Pop art
Ogni artista provvede la sua opera di un certo numero di agganci per attirare lo spettatore, come la creazione di un linguaggio porta sempre con sé
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nostro sguardo ha ormai inghiottito milioni d’istantanee e di fotogrammi; si è assuefatto a questo linguaggio che procede per rotture e per accelerazioni
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, prestare una vera attenzione. Il salto maggiore resta sempre il passaggio dal linguaggio piano della pubblicità ad un linguaggio rozzo ma complicato e
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iconografica, gli permette di lavorare indisturbato al livello del linguaggio: ciascun suo intervento mira infatti a circoscrivere gli aspetti formali del
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stretta, il prelievo è libero di esibire la sua struttura linguistica, fredda e meccanica quanto può esserla in un linguaggio industriale tendente alla
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la forma. Giacché al riconoscimento dell’esatta e neutra bellezza del linguaggio industriale Lichtenstein perviene solo dopo aver riscontrato
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» ed, infine, le ispezioni microscopiche del linguaggio tradizionale della pittura, illustrano le tappe successive, raggiunte in modo chiaramente
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ipotesi si avvicina di più al vero, ma è propriamente il linguaggio del cartoon. L’olio, la tempera, i colpi di spatola e di pennello degli originali si
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Due anni più tardi, nel 1965, sottopone in presa diretta il linguaggio soggettivo della Pittura d’azione al freddo trattamento (e per molti dovrà
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marine Lichtenstein arriva ad una specie di visività astratta, ma che si dimostra alla lettera proprio estratta dal linguaggio del cartoon. Con un
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Coerentemente il suo lavoro coinvolge i contenuti della cronaca e dell’idealità consumistica assieme al linguaggio meccanico che li ha messi in
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consente di esaminare le trasformazioni che il linguaggio industriale, con imparzialità, fa subire alla bellezza femminile, alla morte violenta e alla
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isolando l’immagine al centro dello spazio vuoto della tela. Il linguaggio irrimediabilmente ridondante della mitologia di massa viene costretto alla
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Ma il linguaggio commerciale non conosce la stringatezza: non lavorando che per quantità, spinge l’immagine a riprodursi. La riproducibilità
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linguaggio meccanico, disseccandoli, li banalizza in uno schema composto da cinque petali (nessun ricordo delle viole già troppo stucchevoli), e quindi
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gli autentici valori quantitativi, funzionali e consumistici che guidano il linguaggio commerciale, ma insinuando anche la grande arbitrarietà di essi.
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costante stilizzazione rituale ed astratta di ogni fenomeno ed avveni mento, ed è quanto si riscontra nel linguaggio industriale che sta poi all’origine di
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può farlo solo sul piano del linguaggio, com’è ormai assodato), ripiega, tessendo attorno alla realtà un discorso retorico. Come è il caso dell
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. Giosetta Fioroni avverte la suggestione del linguaggio fotografico, il fascino freddo della pellicola d’argento e le sorprese nel taglio dell
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’ordine raro dei risultati totali e, per il linguaggio composito impiegato, formativi per la definitiva presa di coscienza di tutta una generazione di
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. Non a caso la Pop Art è nata nel più industrializzato paese del mondo, come un tentativo di adeguare il linguaggio artistico alla nuova situazione
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’oggetto-immagine, che si ispira all’environment cittadino, al linguaggio dei mass media e ai prodotti di consumo. La fortunata etichetta è il risultato
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grande circuito metropolitano. In questa presente generalizzazione la Pop Art ritorna, meno però come linguaggio, e più come dato di fatto, «natura
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