Penombre
Pallida, mesta, e collo sguardo chino a che pensi, seguendo, o giovinetta, il mio cammino? Forse sospiri che lungi è la vetta, che seguirmi in eterno
Penombre
libero, me forte e me guerriero crebbe il genio materno, e i passaporti sdegno, ospite altiero, del padre eterno!
Penombre
genere umano! venga l'inferno del padre eterno, vi scenderò col mio bicchiere in mano!
Penombre
l'arte congiunge in un sorriso Golgota e gloria; tre di costoro per salir sui monti ove l'Eterno addita ch'è infinita - la via degli orizzonti! E
Penombre
dritti gli augelli alle piramidi; è amor di luce! Vola allo scoglio ove l'Eterno innonda di tempeste, di azzurri, e di visioni l'uom dell'esiglio ; e
Penombre
come un pazzo: - É lui ch'io scerno, non v'è più dubbio, l'ho trovato, è lui, É il padre Eterno! Ah paradiso, purgatorio, inferno, alba, sera
Penombre
alzerà quel libero sotto i sereni immensi; del bello eterno apostolo, prete della natura, egli la fede impura tinta di bianco avrà!
Penombre
padre eterno! il giudice calmo, augusto, barbuto! Il Dio della famiglia da bambinel veduto!... Forse perché era vecchio e coperto di rai, so che davver
Penombre
stanche eterno è il sibilar! E allora udrai la pallida compagna a singhiozzare, e sentirai sull'anima le tenebre piombare, e noi dei versi apostoli, tu