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L’ambivalenza dell’atteggiamento di Oldenburg di fronte al mondo, dove all’adesione si mescola il proposito di mutarlo conformandolo al desiderio, dà
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mezzo a questi fossili alimentari e l’azione, cui mette sempre capo la scultura di Oldenburg, continua ad esercitare una funzione puramente psicologica
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Dopo i commestibili, o almeno in concomitanza con questa serie che resta sempre aperta, Oldenburg, a cominciare dal 1963, fa perno su un altro genere
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Dunque, è sotto il segno gastronomico che si svolge il primo tempo di Oldenburg (per quanto l’americano abbia continuato anche dopo ad occuparsi di
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Dall’incontro con Oldenburg la macchina è uscita sabotata e malconcia; la sua saldezza e funzione sono state barattate a favore di una vitalità
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’americano in generale e su quella di Oldenburg in particolare.
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del pubblico ad una mostra di Oldenburg. Qualcosa di scisso rimane sempre attaccato al mondo dello scultore americano, come la coppia di aggressiva
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Assieme ai due capifila Rauschenberg e Johns, Dine, Oldenburg, Segal, Rosenquist, Lichtenstein e Warhol tengono le posizioni chiave nel nuovo
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, Agostini, Dine, Indiana, Lichtenstein, Moskowitz, Oldenburg, Rosenquist, Segal, Stevenson, Thiebaud, Warhol e Wessel mann. Tuttavia, se l’interesse
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europeo, contraddice dolorosamente la genesi intima dell’opera, non così quella di un hamburger di Oldenburg, che accetta l’universo merceologico fino a
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limiti del tema rozzo e banale stabilito preventivamente. Ad esempio, i soggetti degli happenings di Oldenburg riguardano il folclore dei quartieri
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dati in fondamentali edizioni negli anni fra il 1958 il 1960. L’apporto dei nuovi artisti, di Oldenburg e di Dine, risa soprattutto a dopo il 1960. Allo
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estensione inventiva che allinea lo stampo di Oldenburg, il calco in gesso che Segal ricava da persone viventi, il riporto fotografico nel silk screen di
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Oldenburg o il gigantesco tubo di dentifricio non colpisce solo per l’ingegnosa ricostruzione manuale, ma per la capacità che ha di condensare in sé i
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apertamente tale finzione (da Tavolozza turchese del 1963 a Due tavolozze nere del 1964). Come Rauschenberg, Oldenburg, Johns perfino, così Dine potrebbe
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Sempre attivo in Claes Oldenburg, il sottofondo onirico meglio ancora che psicologico imprime una costante distorsione ad ogni frammento ricreato
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e greve della città e delle sue merci dozzinali. In questa attività Oldenburg si mantiene vicino non solo alla ruvida pelle del reale, ma anche all
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Così, e per passaggi conseguenti, Oldenburg riscopre i fondamenti ludici di ogni attività creativa, anche se il gioco che conduce non sarà mai
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, investe la figura stessa dell’artista e l’attitudine professionale da lui scelta nei confronti del mondo. Se l’ice-cream è posticcio, pure Oldenburg è
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Di fronte ad una costrizione come quella dell’utilità, l’infanzia e il sogno di Oldenburg si accordano prima di tutto nel privare di serietà le cose
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fine l’oggetto). Cercando di aggirare questo ostacolo, Oldenburg coinvolge il suo gioco in un movimento regressivo che riconduce la realtà in una
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Una contagiosa complicità, che è di ordine ancora organico, concede dunque ad Oldenburg di allacciare legami familiari col mondo; e la partita
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una marina di Lichtenstein: gli oggetti di Oldenburg possiedono profondità e intimità, e la loro emergenza nelle forme dei commestibili e ancor più
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svegliare alcuna curiosità, Oldenburg colloca dei pieni ingombranti dotati di grande mobilità visiva. Ma, più ancora dell’ottico, è il tattile a
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Espressionismo astratto e di Pittura d’azione. Allo stesso modo Rauschenberg, Johns, Dine, Oldenburg, Segal, Lichtenstein e Warhol, nell’arte americana
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