Penombre
Ho un Virgilio sul mio bruno scrittoio legato in vecchio cuoio, che comperai per memoria di viaggio da un prete di villaggio; costui l'avea trovato
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Ed ella a lui: - Fuggiam da queste bolge alla nostra pendice; sotto il verde e l'azzurro il tempo volge lento e felice. Avrai l'aperto della tua
Penombre
Di tutte le notti fu il lungo lavoro, la dea che mi segue da sera a mattin; amica, due chèrubi parlaron fra loro, per fosco, per duro, per dolce
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A un muricciuol che scalda il sol d'aprile ecco il vecchio girovago appoggiato; agitato da un tremito febbrile, spende in avemarie l'esile fiato. La
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Tacea da quattro aprili il nidicciuolo dove, fanciullo, il volo delle garrule rondini mia madre insegnommi ad amare. Nel sessantuno ritornò dal mare
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intemerato e l'animo pudico, benché, or lungi da me tu sia sepolto, ti parlo ancora, e ti riveggo in volto. Ecco il canuto crine, e il mite sguardo! Oh
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padre eterno! il giudice calmo, augusto, barbuto! Il Dio della famiglia da bambinel veduto!... Forse perché era vecchio e coperto di rai, so che davver
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abbaglianti, ammiccan gli occhi i santi e parlano fra lor. - Ahimè! - sussurra il martire che da una nicchia brilla: - uno spruzzo acidissimo mi entrò nella
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bella, o ammaliatrice, o santa, o cortigiana! La tristezza, tua pallida sorella, è la mezzana; e io ti stringo, ti mordo, amante offeso da cento mali
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, laggiù in cimitero, genitori del mio genitor; dadi orrendi del giuoco Mistero, da Dio colmi di sterpi e di orror. Siete teschi, e nessun più vi dice
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siete un inganno, siete una larva dei secoli vieti, e certo ancor nell'anima vi stanno le carezze dei numi e dei poeti. Siete risorta da una tomba
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, la mota e gli steli. Dacché l'ottobre, soffiando, spruzzando, ingiallì tutta la vasta campagna, fuor da' miei vetri, ove, fievole urtando, la
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il fango mi conquista. Prega, prega che torni il ciel sereno! Tu non lo sai che l'uomo è anch'esso un bruto ? Fuggi, fuggi da me; su questo petto ti
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! E anch'io, crisalide forse di un astro, da un sassolino a te m'inchino: luna cornuta che mostri muta l'anel reciso nel paradiso, di cui lo sposo
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l'Orgoglio: sarà un frate austero, sarà padre guardiano e consiglier da molt'anni è abilissimo al mestiero: prender la gente a calci nel seder. Poi
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prete, tanto, da fargli dir che le comete son ostie accese, e che il mangiare a messa è un crimenlese! L'altro la sete stupida del bello, l'invidia
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botte; dà il giovin vino alla malinconia la buona notte; e lune e falchi e santi e chiavi d'oro già, sulle insegne oscure, di ripinture - parlano fra
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tuoni a chi l'ascose di una fanciulla in sen? Areopagista miope, svesti la toga nera; dà il braccio a questa povera mia Musa passeggiera, e, tu canuto e
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! Guardate: è l'uom che sanguina da una terribil piaga; è l'uom cui l'astro suscita e cui la mota indraga; è l'uom cui l'irco secolo disse: - Per me
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attraverso! - E il fruscìo delle morbide sottane volea beffarmi, cingendole il fianco; e le corna mi fean con pieghe strane sul lato manco, da quella
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città sbadiglia... io stanco sono...oh il fulgido sole che spunta adesso, quello è sempre lo stesso da quando in cielo entrò! E a noi mutar coi
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lumicin, dietro la grata, quella gran croce che vi sta piantata. Una croce di legno con un pallido, magro e lungo Cristo pinto ad olio da un monaco
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! É un vecchio ; io lo so : la gelida età con furti siffatti burlando ci va. Oh gatto gentil... ti sono simil! Che mai non perdetti da quando fioccò I