PROFUMO
Vedendo che Patrizio dimenticava fin la sua ordinaria visita al camposanto, ora che ella stava meglio e non c'era più timore di prossimi accessi
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mai? Non avrebbe saputo dirlo; forse l'amore fantasticato tante volte tra quelle belle piante, tra quelle siepi ora dorate dal sole di maggio, davanti
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di Dio; la vita vi ba- sta, per ora." Patrizio scrollò la testa. "Credere è una gran cosa!" disse. "Ma non crede chi vuole." "Forse è vero. In gioventù
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." "Interrogheremo la signora." "Dopo; ora rassicuri me. Sono atterrito. È sintomo grave?" "Secondo" rispose il dottore, aprendo le braccia e le mani
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volta egli s'era subito accorto e impensierito della tristezza di lei; ora lasciava correre, o non se ne dava per inteso. Avesse potuto almeno leggergli
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volta!" gli disse Giulia. "Non sarà peccato se oggi tralascia." "Vi raggiungerò" egli rispose. Eugenia, col cuore grosso, non si voltò nemmeno. Ora, al
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. E questa è fatta. Lei ora può correre dai suoi malati. Io torno di là. Com'è bella oggi la sua signora! Non se la merita. Mi prudono le mani; vorrei
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avessimo ancora il piacere di conoscerla personalmente. Non siamo potute venire prima di oggi, ora per una ragione, ora per un'altra. Ab- biamo la
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proprio vivi! Il venerdì santo, folla fitta così! E compunzione e pianti e penitenze! ... Ora il povero Padreterno accende quattro mozziconi di candele
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canzonetta cantata da voci femminili, interrotta ora da brevi risate, ora dalle grida rabbiose del Padreterno: "Figli di buone mamme, per non dir altro
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realtà (che gliene importava?), ora però poteva tranquillamente assaporare la sua vita nuova, come egli si compiace- va di chiamarla. Da qualche
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ricordo!" "Ora è un ricordo anche per me!" egli pensava col cuore straziato, guardandola tristamente tutte le mattine prima d'entrare nell'ufficio
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ora, laggiù - ed essi ringiovaniscono, mettono nuovi rami. Io intanto ho le braccia che già mi dicono poco; e se me le facessi potare ... addio
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della tua voce ..." "Ora anche nella voce!" ella esclamò un po' stizzita. "Buona sera. Vieni di là a prendere il caffè ... Sarà me- glio. Accompagnami
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fissava con lo sguardo che chiedeva perdono. "Non è niente. È passato!" ella disse. "Ti occorre qualche cosa?" "Perché?" "Sei stato qui poco fa; ora ti
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da un quarto d'ora. Era sopraffatto dal pudico ritegno di svelare a un altro, quantunque fosse un dottore, quasi un confessore, i più intimi segreti
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dalla fanciullezza, fosse ora cessata d'improvviso, appena en- trata in casa di lui la bella e gentile persona divenuta da tre mesi la dolce compagna
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indignata? Consentimento! Accetta- zione! E per questo egli le diceva con gli sguardi: "Ora sono vostro, ora che l'ho rotta con Santa!". Non si era
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crisi, non più odore di zagara. Ora siamo daccapo. Le malattie nervose, si sa, fanno simili scherzetti, tortura di noi poveri medici. Nei tempi andati
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rulli dei tamburi, abbassati di tono, ora si sentivano più distinti, a inter- valli, simili a quelli d'un convoglio funebre. A ondate, arrivavano e le
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preparargli di tratto in tratto simili sorprese. Appariva su la terrazza a ora tarda, quando egli ed Eugenia la credevano già a letto. "Che cosa fate
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lato; il dotto- re, curvo, quasi ripiegato per lo scarso spazio, con tra le mani i polsi di quella - ora, ricordando o sognando (non lo ca- piva bene