo giudiziosa, almeno da questo lato non sarebbero
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già detto. Torniamoci, al castello, per vedere cosa successe dopo la telefonata. Intanto successe che, dieci minuti dopo, Remigio era pronto con
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di corsa, dopo quello che avevo avuto la faccia di dirgli. Invece si comportarono molto bene, devo ammetterlo. Come se non fosse successo niente
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Dopo, anche Ippolita si ostinava a dire che scovandola dentro a quel cunicolo l'avevo salvata. - Ma finiscila, - protestavo io. - Vorrei vedere se
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invece una divisa scura con il berretto a visiera. Doveva cuocere due volte, là dentro. Mentre continuavamo a salire, una curva dopo l'altra, la campagna
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ragione che la dama la devo fare io: aspetta. Spari in casa e dopo un pezzetto rispuntò dietro la balaustra di marmo del balcone. Si era messa una
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, voglio dire. Poteva far persino rabbia, da parte di una che viveva in un castello, ma non mi arrabbiai perché ormai potevo anche capirla, dopo il fatto
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bellissimo, tutto a sboffi e bianco accecante, ma col nero sotto. E la mattina dopo, giú acqua. Cosí gli stivali di gomma ce li siamo dovuti infilare
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scocciava dover pensare male di tutti. Dopo mangiato bisognò ancora andare in salone mentre i grandi prendevano il caffè, Il conte cianciava di questo e
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la mia porta. Dopo un momento sentii un dito che strisciava pian piano sul legno: il segnale. Toc toc, feci io come risposta: due o tre colpetti
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