Pop art
L’ambivalenza dell’atteggiamento di Oldenburg di fronte al mondo, dove all’adesione si mescola il proposito di mutarlo conformandolo al desiderio, dà
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capovolgere le attese e le abitudini percettive dello spettatore. Nel caso di Segal, se il contesto percettivo, dove emerge l’anonimo, presenta
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dove si è immersi e si scorre fino a trovarsi quasi nell’impossibilità di averne un’esatta percezione. Da un punto di vista figurativo, l’attributo di
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Nella sua condotta di lavoro tiene il primo posto il prelievo, dove si serve del calco, di questo strumento di presa abbreviata sulla realtà che, con
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Talvolta Segal ricorre ad un supplemento di luce. Come accade sul palcoscenico, dove il regista può manovrare tutto il parco lampade così da ricavare
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molto lontano dal Musée Grévin, dove ciò che viene messo in evidenza è la rassomiglianza emblematica da candidato all’immortalità, ottenuta
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di Cieli argentei (1963), dove le figure frammentate e rapportate su scale diverse di due pneumatici, un volto femminile, la testa di un uccello, il
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. Il primo, dove due cieli sovrapposti fanno da cornice l’uno all’altro, porta al centro, veleggiante tra le nuvole quale astro del giorno, un
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Blang e Blam del 1962 si arriva a Varoom del 1963, dove l’onomatopea, questa parola-suono-azione-segno, si slarga come un sole di violenza ad occupare
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la bella, questa corrente di spuria energia percorrente la storia, bensì interessano il modo e il come. Il dove conduce l’ingiunzione tutto sommato
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presa, l’immagine del pittore americano costringe ad articolare e a distinguere; là dove invece la corrispondente vignetta del fumetto offre la sola
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della promozione dei valori visivi, il viluppo Art Nouveau arriva a disporsi lungo una linea storica, quella della grande tradizione francese, dove la
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braccia conserte (1962) non è più la serrata costruzione plastica cézanniana, ma una piatta figura del moderno Epinal meccanico, dove un contorno
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restituiscono una volta di più il senso di un’ispezione, dove è la stessa pennellata dell’artista ad essere scrutata in quel campo d’indagine che resta
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A questo punto le figure, gli oggetti e i paesaggi di Lichtenstein ci investono ancora, ma in un confronto alla pari, dove la forma ha la meglio
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relativa soluzione. Il risultato infine dell’esame è un tipo di figurazione fredda, dove anche il pathos e le stesse situazioni tragiche si presentano
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realismo americano, in un arco molto ampio dove sono rappresentate anche le posizioni più incerte di chi, non mordendo direttamente sulla realtà (e l’artista
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Questo clima di ricerca oggettiva può essere esteso a tutta una situazione europea venuta fuori dall'Informale, dove con differenti scarti temporali
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Ancora un caso particolare, ma decisamente alto, è rappresentato dal lavoro di Louise Nevelson, dove la visione da realistica e urbana, «bassa
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bandiera degli States come soggetto di una serie di quadri, a Jasper Johns va il merito di aver reintrodotto il luogo comune nella pittura, da dove era
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sopra della macchina, indica appunto questa regione emblematica della vita moderna, dove natura e realtà artificiale si pareggiano.
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happenings, dove è passato dalla «cinetica del disordine» all’esplosione della macchina cinetica. In trasparenza, il tema evidente dello spettacolo è la
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finisce per conferire una presenza enigmatica all’oggetto, dove l’esterno, il rivestimento, fa opera di negazione dell’interno.
