Quell'estate al castello
Belavo che era una pietà, ma almeno mi serviva per sentire meno forte il tututún del cuore.
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, ha pubblicato i romanzi La figlia dell'Imperatore (Edizioni E. Elle) e II fantasma del villino (Einaudi Ragazzi). da 10 anni in poi Premio Cento 1986
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degli animali 5 Leo Lionni, Le favole di Federico 6 Mario Lodi, Il soldatino del pim pum pà 7 Gianni Rodari, Prime fiabe e filastrocche 8 Roberto Denti
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, stessa spiaggetta sull'ansa del fiume, stessi cieli azzurri sempre uguali. L'altra parte - che poi ero sempre io - non stava nella pelle dalla bramosia
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Andavo sempre in campagna dalla nonna, per le vacanze. Facevamo i bagni nel fiume, giocavamo a briscola e all'ometto nero sotto la pergola del
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da centro della terra, proprio: il meglio del meglio dell'esplorazione e dell'avventura. - Sai cosa ti dico? - fece Ippolita dopo un momento
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vicina e naturalmente non si chiamava X, ma nei libri tante volte non si dicono i nomi veri dei posti.) - Ma si. Non vorrai che parta dalla stazione del
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uh accipicchia! L'«uh accipicchia» non faceva parte del canto, mi era venuto fuori per una slittata piú lunga che per poco non mi mandava a sbattere
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vestite in maniere mai viste e profili di re che chissà mai in quale angolo del mondo regnavano o avevano regnato. Quei rettangolini che messi tutti
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che qui ai tempi della villa (quella che c'era stata prima del castello) doveva esserci una grande fontana coi giochi d'acqua e le statue. - Che
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discorso del groppo sul cuore me lo fece per l'appunto in confidenza, la mattina dopo in camera mia. Non era una ragazza che avesse studiato e magari non
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, falso-giulivo, al solito, del bel tempo che era ritornato e delle passeggiate che potevamo fare per approfittarne. Io sola sapevo che ci sarebbe
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restava indietro in un baleno, alberi, case, pali del telegrafo. Era una mattinata di un bello! le nuvolette come fiocchi di panna montata, le foglie
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sempre nei periodi di morte civile. Passarono, cosí al rallentatore, tre giorni. La mattina del quarto giorno, prima di colazione, andai in camera sua
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creduta di indovinare io, che non facevano frequentare alla nipote le compagnie del paese. E adesso dove la mandavano a terminare le vacanze? Giustappunto
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intorno sembrava che friggesse, da tanto che stridevano le cicale. Il cameriere - autista (avevo scoperto che si chiamava Remigio, come l'eroe del
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ragione che la dama la devo fare io: aspetta. Spari in casa e dopo un pezzetto rispuntò dietro la balaustra di marmo del balcone. Si era messa una
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. Veramente, volendo andare per ordine, prima del postino con la lettera arrivò, alle nove e mezza precise, una tale abbastanza giovane con cappellino piccolo
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un passaggio segreto: potrebbe anche essere, no? dato che quaggiù siamo nella parte più antica del castello. - Oppure, - disse Ippolita, facendo la
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proposito, anche le grotte erano due, come le cantine. Stavano in fondo al parco. A reggere il fondo del parco, con gli alberi e tutto,
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davvero, Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra una mandata di
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barba che barba che barba. Remigio andiriveniva coi piatti e la caraffa del vino, muto e stilé. Ogni tanto di sotto in su guardavo la sua faccia, che era
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sulla sponda del letto, che era il legno che avevo piú a portata di mano. Questo fu il nostro saluto. Adesso bisogna andare dietro a Ippolita: era lei che
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