Penombre
Cara progenie del mio bicchiere, fumi e baldorie, nebbie e preghiere; urne fantastiche piene di fiori, piene di musiche, piene d'amori ; cara
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- Ecco un battesimo nella città ; mio saggio demone, che mai sarà? - Rispose: - All'ombra di quel velo bianco, in mezzo al cor di un tuo fratello
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nelle ville, tutto è fremiti e scintille, tutto è palpiti e splendor. Musa mia, tu se' una mummia, nel mio cranio, orsù, ti sdraia; tavolozza, si
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Se tu fossi seduta al fianco mio quando pesa su me l'irrevocabile odio d'Iddio ; se vedessi i tuoi cari occhi profondi quando, al vuoto del cor, mi
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caffé sbadiglia d'arte, per noia e moda, che il nome mio non s'oda, o ch'ei lo insulti io vo'! L'insulto e la calunnia, sposati in un sorriso, non
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il giovinetto amor; pensate il gaudio, pensate l'incanto!. . . La sua canizie a questi ricci accanto, questi tuoi ricci d'or, o bambinello mio vispo e
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mio, tomba ove giace estinto un giovinetto, tu fai l'effetto di un bell'inno pensato in paradiso; e il tuo sorriso è l'aura pura, fulgida, felice che me
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Perchè sei pallido o mio bambino? Perchè il tuo lucido occhio azzurrino, su cui di un dubbio non scese il velo, infaticabile s'affisa in cielo? Non
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Pallida, mesta, e collo sguardo chino a che pensi, seguendo, o giovinetta, il mio cammino? Forse sospiri che lungi è la vetta, che seguirmi in eterno
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, come in un tempio, inginocchiati. Canto l' ebrezze dei bagni d'azzurro, e l'Ideale che annega nel fango... Non irrider, fratello, al mio sussurro, se
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Colma il mio nappo, giovinetta bruna!... Vedi, la bianca e spensierata luna vi infilza un raggio... viva lo specchio, l'incubo e il miraggio! Questi
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Suonano a esequie, un feretro s'avvia, un prete è in allegria. O mio canestro di olezzanti fiori, tavolozza di forme e di colori, o stelle che dal
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pianura, benedetta da Dio; avrai le rime e i fior della natura, e l'amor mio. Io so trovarli i mesti sentieruoli pieni di caprifoglio, e in un bosco ben
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Tentanda via est. La bella mano gli posò sul crine e disse: - Io vedo il tuo serto di spine, e sento l'onda che hai qui dentro ascosa, o mio dolce
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; Ripenserai le lagrime delire, e i giuramenti a Dio, o bugiarda, di vivere e morire pel genio mio! E allora sentirai l'onda dei vermi salir nel tenebrore, e
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Ho un Virgilio sul mio bruno scrittoio legato in vecchio cuoio, che comperai per memoria di viaggio da un prete di villaggio; costui l'avea trovato
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la mia perla fina, questa infelice giovinezza mia, profanò la sua luce adamantina per bieca via! Lo sa Iddio se ho vegliato al mio gioiello, se mai
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Vivis rosa grata et grata sepulcris. I bei giorni trascorsi al presbitero! O mio santo curato che al giovinetto amico schiudesti il dolce asilo
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Stamane io avea gridato al mio cervello: si chiudano le porte a chiavistello, il padrone è ammalato e doloroso; si chiuda la baracca,e vi si scriva
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, laggiù in cimitero, genitori del mio genitor; dadi orrendi del giuoco Mistero, da Dio colmi di sterpi e di orror. Siete teschi, e nessun più vi dice
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bottino). Intirizzisco se schiudono l'uscio, ma qui la stufa borbotta tepente: oh benedetto il mio piccolo guscio, per me, nevata, sei tutta
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Io ho cercato nel mio letto, nelle notti, colui che l'anima mia ama: io l'ho cercato e non l'ho trovato - Ora mi leverò e andrò attorno per la città
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, brancolando, i tuoi parenti, ad uno ad uno. - Chi sei tu ? - Non ricordo...- E il domicilio ?... - Sulla terra! - Ma dove ? - É il mio segreto! E di
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una rugosa sua vicina dicea: - Monna Ghiandosa, rammentate il seicento? Fu in maggio, se non erro, di quell'annata, la maggior tempesta. Un mio ganzo
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non sono cattivo; ti amai nei dì del pianto e nei felici, e ti amerò ancor tanto di un amor puro e santo... Ma vi son giorni che il mio cor vien meno, e
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uscito a coglier gigli di una regina per i biondi figli!... Il falco sghignazzava nell'azzurro del ciel come buffone, e il mesto animo mio gli perdonava
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belli, io credo che se mai lassù piangete, gli è quando nei tessuti e nei gioielli Eva scorgete. Pensate il mio dolore: eran profili fatti per suscitare
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notte, o pudica, a mormorar: Qui abbiam l'azzurro, la manna e l'aprile, son rime e strofe e non le voglio dar! Condurrò l'Ira anch'essa al mio
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O armoniosa quiete del villaggio, balsamo sospirato un anno intiero, o pace della mia anima, e raggio del mio pensiero! Come sei tutta buona e tutta
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tremola forse la grande aurora... dalla profonda gora la farfalla uscirà! Musa, quel dì la lapide peserà sul poeta: ma tu, prona al mio tumulo, di serti e
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ancor!...Fantastico mio cor di pellegrino, né avran cessato i cantici il bardo e il canerino: giacché siam quattro in gabbia, ed all'amor si beve, il
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per te meditavo un paradiso; tu inghirlandavi d'alloro il mio nome, io d'amor sempiterno il tuo sorriso... tu prevedevi un serto alle mie chiome! O
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faccia di una donna onesta! Ma, seguendo il suo strascico di seta, il mio cor sospirava: - O bella creta, va', domanda alla Venere di Milo la lista dei
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alti stipiti morde il suo vecchio pane; solo nelle mie tenebre cerco il mio pane anch'io, cerco la fede in Dio! E il mesto cuore interrogo di tante
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all'allòr delle tue bianche chiome, del nostro pianto asperso, e profumato sul nostro cuore! Inno, inno mio, vola per l'ampio oceano! L'amor che ti conduce
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, pentirsi, e dileguar. Te non vedran, mio secolo, te che empiamente pio fai spose allo sbadiglio le insulse preci a Dio; te senza l'ire intrepide dei
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, l'orribile mio canto posso mutare ancor... Era un bel dì di luglio; dagli ampii finestroni piovean cadenze e balsami di fiori e di canzoni; brillavano le