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con il suo inter vento, in quanto diretto e semplice comportamento, riesce a saldare insieme. Come accade nei «quadri trappola» di Spoerri, dove si
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della Pop Art inglese. Dal 1956 Hamilton speri menta una pluralità di tecniche, dove il montaggio di frammenti d’immagini commerciali si unisce al
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brillantissima di rilievi in legno, dove nella semplificazione dei profili, nella festosa felicità dei colori, nell’evidenza visiva e frammentaria
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: fumetti, illustrazioni dei rotocalchi, immagini pubblicitarie. Fahlström possiede la vocazione del narratore fantastico, dove è il tempo che diventa l
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estetiche 2. Dove si trova il mondo? A questa domanda che ad ogni svolta critica si ripresenta in forme sempre più pressanti, si risponde indicando
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oggetti, già così intenzionati nell’ordine dei significati da porsi in stretto parallelismo con le sue tavole pittografiche, dove il segno grafico ed il
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, cerca di allargare la presenza materiale dell’opera, ponendola in stretta relazione con lo spazio reale dove si muove lo spettatore. È soprattutto
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La scena reale dove si svolge l’esistenza dell’uomo costituisce il costante obiettivo di Michelangelo Pistoletto, e a tale scopo l’artista si serve
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in un luogo fantastico, dove il sogno, l’infanzia e la nostalgia di un perduto Eden s’incontrano dentro una corposa dimensione fisica. Se in tutto l
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Partita dal mondo cittadino e da una iconografia pubblica, la corrente oggettuale degli anni Sessanta approda, infine, su un mutato orizzonte, dove
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, dove gli sguardi incrociano le chiassose figure pubblicitarie e le mani si esercitano sulle scatolette di Campbell’s Soup e sui bianchi tasti delle
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artistica uno spazio vuoto dove addentrarsi: l’universo cittadino che ingloba tutti noi moderni, questa costrittiva presenza che, per impiegare la
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stanno nelle loro opere ogni volta in precario ma produttivo e personalissimo equilibrio, dove, se il passato è rappresentato dall’Espressionismo
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, così che non già una perfetta fusione si può realizzare fra le cose e lo spazio ma una tensione, una sorta di reciproca rincorsa dove l’uno tenta di
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Rauschenberg, che lascia scorrere le immagini e le cose, con parti di vivace eccitazione gestuale, pause di maggiore distensione e nodi dove il gesto incontra
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’Espressionismo astratto cui fa ora più aperto ricorso, risulta adoperata in modo impersonale. Nelle composizioni dove introduce un certo numero di figure provvede
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quadro vivente, un incrocio di avvenimenti dove il tempo sottomette di continuo lo spazio, la pittura, ma anche il teatro o la danza risultano
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che suggerisce stasi, una tesa fissità dove s’insinuano l’inquietudine e il sospetto, e perfino un margine virtuali di vera e propria teatralità. È
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luogo dove si sviluppa l’happening è costruito con materia eterogenei, tanto da assomigliare maggiormente ad un assemblaggio che ad una normale
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Art che è Dine; ma in genere la temperie dove risulta ora impiegata, è meno ingombra di spessori soggettivi; appare più diretta, impersonale e
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ostentazione le spalle, bensì trovano una forma consapevole di collaborazione, dove sono la realtà e la cultura industriale ad offrirsi quale luogo d
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comuni ricostruiti, penetrati di consapevolezza, dove sono poste innanzi le modalità strutturali con cui viene elaborata la realtà artificiale e con cui
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, siamo posti di fronte all’oggetto in un diretto faccia a faccia, dove il fattore percettivo (io vedo la falciatrice o il coltello) acquista un ruolo
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condizione onirica, in quella dell’oziosa, cedevole, voluttuosa infanzia, dove gli oggetti non oppongono alcuna resistenza ma si mostrano anzi pronti ad
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cinema, lo spettacolo musicale, la pubblicità televisiva, la grafica. Così, migrando di nuovo dal sistema secondario e collaterale dell’arte, dove aveva
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storia. Dunque, concetti così intimamente legati al suo percorso, dove spiccavano i termini negativi di «anti», come antiarte, antipittura, antivalore
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è in maniera sintomatica un americano. Alludiamo ad Edgar A. Poe ed alla sua celebre Lettera rubata, dove si dimostra che, collocando proprio la
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