Personaggi e vicende dell'arte moderna
gravi e ingloriose, anche noi dobbiamo avere il coraggio di portare una parte di quella angoscia che domina oggi il mondo. E se è vero che nel
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Bonnard, che rimase per tutta la vita impressionista, non fu mai del tutto conquistato dalle «profezie» di quegli esteti; e se è vero che il pittore fu
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’austerità di questi protestanti è il mito. E diventa il loro incubo». Ma il mito non nasce in Norvegia allo stato naturale, come gli abeti; e se è vero che
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, per concludere poi che il vero Picasso è nella pittura che prende spunti più esteriormente leggibili dalla realtà oggettiva, oppure che il
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quegli artisti, in contrapposto al vero visibile, al vero inerte, oggettivo; ma il cubismo di Picasso non ha, né potrebbe avere anche per motivi di tempo
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Nello scritto precedente abbiamo cercato di dimostrare che Picasso attinge le sue impressioni dal vero e che queste sue impressioni assumono una
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punto di partenza dell’artista è, questa volta, il vero oggettivo. Ma il visitatore, sulle prime non ammette che un povero gatto che addenta un uccellino
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di questo dramma estetico, la causa non fu l’amicizia del letterato col pittore, ma la indiscussa statura dell’artista. È vero, «tutti coloro che sono
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scultura negra sembra sopravanzare il quanto di «analisi» scientifica. E se è vero quanto dice assai suggestivamente il Bertini a proposito della
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altissimo magistero formale. È vero, Braque non fu un rivoluzionario; si può dire che egli arrivasse tappa per tappa, il giorno dopo: non primo fra i
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Nuovo e «antico», fino a sconcertare, appare Kandinskij nel più «giapponese» dei quadri esposti: «Pittura chiara», che è del 1911, vero gioiello di
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È chiaro che de Staël ebbe un temperamento più ricco e veemente di quello di tanti altri suoi coetanei notissimi, ma è altrettanto vero che questo
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» nella parabola finale, facendosi la sua inquietudine «inceppata», non più «entusiastica come nel passato». È vero, l’ultima fase della produzione
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la sua crisi e fuori di essa, in un momento successivo. L’ipotesi di un Pollock diverso, migliore di quello vero, è infatti a ben leggere dentro di noi
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Nel primo gruppo delle opere di Bacon, si nota un indugio anche stilistico verso modi romantici (chiaroscuri accentuati, presenza del vero
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interpretato in rapporto ai suoi problemi e al suo linguaggio. È vero si, come dice la Volpi, che le tempere di soggetto sociale e politico intorno al 1931
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È vero, si, che l’arte di Giacometti non si motiverebbe senza il nutrimento della «scuola di Parigi» negli anni Venti, e che la grande lezione di
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E poi è proprio vero che Viani da queste «macchiette» fu sempre irretito mettendo in pericolo i risultati della sua arte? Si guardino nella saletta
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È dunque il modo di dipingere, lo spazio di tempo interiore successivo alla pura ispirazione, alla pura idea dell’opera, il vero «messaggio» di Melli
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moda»: troppo «vero» per le diavolerie mentali dei novecentisti. Un artista a sé, severo e gentile, che «sa dipingere» e che «non si sa che cosa
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parvenza del vero, ma legata con disperazione alla realtà dei sensi, pungente e acuta come se le immagini di questo mondo si rivelassero a piaghe, a ferite
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avanguardia, come ad esempio Morlotti, non si rifanno a forme e ad epoche precedenti alle loro? Noi rispondiamo che è vero, si che in Morlotti si può parlare di
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nella sua sempre rinnovata scommessa col vero. La punta più avanzata nel cammino del suo linguaggio pittorico è l’impressionismo, per altro come rivisto
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ricollegarsi a certe scoperte ed esperienze dal vero che i nostri non avevano fatto o (peggio) avevano creduto di fare nell’Ottocento, cogli Scapigliati e
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, ma piuttosto, se mai, al Kandinskij geometrico e a Klee, Prampolini è l’italiano più notevole, come Baumeister è il più notevole tedesco. E se è vero
