Personaggi e vicende dell'arte moderna
. Dipingeva dalle sei del mattino fino alle nove, perché così voleva la Lucia, giustamente persuasa che un quotidiano esercizio con i colori avrebbe
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quelle attuate a Milano dopo la Liberazione; sia perché le opere del maestro post-impressionista francese erano assai scarsamente conosciute in
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occasione della XXVII Biennale di Venezia costituì senza dubbio l’avvenimento più importante della rassegna internazionale, sia perché la complessa
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’opera grafica dell’artista sopravanzi di molto la pittura; non già perché il grande pittore norvegese non abbia espresso a pieno il suo mondo nel colore
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surrealismo di Picasso è più convincente, perché non avrebbe bisogno d’essere confrontato con la realtà, o, anche, che Picasso è Picasso soltanto quando
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forma assai diversa da quella tradizionale nella pittura e nella scultura, non già perché egli sostituisca alla realtà di tutti una realtà che non esiste
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necessario riconnettere punto per punto l’immagine della paura. Ecco perché a noi il quadro, «alla fine», non ripugna. Vi troviamo, e in maniera molto
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Picasso». Ne hanno scritto e riscritto perché non ne potevano fare a meno, perché le prime prese di posizione, i primi entusiastici consensi dei Jean
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— che la personale del pittore francese Jean Fautrier. Diciamo «indifesa» perché i dipinti dell’artista, di taglio insolitamente piccolo, e, al massimo
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, persuadere chi si rifiuta di comprendere. Soprattutto perché il negatore per partito preso giudica con un metro diverso da quello che presuppone l’opera
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cercare una relazione che non possono avere. Perché una delle costanti del pittore francese è il suo rifiuto a legare più figure fra loro, a
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’arte moderna di Roma perché dal 1927 al 1959 ci è dato di ricostruire passo passo il cammino del massimo artista inglese vivente, a cominciare dal suo
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«pregiudizi» della logica delle proporzioni, delle formule, della certezza di ogni tecnica e di ogni scienza, e non già perché il surrealista rifiuti
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— noi diremmo piú propriamente frustra — la nozione in una sorta di «contronozione»; c’è in cielo una nuvola? E perché non una rupe, con la medesima
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, che appare sulla tela come un miraggio, una specie di isola verde, con prati ed albero, stampata in mezzo al cielo; o perché mai nel quadro «La voix du
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inattuale; non tanto perché l’impegno morale ed umano dei migliori realisti ci persuade del tutto, ma perché non credevamo che la fase critica in cui
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moderna di Roma, raccolta ed organizzata dal Department of Circulating Exhibitions del Museo d’Arte Moderna di New York. Non solo perché la raccolta dei
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rettorica nei manifesti, il momento più alto dell’arte di Ben Shahn, non già perché il pittore sia su una strada giusta in quanto realista, ma perché questi
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Ora che De Pisis è morto la notizia della sua scomparsa non ci giunge, però, meno triste: perché un pittore che muore desta sempre una forte emozione
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faceva Dufy; soltanto, si sarebbe detto, la cornice di questa festa; perché la natura di De Pisis è sempre stata lirica, evasiva, di chi si accorge con
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», «Il filosofo», «Impressioni di Parigi», poco ci manca perché diventino vignette; ma è proprio quel poco che ci manca, che è di Viani: la sobrietà delle
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Per questa serie di considerazioni Roberto Melli è un artista di grande suggestione e di alto significato nel panorama della pittura italiana, perché
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attraverso scuole e nomi. Infatti il Melli «tonalista» appare in questa saletta già più fisionomico, non perché nella prima sala manchino dipinti e
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: il tempo è davvero passato a sufficienza, perché la Mostra di Scipione non appaia alle nostre coscienze come un semplice omaggio, o una turbata
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non solo perché viene finalmente presentata in una rassegna bene scelta, benché avara, un’artista di statura maiuscola, ma anche perché con la pittura
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per gli antinovecentisti storici. I due infatti operarono al di fuori del Novecento perché quei modi non appartennero mai alla loro pittura, perché essi
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meno convinto, più o meno operante, perché non poté essere diverso, pena l’eroismo, che non è il forte di molti. In quel gran vuoto in cui ci trovammo
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considerazioni sul cammino dell’arte italiana dal futurismo all’informale, perché Prampolini ne è stato uno dei personaggi più notevoli.
