Penombre
che sembra un petalo di gelsomino : con quelle piccole guancie di rosa, parenti prossime della mimosa. Oh quando, in braccio della nutrice, il tuo ti
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della mia madre, e della mia sorella.
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Amo il buio e il fragor della fucina, e mi piace l'artier che tempra il ferro; la polverosa sua faccia ferina, gli occhi di ferro e le braccia di
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Ed ella a lui: - Fuggiam da queste bolge alla nostra pendice; sotto il verde e l'azzurro il tempo volge lento e felice. Avrai l'aperto della tua
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Pallido fior del nordico paese, vaga beltà della colonia inglese, ben mi dicea quel tuo sguardo profondo che ti chiamava a sè l'occulto mondo! Quando
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inerme, della Sventura che ti rode il fianco è nato un germe! - - Ecco un'esequie nella città : mio saggio demone, che mai sarà? - Rispose: - All'ombra
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A MIA MADRE I bei vegliardi dallo scettro d'oro che per la neve, sotto il ciel sereno, sostar sommessi alla mia porta udìa, la notte della santa
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Oh se l'ava non fosse sepellita, l'ava, l'antico amor della mia vita, s'ella vivesse ancor... pensate il gaudio di appenderle al seno della mia vita
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che l'Adamo indura; e l'altro silfide educata ai pudor della natura. Son mille secoli che i due chèrubi insiem corron la terra, fra rose e triboli, in
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della chiesa, e un requie di più. L'altra tornò nella sua casa stretta, oscura, pudica come la bara della estinta amica. E più di quella restò forse
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era il vento e fulgida la sera; volghi e campane avean finito il coro, e nei vasi di fior della ringhiera s'udian le foglie bisbigliar tra loro. Sacra
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vastità del cielo, e della donna il cor. . . . . . . . . . . . . Perché, cretino e splendido mondo dei Filistei, sotto l'arcano incendio fremevi, e intorno
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frugando in un convento abbandonato. Tutto pieno di note è il volumetto: qua e là qualche versetto della Chiesa all'esametro latino sposa Sant'Agostino
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Quella superba sua faccia serena passar la vidi tra la folla oscena, e vidi gli occhi della folla ardenti sprofondarsi ne' suoi, come attoniti e
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O armoniosa quiete del villaggio, balsamo sospirato un anno intiero, o pace della mia anima, e raggio del mio pensiero! Come sei tutta buona e tutta
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Quella notte davanti agli specchi della casa un fantasma passò; e ai ritratti dei poveri vecchi alzò il pugno, e gemendo parlò: - Siete teschi
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attaccar la briglia alle fossette delle vostre spalle, la noia, il condottier della famiglia, si dipingea di ciel le guancie gialle! Giacchè, marchesa, voi
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steli... Della mia donna nel fervido cuore aleggia sempre una brezza gentile, e quando ricco il poeta è d'amore anche il gennaio somiglia all'aprile.
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bulbilli, intemerato popolo di ebrei, stan la manna a aspettar della rugiada, sotto le branche degli scarabei, sbadigliando; quando gracchian le rane i
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divelto udendo il cicalìo della vegliarda? Egli che all'alba ancor non era nato morir canuto a sera avea sperato... nel fango invece a mezzodì giacea, e
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arriva saltellando, all'impensata, brucando i rami della via romita, pestando l'erba dove è più fiorita... - Di che paese siete? Dove andate così tutto
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santo oblio, come un intingolo della massaia quando i fittabili tornan dall'aia ; quando gorgoglii è tutto tuo l'ingegno, o a poco a poco, come un
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ritenterem, cantando, forse profeti inutili, ma lieti, in santa guerra, gli aromi della terra, gli effluvii di lassù!
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nato il bambinello, candido, vispo, vigoroso e bello. É nato il bambinello, il sospirato, il Messia della placida casetta: egli è là: nella culla è
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fremente nella mia testa; l'amor, l'orgoglio oblìa del tuo poeta, le sue lotte, i suoi sogni, e le sue pene, là nelle braccia della prima creta che
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, sulla muraglia bruna, col raggio della luna leggevi i nomi ancor. Care beltà del tempio!.. Sfumando in lontananza, si univan tinte e linee, quasi
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domestico cielo cui della pioggia il velo imperla la beltà! Le gonne allor bisbigliano come selvette in maggio, e se il capo ti aggravano nuvole di passaggio
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, e che preghi il Signore; rifioriran, mia mesta giovinetta! Nessun ci toglie un angolo di terra dove, esperti del cuore e della vita, dimenticar degli
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.. - Son io la locanda dei queti villaggi... - Io son la valigia dei garruli viaggi... - Rammenti ?...la cattedra son io della scuola... - Io son del
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bianco viso del natante impube giunse la mota! E la beata castità del core, la pura fede, e la placida speme, e della mente il vergine fervore sparvero
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rubini della vigna e queste argentee gemme del globo celeste, in un bicchiere, sono un poema, ed io lo voglio bere! Non discutiamo di filosofia, ve ne
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, l'orto ecco, e la oscura stanzetta della sera, ove lasciai partendo una pittura; ecco la croce nera, e i santi scarni appesi alla parete, taciti amici
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della scienza duce, nella beata luce barcolleremo insiem! E chiederem l'Ippocrate che insanguinò le mani, palpando nelle viscere i patimenti umani; e
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rimasa; (non badate alle imagini dei Santi, son della vecchia che affittò la casa). No, il paradiso una stupida cosa, non è qui dentro, nè di talpe un
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poeta, e son gelosa! Son gelosa de' tuoi vaghi dolori delle tue belle vendemmie di fiori, sono gelosa della fantasia che ti dilunga dalla soglia mia
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, tu mormori il nome della meta; tu di Corani e Bibbie sdegni la inutil scola, tu parli la parola del bello e dell'amor. Ma vedi? è solitaria, vana la
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...- sei lire...un anello!.. sì grosso, sì bello...- mi volle rubar. L'anel della moglie - mio dolce signore. un dono del core - che più non vedrò
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padre eterno! il giudice calmo, augusto, barbuto! Il Dio della famiglia da bambinel veduto!... Forse perché era vecchio e coperto di rai, so che davver