Penombre
lieto grillo era il nostro compare: o pace, o solitudine, o dolcezze! Chi, chi di noi più puri e più beati in quei giorni d'affetto e di mistero? Ti
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armoniosa più non udii fra i tremuli arboscelli, e la selva restò muta e pietosa su un nido di orfanelli. Quand'ecco di fanciulli una brigata che
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della chiesa, e un requie di più. L'altra tornò nella sua casa stretta, oscura, pudica come la bara della estinta amica. E più di quella restò forse
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Giacobbe. Giacché, pensando alla cruenta via per cui fe' vela l'angelo Pensiero, mi persuade la tristezza mia che non la tema il demone Mistero. E più
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, coi freschi venti che l'infanzia spira, spiaggie d'oro e di perle a imaginar. E in lontananza sul vago oceàno del mio viaggio tortuoso e strano, più
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immota la rapida ruota - del meno e del più. Le madri, frattanto, cadean ginocchioni, e in lunghe orazioni - chiedevan pietà... La notte piombava dai
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, laggiù in cimitero, genitori del mio genitor; dadi orrendi del giuoco Mistero, da Dio colmi di sterpi e di orror. Siete teschi, e nessun più vi dice
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qualche volta piango: giacché più del mio pallido demone, odio il minio e la maschera al pensiero, giacchè canto una misera canzone, ma canto il vero
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ulivo, querciol, cipresso, il tempo è adesso di dondolare e di cantare: il segno è certo, fuori al concerto! Cadenze e inchini - e dei più fini al
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la moglie più non viene, cantando, a porre al sole delle bambine sue le camiciuole; io, reprobo poeta di messale sdegnoso e d'ostensorio, vagando
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...- sei lire...un anello!.. sì grosso, sì bello...- mi volle rubar. L'anel della moglie - mio dolce signore. un dono del core - che più non vedrò
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vegliate... - E noi, noi le vergini dal cielo invocate! - Rammenti ?...Rammenti ?... la seggiola io sono, la seggiola bella, più bella di un trono, in
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voce al ciel s'ergea, e più bella del solito parea! - Povero amico,addio...quel mazzolino ho ancor, che mi donasti quando da te partìa... Di questi fior
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, brilli il sereno! Dacchè, cullandoti su questo seno, vi scende il gaudio dal paradiso, più non interrogo che il tuo bel viso! Quel viso candido coi capei
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come un pazzo: - É lui ch'io scerno, non v'è più dubbio, l'ho trovato, è lui, É il padre Eterno! Ah paradiso, purgatorio, inferno, alba, sera
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del buio immenso, scordatevi i mister dell'oceàno; ciò che davanti alla bellezza io penso è assai più arcano! - Del lungo crin nel labirinto negro, che
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il queto bimbo urlando. Dormi: la notte è fertile di sante apparizioni, e nuota in lei più rapido l'estro delle canzoni; io, Beniamini, io veglio col
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placido balcone una fanciulla che, curva fra i garofani, preparava una culla; e il più gentil battesimo avea cercato ai santi, e quattro labbra amanti lo
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fumando in santa pace: - inchiodala sull'uscio, è il tuo brevetto, il miglior dei blasoni, e il più verace ". E la canzon dicea : " Libero ingresso! Si