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rigore che spira in tutta quanta l’arte del maestro bolognese, a prescindere dalla qualità e dalla statura di ciascuno dei due. Si, è vero, come scrive
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Che poi, come scrive Marchiori, il raggiungimento della libertà interiore abbia salvato Guidi dal declino della vecchiezza, è vero soltanto sul piano
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configurò tra i sei personaggi del gruppo torinese di cui Levi fu uno dei «motori», è vero fino a un certo punto; e non già perché, sotto sotto, l’artista
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quella specie di paura che si prova davanti all’ignoto». È più vicino al vero invece il fatto che Spazzapan fin dal 1932 fu apprezzato da quelle persone
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Sironi) fu compiuta con contenuti e sentimenti diversi, ma con modi stilistici che avevano le radici dentro il Novecento: è vero, si, che fin dai tempi
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superflue neppure per gli studiosi, ma di avere «insinuato» attraverso di esse «la possibilità di assumere il passato a modello» del presente: un vero e
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la scelta dei testi novecentisti non poteva mai apparire opera apologetica dell’«arte fascista». Si, scriveva in altre parole Castelfranco, è vero che
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. Il che è poi anche vero, nei limiti in cui ciò può esser detto. Perché svariati studiosi dell’arte italiana dal 1910 al 1945 sembrano tracciar
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: perché, se è vero che i vivi di ieri hanno bisogno dei vivi d’oggi, non è altrettanto vero il contrario: tra la generazione dei ribelli al Novecento
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Però secondo noi qualche cosa di più, che una semplice raccolta di testi, poteva esser fatto; e non sappiamo a dir vero fino a qual punto
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vero, in gran parte poco dopo il 1945 e sono il frutto di una situazione diversa da quella della elaborazione angosciata e solitaria dello Stradone della
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È vero, si, egli razionalmente si è fatto una idea dei perché della guerra, sa che i buoni e i poveri non la vogliono e basterebbe il quadro «No» a
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schioccanti spatolature, certi segni troppo geometricamente e artigianamente scritti, la perdita di quota, fuori del loro vero spazio, che è metà
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necessità di un approfondimento del linguaggio pittorico, della ricerca di uno stile quanto più possibile aderente ai tempi: e se è vero che in altre zone
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Che Brancusi fosse un patriarca condotto per mano verso la vita eterna da pensieri mistici può essere anche vero; ma è vero altrettanto che allo
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successivi al primo trentennio di questo secolo: è vero, si, che l’artista non inventò numerosi altri motivi dal nucleo di quelli cui aveva dato vita dal
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È vero che uno scultore come Jacob Epstein si rifà alla stessa fonte cui si ispira Brancusi; e se non proprio ai Buddha dei secoli IV e VI d.C
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ogni altro gruppo artistico: tanto vero che a distanza di più di quarant’anni i dada assumono una drammatica attualità, assomigliando molto, sia nella
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rifugiarsi ad Ambleside, in Inghilterra, dove riprese a edificare il suo secondo «merz» gigante, vero monumento al Dada, e dove mori, nel 1948.
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non identificabili con la realtà visiva costruzioni precise, architetture complesse come di un vero e proprio racconto: viene in mente, qualche volta
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forze al di là del visibile; c’è sempre, è vero, in queste crepe grondanti, in queste carezze di spine, una immagine malinconica di sudario; ma questa
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Francese, il quale aggiunge a questi vasti e drammatici dipinti (amplessi nei quali l’artista riesce a implicare ricordi e violente presenze del vero
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dichiaravano paladini della realtà oggettiva, difensori del Vero, in base al canone tradizionale di un’arte che «imitasse» nei minimi dettagli la natura
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altri — degli «imitatori del vero» al principio del secolo XIX.
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rappresentare l’immagine, non attraverso il vero direttamente, ma sul filo di una persistenza, quasi che le figure sulla scena siano già apparse da un
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