Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Nuovo galateo

189606
Melchiorre Gioja 49 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
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Nuovo galateo

AVVISO Prendendo noi ad esemplare la edizione di questo Galateo fatta a Lugano nel 1848, crediamo nostro dovere di porre qui innanzi l'avviso, onde

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farebbe costui attualmente, se vivesse ancora, l'amico gli rispose: Pranzerebbe con noi. II. Far aspettare i commensali lungo tempo dopo l'ora fissata

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far cantare » da' suoi monaci il Kyrie eleison. Noi accetammo » di buon grado la proposizione. Prontamente » comparirono molti giovani diaconi e

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certamente cosa alla natura conforme il ricercare ciò che a noi stessi può riuscire aggradevole e agli altri. A nessuno piace la natura morta nel verno

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II. Le variazioni della moda non sono sempre irragionevoli e ridicole. Noi ci siamo, tagliati i ricci e la coda; quindi minor tempo ci ruba la

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discorso sarete senza gesto, e solo a poco a poco accompagnerete coi movimenti del capo e delle mani il vostro dire. Animati da interni sentimenti, noi

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l'arte di dissimulare a proposito è un ramo della pulitezza. In somma il desiderio di rendere gli altri contenti di noi e di loro stessi, adescando

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Infatti allorché noi, mettendo al paraggio l'altrui potere col nostro, ci riconosciamo inferiori qual altro affetto ne può egli nascere se non è

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veramente come noi Europei » labbra a labbra ». Engel, opera citata. ll tocco delle mani è l'espressione si naturale dell'amicizia che presso gli antichi

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.° La situazione più bassa a cui ci ritiriamo, diviene segno di rispetto; 2.° Scendendo noi dal marciapiede, liberiamo la persona salutata dall'incomodo

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non veggo più né cielo né terra. ln poche parole, noi ammiriamo un facchino, allorchè carico di molto peso cammina con celerità e agevolezza: il

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Questa condotta ci fa perdere da una banda ciò che crediamo guadagnare dall'altra ; giacché i segni di stima e d'amicizia che ottengono da noi i

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anno al cessato duca: » il migliore augurio che possiamo fare a Vostra Altezza, si è che in quast'anno Ella non abbia bisogno di noi. »

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e ne guarentisce i sentimenti. Un maire (che noi diremo podestà) di Reims, avendo presentato a Luigi XIV certe bottiglie di vino e pere secche, gli

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vicende della sorte che portano l'afflizione o l' allegrezza alle persone da noi rispettate od a noi care, rendettero necessarie in tutti i tempi le

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riconoscono tosto i doveri della civiltà e la ragione degli usi vigenti. L'indole del piacere è tale che noi facciamo ogni sforzo per venire presto in

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» E assioma dimostrato in morale, che il » buon cuore solo non basta ad istringere e perpetuar » le amicizie: noi vogliamo che il merito le » autorizzi

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» inimicizie o dissapori ». Le ultime tre righe giacchè quando ecc. furono cancellate dalla terza edizione: e la parola i governi dalla quarta. Noi abbiamo

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della lettera per le seguenti ragioni: 1.° Per non dimenticarla noi quando scriviamo, il che potrebbe facilmente succedere se si ponesse la data dopo

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genitori, acciò non ne fomentino le cause. » Gli usi che noi pigliamo in giovinezza, » Se non vi s'ha riguardo e gran premura, » Ci strascinano ancor

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' divenga eccellente nell'arte sua, ha posto le tre Grazie nell'alto di quella, col motto: » Senza di noi ogni fatica é vana ». Volete conoscere

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raccoglieremo i frutti noi stessi. Al Madagascar il rispetto verso de' vecchi é spinto quasi all' eccesso. Non è cosa rara il vedere uomini di tutte le età

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queste ingrate sensazioni con un'azione immediata sui sensi: tale si é, per esempio, la nausea che desta in noi un mozzo di stalla che porta con seco il

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affezione, noi proviamo pene maggiori de' piaceri di cui ci eravamo formata confusamente l'idea e concepita la speranza. E siccome, al cospetto del

