Penombre
Un lenzuolo di nebbia avvolge il cielo, e la pioggia minuta e lenta cade; le colline lontane han messo il velo, e di fango si coprono le strade
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Qui a bu, boira. Come, come restar fra queste mura quando sapete che son fioriti il monte e la pianura, e conoscete, conoscete le valli e le pendici
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Nelle eterne solitudini ride il sole come un pazzo, e le fervide risate son di raggi immense ondate; per le selve e i precipizi, lungo i solchi e
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del Bello e del Ver!... Avviva i fantasimi che vivono un'ora, le amiche dell'anima che un soffio scolora; ti gonfia di orgoglio, vigliacco diventa
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profumo dei fiori e dei vini; le gonne di seta, nell'ombra compresse, con lunghi bisbigli ridevano anch'esse. E Lisa, una pallida dall'occhio di foco
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, per le strade e le piazze: io cercherò colui che l'a- nima mia ama. - Io l'ho cercato e non l'ho trovato. CANTICO DEI CANTICI Caniico dei Cantici
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biancheggia, non batton fronda i platani per le deserte vie, sparse di strane ombrìe. Qui il tarlo, occulto e vigile come le noie umane, solo negli
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attaccar la briglia alle fossette delle vostre spalle, la noia, il condottier della famiglia, si dipingea di ciel le guancie gialle! Giacchè, marchesa, voi
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Di tutte le notti fu il lungo lavoro, la dea che mi segue da sera a mattin; amica, due chèrubi parlaron fra loro, per fosco, per duro, per dolce
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Vidi schifose diventar le belle, e vidi i buoni diventar cattivi; vidi col minio all'anima e alla pelle, i casti santi e gli angeli lascivi. E
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fiala che alla tua bocchina piaceva tanto! Ripenserai la tua foga omicida, e gli immensi abbandoni; ripenserai le forsennate grida, e le canzoni
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Quando era colma l'anima di affetti e di armonie, ho prodigato al lastrico le esuberanze mie; e tracannai, beffandoli, vini di insulse ebrezze, e
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l'etere, vuoto miraggio ma parla, e cantami nel tuo linguaggio: anch'io, mio bambolo, anch'io, vedrai or fra le nuvole non guardo mai. Volin le nuvole
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vede; e il verme s'arresta, ripensa il cammino, le scarpe degli uomini, la neve, lo spino... L'allegra foresta, l'aiuola s'infosca, e il verme le
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Come un mortale anelava il fuggente globo di Venere; e le montagne sotto il dì nascente parean di cenere. Era l'ora del sonno, e del dolore, e dei
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l'Accidia, l'Accidia anima pia, soave primogenita del ciel; e verrà spesso nella stanza mia perché le aggiusti sulla faccia il vel. Poi la Lussuria: le
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Ella era nuda come un fior d'Iddio liberamente nei campi sbucciato; però pel ballo si adornava, ed io le stava allato. Creature del cielo, angeli
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città. Le serve ridevano di sotto alle porte; furtiva la Morte - salìa l'ospital. Curvavansi in chiesa devoti e capoccie sull'ultime goccie
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calice libato, ti assal la pigra voluttà del tosco; quando a tutte le maschere hai gridato: io ti conosco!, amico, i sogni allor sono svaniti, e tu ti
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Requiescant in pace Io conoscea due vispe vecchierelle che vicino abitavano di casa: le due cuffie eran sempre alla finestra, e per l'aria venìa un
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era il vento e fulgida la sera; volghi e campane avean finito il coro, e nei vasi di fior della ringhiera s'udian le foglie bisbigliar tra loro. Sacra
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, e tu m'intendi e taci: le tue carezze sono unguento steso, nettare i baci. Con te la vita è placida fiumana Che i burroni scordò onde discese: una
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Ancor vederti sembrami le braccia dimenare come una giovin rondine che tenti di volare, povero bimbo, piccolo cadaverin sepolto! Quel tuo vergine
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Vous ne la plaignez pas, vous, mères de familles qui poussez les verrous aux portes de vos filles, et cachez un amant sous le lit de l'époux! Vos
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Quando il sol cadde e tacquero le squille, la quiete e l'amor cantano un coro alla tribù dell'anime tranquille. L'uomo è stanco di passi e di lavoro
