Personaggi e vicende dell'arte moderna
abbandonato, si serviva di una specie di canna per segnare faticosamente le sue cordiali figure; egli appariva sempre, benché impedito, al centro della
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vizio che lo portò alle soglie della demenza, o che la vita dura, disordinata che egli dovette fare fin da ragazzo, col complesso mai placato del
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Egli dipinge dalle cartoline, impastando nei colori gesso e colla. Ma il talento del giovane è portentoso. Pissarro, Renoir, Monet sembrano
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Egli dipinge alla maniera impressionista, come il più nutrito e sano dei discepoli: i tremori, le angoscie, il delirio della sua vita di bevitore non
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La umana vicenda del pittore è particolarmente legata alla sua storia di artista: e benché egli negli anni della maturità si sia sempre più
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Verso quell’epoca, infatti, egli compì il suo primo viaggio a Parigi, dove ebbe modo di approfondire questa lezione all’Académie Jiulian e
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quanto patetico: egli si rifiuta di perseguire apertamente la via della avanguardia, come faranno ad esempio Matisse, Braque e Picasso portando oltre
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L’abbandono dell’avanguardia e il ritorno o il ripensamento dei modi impressionisti, avviene dunque in Pougny poco prima del 1930. Va detto che egli
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primaria importanza, nonostante gli echi delle scuole e delle personalità di cui egli subì la influenza, è possibile individuare un nucleo di opere
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parte di quello che egli chiamò «Il fregio della vita», una sorta di poema tradotto in termini figurativi, dove sono considerati come personaggi «La
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Il «caso» di Munch è ben diverso. Egli appartiene al gruppo di quegli artisti profondamente inquieti e curiosi che vennero in Francia a capire se
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forma assai diversa da quella tradizionale nella pittura e nella scultura, non già perché egli sostituisca alla realtà di tutti una realtà che non esiste
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cubista espressionista — egli «li conserva in uno stato di insubordinazione permanente, impedisce loro di eludere problemi in apparenza insolubili».
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stilistico di Braque e le componenti di Gris e degli Orfisti, il prim’attore, egli si sviluppa su una linea assai meno «ortodossa», dove il quanto di
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’equivalente «pittorico»: contro i futuristi che egli forse con eccessiva severità considerava illustrativi e provinciali, contro le intemperanze del
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altissimo magistero formale. È vero, Braque non fu un rivoluzionario; si può dire che egli arrivasse tappa per tappa, il giorno dopo: non primo fra i
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, a suo modo, un rivoluzionario, un inappagato sperimentatore: egli sente che il suo gusto di decorare, di giuocare, di alludere, non può limitarsi a
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prima di tutto che l’artista non si trova a suo agio fra i suoi colleghi avanguardisti; perché egli sente di andare oltre, e di arrivare a compiere un
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invece egli sappia ricostruire, oltre la fase di rottura del cubismo e dell’astrattismo storico, in un ordine di nuova e organica moralità, dove l’uomo sia
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qualunque certezza e qualunque logica, ma perché egli, per ritrovare la sua propria integrità pensante, fantasticante, sognante, ha bisogno di
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Rispondiamo subito che è nell’amore con cui Magritte rende queste assurdità la non gratuità della pittura. Nella misura in cui egli esprime
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Come Fautrier, egli, assai più di tutti gli altri artisti degli «ismi» non storici ora nominati, si lega all’insegnamento dei maestri francesi, da
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, appesantito, tutto il suo potenziale astratto. In molti dei quadri dell’ultimo periodo, dove è restituita l’unità visiva e spaziale, sembra che egli
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Che egli non esprima «il giudizio del profeta, ma soltanto del testimonio», come dice Cariuccio, è un fatto; ma la testimonianza dell’artista è
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naturalista in una «apparenza impressionista», un di più di visivo» laddove egli descrive) e verso il clima del Picasso surrealista, di Sutherland («Studio per
