Pop art
anni Sessanta. Poi nell’arte, ma non solo in essa, ma pure nella cultura, nell’ideologia e nella politica, si è verificata un’impetuosa deviazione
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conferiscono prima alla monumentalità architettonica un’impronta espressionista, ma poi finiscono per contraddirla, frastagliando la superficie in un
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rilievo ma con netto sbalzo cromatico rispetto allo sfondo.
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Si apre qui la questione del realismo, della tranche de vie, di tutto quanto fa pensare ad uno scrupolo di verità realistico. Ma Segal sa che il
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; fra l’interno e l’esterno, il mondo onirico e la natura artificiale si è composta una sorta di equilibrio. Ma si presenta come un equilibrio
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La situazione che Rosenquist raffigura appare eminentemente equivoca ed aperta; non è nemmeno sintetica come quella del manifesto pubblicitario, ma
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Ma detto questo, è pure giusto sottolineare l’impegno propriamente originale del pittore americano di far scattare più fermamente il fantastico dagli
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di efficacia e di equilibrio formale. Ma, si badi, non avendo intenzione il pittore di annullare l’immagine (nel qual caso basterebbe ricondurla al
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Ma a sua volta da visivo l’itinerario si trasforma in stilistico ed in esso è dato riscoprire le tracce, sebbene manomesse e congelate, di uno stile
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mitragliatrice, l’ala di un jet o la fusoliera; ma si fa strada anche qui l’ellittica propensione a chiudere l’immagine in un unico particolare. Idealmente da
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braccia conserte (1962) non è più la serrata costruzione plastica cézanniana, ma una piatta figura del moderno Epinal meccanico, dove un contorno
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marine Lichtenstein arriva ad una specie di visività astratta, ma che si dimostra alla lettera proprio estratta dal linguaggio del cartoon. Con un
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A questo punto le figure, gli oggetti e i paesaggi di Lichtenstein ci investono ancora, ma in un confronto alla pari, dove la forma ha la meglio
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Ma il linguaggio commerciale non conosce la stringatezza: non lavorando che per quantità, spinge l’immagine a riprodursi. La riproducibilità
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Ma le foto allineate di Warhol attestano non solo la proliferazione, l’invadenza delle immagini nello spazio, ma anche l’inerzia della nostra
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Un caso a sé è rappresentato dall’eclettico e abilissimo Larry Rivers, che semmai appartiene ai pionieri e ai fiancheggiatori della pop, ma sempre
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grafica, di oggetti d’uso, e che pertanto ha puntato subito su una larga circolazione sociale. L’io divagante dell’artista in quanto uomo comune, ma
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impostazione ambientale sono rintracciabili in alcune realizzazioni di Klein, Arman, Raysse e dello stesso Tinguely, ma soprattutto di Christo, che ha
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simile attenzione risalgono a due notevoli ma opposte personalità, Francis Bacon ed Eduardo Paolozzi. Fra il 1949 e il 1951 Bacon si era servito di
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Un immediato riscontro lo si ritrova nel lavoro concomitante nel tempo, ma diversissimo nei risultati, di Peter Blake e di Richard Smith. Quanto
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Il nuovo punto di partenza, non Neo-Dada ma più latamente pop, nelle prove iniziali di Schifano, di Kounellis e di Mauri, appare meno intellettuale e
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rappresentato da Domenico Gnoli, ma il suo feticismo, la sua ossessione dei particolari di oggetti di una commedia borghese non appartiene alla Pop
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. Ma è proprio quella dell’eccezionale la categoria che l’Espressionismo astratto, forzandola al massimo, ha almeno per il momento reso inutilizzabile
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partecipata dall'interno, da uomini consapevoli di farne inevitabilmente ma anche comunemente parte, prende il posto di una città inquadrata da
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Sotto questo profilo si delinea essenzialmente il lavoro cruciale di Rauschenberg che procede, non già per successive selezioni, ma con uno spirito