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solo perché, nonostante le numerose contraddizioni in cui cadde l’arte sua, Prampolini ha rappresentato in un momento assai poco qualitativo in Italia
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della scultura di Manzu, dire perché questo frutto tanto diverso ha un così buon sapore.
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aver superato il complesso delle tendenze perché crocianamente illuminati dalle personalità, hanno contrapposto Manzù all’arte di avanguardia
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configurò tra i sei personaggi del gruppo torinese di cui Levi fu uno dei «motori», è vero fino a un certo punto; e non già perché, sotto sotto, l’artista
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acceso — come aveva insegnato il dolce fuoco modiglianesco —; e poi i fondi ancor lievemente romantici, perché mossi di chiaroscuri, insinuazioni quasi
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Vili Quadriennale d’arte di Roma. E non solo perché dallo «sguardo alla giovane scuola romana dal 1930 al 1945» si ricava con soddisfazione quanto
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Potrebbe dunque sembrar ovvio, — tanto da domandarci stupiti perché mai la Quadriennale non vi abbia pensato prima — che si facesse a Roma, dopo
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come Cavalli, Montanarini, Tamburi, Carlo Barbieri, il Maccari, «romano» e qualche altro potevano trovar posto nella rassegna, non solo perché i
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quadri esposti, perché tocca da vicino la storia della Quadriennale e insieme con essa la storia appassionante delle idee e delle polemiche a Roma
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tratta soltanto di stabilire quali siano state le peculiari differenze tra i due movimenti, ma di indicare il perché di certe differenziazioni. (Molte
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accettare questa «lebbra» plastica come «critica» nei confronti del «Tirannicida», del «Re» e della «Regina», perché applicarla anche al «Superstite» e al
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, vien fatto di pensare a Carlo Ramous, e non già perché quest’ultimo si rifaccia al primo, ereditandone i modi, ma perché Ramous comincia dove Negri
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dicono, che svuota del loro peso queste forme pur chiuse; e non già perché la prima impressione di consistenza e di robustezza ci venga tradita dal suono
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Eppure vien subito da domandarci perché buoni e cattivi, ceto borghese e proletariato, martiri e carnefici, assumano in Guerreschi il medesimo
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Anche il dipinto «Sogno violento» non è riuscito. E non già perché in esso siano toccati — dall’esterno —1 certi tasti del sadismo, ma perché il
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particolari avvenimenti e dalla piattaforma — perché altre valide non ve ne possono essere, infine — pacifista e democratica.
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Poi vedemmo le opere esposte alla Biennale di quest’anno, e le salutammo con commozione, perché ci parve che Dova avesse ritrovato il suo antico
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, delle sue opere: come quella in cui incorse lo «Uccello nello spazio», inviata negli U.S.A. per una Mostra, ma fermata alla dogana perché non
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E poi le sue due «baracche» minacciate di demolizione avevano soltanto l’esterno precario; perché all’interno gli ambienti dove Brancusi viveva
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insegnato, come pure che i suoi colleghi di avanguardia erano in gran parte «dei pagliacci», perché il rigore del suo stile par prescindere dallo
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ispirazione e stile, per cui le sue opere compongono quasi il ritratto di un arsenale, sono il risultato di una febbre fredda; né si vede perché lo scultore
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Victor Hugo perché era «in lui un indiavolato spirito di rivalità con la parola scritta» (Baudelaire). Ma ciò accadeva non per una carenza di «valori
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