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con tutte le forze esteriori che possono deteriorare la nostra sorte, noi sentiamo nell'animo un timor vago o abituale. Ora l'idea d'un amico

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a noi lo affliggerebbero inutilmente. Si dica l'opposto di quelle che, sebbene spiacevoli ed amare, possono essere utili. Corrono sinistre voci contro

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negli articoli antecedenti, a scanso di ripetizione si ommettono; 2.° Gli atti che dimostrano nel magistrato superiorità di potere benefico, e in noi

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sia nuda, mentre abbordate qualcuno; e noi crediamo di doverci spogliare interamente presentandoci ai nostri principi, per dimostrar loro il nostro

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Cesare, riguardavano come lecito il furto commesso fuori del loro territorio. Ella é questa la morale di tutti i popoli selvaggi. Fra noi la bassa plebe

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Noi non possiam reprimere l'ingrata sensazione che ci cagiona una voce rauca e discorde, lo stranutire in modo strario e violento, i gridi improvvisi

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straordinari dell'amor proprio ivi ARTICOLO SECONDO Atti sconvenevoli o sia degradanti noi stessi CAPO I. Nozioni preliminari 67 I. Deformità volontarie

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Con quali parole di spregio nomineremo noi coloro che ci ammorbano ne'caffé col fetidissimo odore della pipa,Anche con rischio di farmi maledire da

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l'animo con sospetti o timori immaginari. Dando prova d'ignorare che nell'uso delle cose comuni, l'inurbanità cresce a misura che la parte da noi presa

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disposizione a negarci de' servigi. Quindi nella nostra mente noi calcoliamo la somma de' servigi sperabili sul numero delle perfezioni che gli altri

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E siccome il sentimento della perdita è più forte che il sentimento dell'acquisto, perciò, se noi siamo sensibili alla stima, lo siamo molto più al

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applaudire negli altri. In generale il porre in ridicolo un difetto che non dipende da noi e che non possiamo emendare, é incrudelire senza scopo. Il

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a noi appartiene; o veramente quando » gran pericolo soprastasse ad alcuno eziandio a noi » straniero. Ma nella comune usanza si dee l' uomo

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, noi mortifichiamo più volte l'altrui amor proprio nel breve intervallo d'una conversazione. Le combinazioni più comuni versano sui seguenti capi.

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felice effetto; consiglio che chiedemmo noi stessi, ed ottimo lo giudicammo pria d'esporci al cimento.

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Da un lato le gafaggini si cambiano agevolmente in abitudine; dall'altro il ridicolo, cui fummo per qualche tempo esposti, difficilmente da noi si

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. Quegli atti che, sebbene innocui agli altri, provano che ci scostiamo volontariamente dal modello della bellezza, scemario a noi credito, perché essendo

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dispiacciono gli accennati difetti, quanto più l'idea della pena viene in noi eccitata fuori di tempo e fuor di proposito; e perciò molto più ci rincresce di

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della bellezza unita all'apparenza dello sforzo. L'affettazione ci dispiace 1.° Perché ad ogni movimento, ad ogni attitudine dell'affettato noi

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' vezzi esteriori; giacchè se la bellezza è una e per lo più indipendente da noi, la grazia è moltiforme e al nostro volere soggiace.

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Quelle azioni e que' detti che dimostrano in noi 1.° Piccolezzà di pensieri; 2.° Labilita di memoria; 3.° Debolezza di raziocinio; inducono gli altri

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Molte volte noi diveniamo segno all' altrui spregio, non perché quanto facciamo sia spregevole in sé stesso, ma perché tale lo rendono le circostanze

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sono: 1.° Esercitare i propri diritti col minimo dispiacere degli altri; 2.° Rispettare i loro diritti, ancorchè dannosi a noi stessi; 3

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delle arti e delle ricchezze, talvolta anche alle idee superstiziose. Noi siamo seduti sopra scanni mentre mangiamo; gli antichi Romani stavano

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servi stessi avevano sul capo una corona di fiori cui pazzamente attribuivano il potere di reprimere colle loro fragranze i vapori del vino. Noi

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