Narco degli Alidosi
Narco degli Alidosi, conte di Castel del Rio, viveva di caccia e spada nella sua bella valle, là dove finisce la Vena del gesso. La gente, la vedeva
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strappata da lui la sciarpa, lo strinse e accostò alla sua bocca la sua. Quel bacio quasi la uccise. Quel bacio la stordì. Quel bacio la ammalò: non d'amore
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alla mia impresa, e che mi giovi un brindisi così abbondante...» Lo scudierò abbassò il capo, e Narco tornò alla sua fatica. L'albero, fermo
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girare è questo?» bisbigliava. «Non è fatto l'uomo per andare dritto per la sua strada, da un punto all'altro, come fa la luce del sole, e non come io
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il suo spirito e la sua preghiera, non credi che Chi sta lassù avrebbe qualche difficoltà ad accogliere quello, ed esaudire questa?» Così, parla e
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volare in mente la sua bella svanita, e stringere il cuore. «Un bacio» ridisse paziente mago Antolfo «e per di più un bacio d'amore, di quelli che da
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sola destra, incrocerai la sua destra per sfida, e Dio ti aiuti». Cavalcarono e cavalcarono: in tre giorni arrivarono a Kronof. Laggiù c'era, e c'è
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più grande della sua, e non ne so di vicine. Ma è certo che in Turingia, oltre le alpi e le foreste, vive un mago, un gran guaritore di nome Antolfo
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