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fine anche la rigida intelaiatura di Schwitters, che finiva per adattare l’oggetto alle necessità sintattiche della forma (ma poi non tanto l’oggetto
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percezione. Ma anche nell’attività percettiva non è mai assente una componente fisica, tattile, sostenuta egualmente dal gesto. L’opera del neodadaista
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collega allo squisito Joseph Cornell), ma la chiave risolvente sfugge sempre di mano: di ogni avviata interpretazione puntualmente i nessi vengono
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l’ostacolo dell’oggetto. In tal modo con accorgimenti sempre nuovi, ma in sostanza sempre omogenei, Rauschenberg ha affrontato e risolto il compito
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ricalca più la vita, ma diventa esso stesse un’occasione, una trappola affinché accada la vita, si manifesti. Se poi il mondo viene concepito come un
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L’identità di mondo-quadro vivente rientra nella poetica di Rauschenberg 25, ma pure in quella del coreografo Merce Cunningham, così che una comune
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’arte e l’evidenza delle figure convenzionali, senza mai pronunciarsi a favore di nessuno dei due. Ma la reticenza di Johns appare in sostanza come un
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fa parte del quadro e che pertanto era destinata non solo all’uso ma anche alla contemplazione.
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’intervento dell’artista continua ad avere luogo, non già nella fase del progetto ma nell’opposta fase, quando il prodotto interamente confezionato si pone
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Art che è Dine; ma in genere la temperie dove risulta ora impiegata, è meno ingombra di spessori soggettivi; appare più diretta, impersonale e
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dell’occhio si organizza oggi, non già su schemi naturali, ma meccanici e automatici: non è lo svariare delle luci sugli alberi e sulle acque a formare
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quella singola, ma sulla molteplice esperienza pùbblica. L’approccio per penetrare nel mondo oggi non può essere che sociale e collettivo. Ogni singolo
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finché vogliamo, ma risoluta e penetrante.
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Ma può intervenire anche la nostra facoltà pratica. Da uomini positivi maneggiamo l’oggetto, lo impieghiamo a fini costruttivi, e così implicitamente
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: torch ad esempio a fianco della torcia elettrica nell’opera omonima del 1962. Ma a volte accade pure che l’immagine venga tallonata dal suo nome, ed
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monumentale: mentre una dura bombetta da funzionario della city londinese (ma non sarà poi per caso il beckettiano copricapo di Molloy?) riposa sopra
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intervenuta nella sua disposizione, ma anzi come la cosa ricade una volta che sia lasciata a se stessa. Quell’assillo presente nella cultura e nella sensibilità
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paradossale in cui gli oggetti e le immagini vengono a trovarsi sulla tela, come attorno alla grande libertà, ma anche debolezza, che possiede l’arte
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veramente disinteressato né libero. Non volendosi sbarazzare del mondo, ma non potendolo neppure accettare senza contestazioni, l’artista americano sviluppa
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Ma in quale direzione espandere le voglie dei sensi, ritrovare corporalmente le cose se il mondo nella sua normalità respinge ogni richiesta del
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svegliare alcuna curiosità, Oldenburg colloca dei pieni ingombranti dotati di grande mobilità visiva. Ma, più ancora dell’ottico, è il tattile a
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della periferia — reale o metaforica — nei suoi confronti si configura anche come un’insurrezione politica. Ma nella sua impazienza e nella sua
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Proprio quell’avanguardia che non ha mai inteso chiudersi nel cerchio autonomo, splendido ma irrespirabile dell’arte, ma che si è proposta sempre di
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Anche la Pop Art, come il suo precedente immediato, il Neo-Dada, rientrano nell’avanguardia, ma in un episodio che oggi sappiamo ultimo, quello che è
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Nel suo nucleo fondamentale questo libro rappresenta la riedizione del volume Pop Art in USA, edito da Lerici nel lontano 1967. Ma presenta al tempo
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