Quell'estate al castello
comportarsi veramente orribile e cosí decisi che, come amica, avevo il dovere di odiarli anch'io. Un po' mi dispiaceva, a dir la verità, perché conoscendoli
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aspettare, fosse pure un minutino solo. Dunque il discorso restò a metà e cosí lo lascio anch'io. La continuazione al prossimo capitolo.
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sghignazzare un po'. Difatti sghignazzavo anch'io. Lei, dura, come se fosse sorda, con gli occhi color di fumo che guardavano sempre qualche centimetro
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strinsi forte la mano tesa e risposi: - Guic guic. Seria anch'io; quasi solenne. Come se fosse una promessa.
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, cosi è piú palpitante. Intanto torniamo al castello, dove anch'io stavo passando i miei guai. Erano cominciati all'ora della prima colazione, quando
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. - Vengo anch'io, - dissi, a muso duro. Era importante che la povera prigioniera, nel momento d'essere riacchiappata dai suoi aguzzini, avesse accanto
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. Allora anch'io, allo stesso modo, feci finta di dimenticarmi che mi avevano chiamato vipera e guardata come un vile verme. Eravamo diventati tutti molto
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accipicchia di niente, - disse poi, in tono rassegnato. - Chi? - Ma lo sapevo anch'io. - I genitori. I grandi. - Be', - dissi, cercando di essere giusta
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entrai anch'io per cercarla. Cominciava allora a scendere, cosí che la incontrai sullo scalone. Era tutta tirata in faccia, come succede quando si è
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ragione; anch'io ce l'avrei avuta con gli zii, se mi avessero fatto passare le vacanze come le facevano passare a lei. Già, perché anche nel pomeriggio
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mi ero sbagliata. Lo zio andò di sopra con la lettera, immagino per portarla alla zia. Anch'io me ne andai, perché adesso non c'era piú motivo di fare
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