Penombre
agonizza sul campo di battaglia: quando pei valli dell'orrenda lizza la morte raglia, chi nei sentieri ove palla non giunge sta in guardia dei giumenti
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città. Le serve ridevano di sotto alle porte; furtiva la Morte - salìa l'ospital. Curvavansi in chiesa devoti e capoccie sull'ultime goccie
Penombre
nebbia di candido velo passavi come una figura in cielo, presago cuor! sulle mie guancie smorte sentir mi parve il soffio della morte!... Oggi un
Penombre
battan l'ali dopo l'ultimo giorno alme immortali? Stelle, quando la morte un'alma miete nulla salir per l'etere vedete? Suonano a esequie, un feretro
Penombre
serbate, oh intatte ritornino le età che son morte; del dolce, del forte, del santo cantar! Ma meglio, assai meglio se invece lo aspetta, la pace, il
Penombre
guarda fisso, e l'ignoto Signor nel tuo lo vede occhio pieno di morte, e pien di fede. Elemosina a lei, la poverella che un dì fu bionda, giovinetta e
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; gelato è il primo albore ; torna, torna ubbriaco al mesto tetto che orbò la morte d'ogni tuo diletto; alzerà il vino un lembo al velo bruno, rivedrai
Penombre
nostra gioia, il nostro salmo il secolo delle macchine annoia; cantiamo in ritmo algebrico del Cenisio le porte, cantiamo: o Roma o morte Tribuni o
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dietro le grate esose. Oh frescura notturna! A respirarla uscitene, fanciulle. Le morte son sepolte, e uscir non ponno; per le alcove nasceste e per le
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insieme al gaudio di chiamarsi fratelli; guarda: un orrendo bacio nell'almo sen li strinse, e colla morte avvinse gli sventurati amor... Madri che
Penombre
e d'ogni data, è la vita, è la morte, è l'Infinito! Così dicea la mia canzon verace, e mi sovvien che mi fornian le rime un sigaro fumato in santa