POESIE
svelare la via del suo regno perduto, mi voglio tuffare con più forte lena, che ogni uom manifeste le tenebre arcane conosca e vicine le cose lontane
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Scende e sale senza posa nebbia e pioggia greve e scura, nella nebbia la natura si distende accidiosa. Goccia, goccia lieve chiara va sicura al suo
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forte risponde l'impeto selvaggio e giovine del fiume rapido cui le corrose ripe trattengono: il suo possente muggito al sibilo della procella
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lui porgendo quanto la vita dona a chi la chiede del suo pianto si fecer velo agli occhi, confidando che vesti e nutrimento gli potessero far viver la
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passione era svanita, ma sulla faccia il pallido terrore t'era dipinto e t'era chiuso il core. Ahi, non questa sognammo amara morte nel suo pallido aspetto
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giocondo ed oblioso. è suo destino attender senza speme né mutamento, vegliando, il passar de l'ore lente. Dicembre 1909 (antivigilia dell'anno nuovo)
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preda senza schermo, parmi l'anima mia nel suo segreto. Ed il sogno che nasce palpitante, la «storia» che non soffre le parole ma vuol esser vissuta