Quell'estate al castello
Era una brutta faccia. Tirata, stravolta, peggio ancora di quel primo giorno quando lei si era tanto offesa che lo zio prendesse in giro il nostro
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attaccato il «palpitante». Poi siamo dovute tornare fuori. Tra l'altro lí al buio non avevamo idea di quanto tempo fosse passato e Ippolita aveva ancora
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un mal di testa. Dopo colazione, se la bambina non è ancora scesa, andrai magari a darle un'occhiata, cosí intanto parlate un po'. Si mise a ciarlare
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., avrebbe continuato lo stesso a mancarmi fino alla fine dei secoli (mi pareva) quel pezzetto di vacanza al castello che ancora mi toccava e che invece
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le trecce volarono in linea orizzontale, mi sembra ancora di vederle. Ballavamo intorno al baule come ammattite, gridando e pestando forte i piedi per
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corsa. Io dietro, e lo zio pure. La mia amica era ancora drizzata in ginocchio sulla panca, come si era messa per gridare quei suoi «non è vero». Scese
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deciso di accompagnarlo. Io ciondolavo lí nei dintorni, senza perderli di vista. Li vidi entrare nell'auto. Un momento ancora, il tempo che Remigio
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, in quel momento. Mancavano ancora piú di dieci minuti all'ora di colazione, avevo tutto il tempo di andare a vedere. Ci andai, ma non c'era. Mi misi
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castello, per la stessa ragione. In quei romanzi che leggevamo allora, dopo il lieto fine, molto sovente veniva ancora un Epilogo. Questa fine di vacanze
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si slanciasse all'insú, piú su delle cime degli alberi, ancora piú su della banderuola di ferro in cima alla torre. - Ma è... è bellissimo, - dissi
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tovaglietta a trafori in testa, per fare da velo, e devo dire che come dama convinceva abbastanza. Io facevo ancora resistenza. - Guarda che non ci riesco
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stavo tanto bene; non ero ancora abituata a tutta quell'imponenza e quando ero sola ricominciavo a sentirmi strana, cioè piú piccola del normale, come ho
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invece successe poi. Lo stesso vale per quell'altra volta, quando siamo andate nelle grotte. Lí anzi successe ancora meno, non abbiamo neppure cantato né
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poi aveva il nervoso, per questo aveva detto quella frase dell'anima rotta. Non era ancora arrivata la posta del pomeriggio (già, a quei tempi la
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lasciava passare ancora meno. Si era dovuto accendere il lampadario, per vederci. Ora bisogna che spieghi com'era fatto questo lampadario, perché c'entra
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finta che tutto fosse normale. Tant'è, mi svegliai. Di soprassalto, come se qualcuno mi avesse chiamato. La stanza era al buio, pareva ancora notte
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