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Tandis que, la tête inclinée, nous nous perdons en tristes voeux, le souffle de la destinée frissonne à travers nos cheveux. V. Hugo. Vorrei farmi
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crede; abbatti, uccidi, interroga i morti e le rovine, cingimi, o bardo, al crine l'irrevocato allòr! - Egli lasciò le facili gioie, le soglie care. E
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Amo il buio e il fragor della fucina, e mi piace l'artier che tempra il ferro; la polverosa sua faccia ferina, gli occhi di ferro e le braccia di
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Quando ti parlo,come uno sparviero sono leggero ; come l'augel che bee l'aure remote in cui le note vibran forse degli angioli d'Iddio! Sul cranio
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albore! Oh schiudimi la porta, e schiudimi le braccia... - ecco il crepuscolo, la luce è sorta! Giovinettina lieta come una lieta mattinata, e candida
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Elemosina a lei, la poverella che un dì fu bionda, giovinetta e bella. Fulgida, allor, le garrule barriere correvi in caccia di pupille nere
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andati? Che a profanar sian nati strano per noi non è. O Santi, quando cantano le litanie pagate, o Santi, vendicatevi, e adosso a lor cascate: giù
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il volgo la giostra combattuta dai mille dolor; poiché al volgo narrarle non lice le vittorie dell'aspra tenzon; e il quattrino dell'uomo infelice non
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! Errando teco, pallida Sofia. Vi cantava la messa un cherubino, e vi nascean colombe ed usignuoli: oh il bel cammino, fra le intatte bianchezze e i
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, belle, ridenti, tiepide, nella tranquilla stanza tornano le memorie del luglio e dell'aprile, a colorir lo stile del pallido pittor. E accosciata in
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O bella donna di latte e di rosa, donna sdegnosa, m'han raccontato che nessun ti agguaglia nella battaglia ; che hai di ferro le braccia, e che il
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d'aceto un canto mi cercò. Era un bel dì di luglio; dagli ampii finestroni piovean cadenze e balsami di fiori e di canzoni; brillavano le mummie nelle
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garriti e fischiate fesse: fin le tegole anch'esse, forse per l'abitudine dei nidi, si credon rondinelle e volan via. Fra le spighe gli steli e gli
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bella amica, ma con gioia pudica; e non baciarti, e tener gli occhi chiusi, sol nei profumi assorto, per le tue membra candide diffusi. Che nebbia
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di operai vispe brigate, passan carrozze ed abiti eleganti, passan cani satolli e gatti amanti... Vecchio, le tante fosse spalancate, che stan mute
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amistà perenne e eterna guerra. Son mille secoli che si innalzan le braccia al Nume ignoto, né mai si svincola l'amor del cielo dall'amor del loto.
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Lorsqu'elle me disait: " Mon père ", tout mon coeur s'écriait: " Mon Dieu! ". Per le fuggenti voluttà dell'anima, per questa lotta acerba, per
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É notte: azzurro il ciel, tonda la luna che disegna sul lastrico i ritratti dei comignoli; dormono i tranquilli umani, e i gatti per le note gronde
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Albo signando lapillo. Egli aperse quel dì le sue finestre, guardò nel cielo e ringraziò l'azzurro; sorrise ai fiori e ringraziò i profumi, e disse
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Stamane io avea gridato al mio cervello: si chiudano le porte a chiavistello, il padrone è ammalato e doloroso; si chiuda la baracca,e vi si scriva
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, e le date monotone del chiostro vi serba il giallo inchiostro. Ond'è che a notte, leggendo il poeta nella mia stanza queta, balzo repente, e
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: come è bella la sera in mezzo ai monti? O pace, o solitudine, o dolcezze! Tu appoggiavi i piedini al focolare, ed io la testa fra le tue carezze; e il
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, ad una ad una, le pescheremo per cercar fortuna. Pietà per l'uom che pescherà la mia!... É una scarna che chiamano poesia; la è bella, e buona, ma la
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soavi faccie di giovinette innamorate, ma le tue rughe, no, non le ho scordate! Quand'io tornava a sera,e il vecchierello parlava al suo breviario, tu
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crocchio di sorelle, le prime nuove alle vicine stelle, levigato dall'onda cristallina il tuo scheletro lento in mar declina: per diventare in