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carriera di grafico, avvalendosi di tecniche e di macchine perfezionate: litografo apprendista nel 1912, egli fece il mestiere della incisione sulla pietra
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Tornato in Patria, egli costituì intorno al 1929 il gruppo di punta degli artisti americani con Evergood. Levine, Hopper ed altri, ponendosi all
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spinta poderosa, causata dall'entusiasmo, alla schiena di Giacometti. Mi scusai. Egli si scusò; non come Giacometti, ma come un vecchio viaggiatore
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, quei mormorii alternati ad esplosioni e ruggiti, da lasciar muti i suoi accompagnatori, mentr’egli agitava in aria il bastoncino dal manico d’argento; a
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egli non chiude un’epoca, ma la continua, e, se così possiamo esprimerci, ne suggerisce una nuova alle attuali generazioni. Mai come in questa mostra
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con l’arte, non si può dire che egli assumesse dall’esterno e molto spesso anche nelle sue abitudini e nelle sue scelte d’uomo, atteggiamenti
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dell’arte di Scipione, aggiungeremmo che egli è finalmente passato per noi dal ruolo dei fratelli maggiori a quello degli zii: quegli zii, appunto
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Cosí non ci è parsa motivata l’osservazione di Lionello Venturi a proposito del «Mercato», là dove egli afferma che l’artista avrebbe adoperato le
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, mentre egli le aveva conosciute sopratutto a Vienna e a Monaco. Nella monografia che Lionello Venturi ha dedicato a Spazzapan per i tipi del
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A nostro avviso, Maccari è un uomo che, come molti altri della generazione degli zii, ha patito la nostra provincia; egli è stato fascista, più o
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soli di braci spente) sempre diversi e sempre ritornanti, egli aggiungeva una straordinaria ricchezza di versioni, tanto che un motivo era ripetuto
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L’insegnamento che offre il pittore di Modena è quella sua capacità o condizione di risalire alle fonti primarie dell’avanguardia, di scoprirne egli
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Con questo non vogliamo certo concludere che il disegnare e il dipingere di Spazzapan fossero affidati esclusivamente a una forma di trance. Egli
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alla realtà con un altro animo. Egli è un esperto e felice viaggiatore, egli sa che cosa vedere e che cosa scartare, sa, soprattutto — coadiuvato anche
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Palermo; egli, a quanto ci sembra, portò coraggiosamente e con una rara intraprendenza a Milano la lezione di Picasso: nessuno infatti l’aveva
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, quasi che egli ci dia nelle sue figure il diagramma di una passione non ancora scontata.
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disinvolto, ma egli è liberato per mimetismo, si direbbe, per quella sua costante attitudine a «far francese» senza arrivar mai alle scimmiottature
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È vero, si, egli razionalmente si è fatto una idea dei perché della guerra, sa che i buoni e i poveri non la vogliono e basterebbe il quadro «No» a
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Guerreschi di superiore saggezza, di una sorta di chiaroveggenza, guardando egli nello specchio del passato? I suoi quadri, insomma, sono una verità che ci
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liberi d’ogni ipoteca surrealista, nascono già «astratti», mentre al fondo di Dova pesa un retaggio surrealista, amaramente umanistico, con il quale egli
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alla Biennale di Venezia — «estratti dal cestino... dall’arsenale dei rifiuti, dal mucchio delle macerie, che egli montava e incollava facendone opere d
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varia. Le sue «miniature», come le chiama Konrad Rothel sono effettivamente «tra le cose più belle» che egli abbia eseguito dopo il 1956, ma non ci
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Piero Dorazio è un giovane serio e laborioso, che tenta di pervenire a formulazioni liriche da una partenza puramente meccanica: egli infatti muove
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neoclassici —basò tutta la sua arte sulla ispirazione; e poiché la sua macchina compositiva si muoveva soltanto attraverso la fantasia, egli poté
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commentare poemi e romanzi di ogni paese. Egli conversava, per così dire, con Shakespeare e con Goethe, con Ariosto, con Dante e Walter Scott, con Byron e
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