Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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PROFUMO

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Capuana, Luigi 21 occorrenze

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ho dubitato anch'io. L'immortalità dell'anima, per esempio, repugnava alla mia ragione. Piccola ragione, che pretendeva comprendere le cose grandi

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duramente. "Prima" ella riprese "avevi anche un'altra scusa: la mia malattia. Ebbene: sono guarita! Senti qui. Non c'è più ombra di profumo, niente

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sapere la mia opinione? Con la legalità non si fa nulla, caro signor Agente. Il più delle volte, un po' di arbitrio, o di vio- lenza, risolve meglio certe

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ch'egli stava per aggiungere, oh, tanto, tanto ancora! "Quanto ti ho fatto soffrire! Quanto ho sofferto! Figlia mia! ... Amor mio! ... Figlia mia

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conoscerle. Mia moglie, no; è un po' malata, un po' orsa; meglio dirglielo subito io stesso, perché le signore non si figurino niente di male. Uno di

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mai ... Se non sono in galera, è un miracolo della Madonna del Carmine ... Avrei dovuti ammazzarli tutti e due! Ma la colpa era un po' mia! Ero stato

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sono più venuti; e i fiori attendevano la mia padrona. L'attende- vano pure i cardellini. Oggi stesso li porterò su in camera; c'è un gattaccio dei

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sensi non giungiamo ad accorgercene), fin o- gni nostro pensiero si traduca continuamente in linguaggio di odori ... La mia poca scienza, per non

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susurrando all'orecchio qua e là, evitando la mia presen- za, cogliendo ogni più lieve pretesto per evitarla. Sono di troppo - l'ho capito - non per

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vi conosco bene, signora mia. Vuol dire che prima avevate maggiore fiducia in me ... sì, sì!" "Oh, dottore!" Protestava per cortesia; ma quella faccia

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scostava, credendo che essi volessero ragionare di qualcosa in disparte. "Oh, signora mia! Niente di segreto. Dicevo: gioventù! a proposito di quel

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Siracu- sa, non mi risparmi." "Grazie." "Di là c'è mia sorella Giulia." "La sua prediletta." "È vero: con lei me la intendo meglio che con le altre. Vuol

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come legata da giuramento segreto: "Do la mia parola d'onore ... a lei!" E avrebbe voluto spezzar questa catena. Perché avea taciuto? Perché non si era

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rispettare come propria. E tornava a prendersela con Giulia: "Non la guarderò più in viso! Non è più mia sorella!" "Si calmi. Suo padre vuole che si

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veduta mai. Don Antonio doveva essere quel vecchietto. ""È vero?" ella replicò. "E senza aspettare la risposta, venne su. Mi parve della mia età, tra gli

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ognuna di esse! Ce n'è voluto, signora mia! E se il devoto non portava il coniglio, o la lepre, o la bec- caccia, piff! paff! in quattro botte il canonico

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, aiutato da Ruggero, si lascia- va cascare sul letto come corpo morto, bocconi, singhiozzando alla sua volta: "Mamma! Mamma mia cara! Povera mamma!" "Sì

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dalla maraviglia: "Quanti libracci! Paiono messali. Fumi, fumi pure; non mi dà noia. Che pipona! Vieni a vedere Angelica, che pipo- na!" "È la mia

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traccola, per dirigere la processione. Usi di paesetti, signora mia; bisogna uniformarvisi, per politi- ca." "Fa bene" rispose la signora Geltrude con

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vergogno della mia ignoranza. Che stiano insieme, lo veggo. Il come, lo saprò, forse, un giorno. Il male è che non potrò venire a dirve- lo, perché

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accorrere presso il padrone che piangeva come un fanciullo. "Così non si consolerà mai, padrona mia!" Eugenia non rispose. Doveva mettere a parte

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